La Storia dell’arte dell’Iran

PRIMA PARTE

L’ARTE DELL’IRAN PREISLAMICO

Il periodo sumerico-elamitico

Insieme alla fioritura della civiltà elamitica, in Mesopotamia prese piede una civiltà nuova, coincidente con l’emergere delle dinastie reali, che durarono fino al 2.375 a. C. Tra le caratteristiche di questa nuova civiltà sono regni che si considerano vicariati degli dei della città, e da questi protetti. In questo periodo, il centro religioso della civiltà sumerica era costituito dalla la città di Nippur e nessun governo poteva essere istituito senza un’approvazione religiosa proveniente da essa. Nippur era il centro del dio Enlil, cioè la grande divinità della terra e del mondo. In questo contesto, emersero alcune grandi città indipendenti rette da monarchie, le cui popolazioni, intrise di cultura sumerica, formarono governi di tipo sumerico, dalla bassa Mesopotamia fino a alle città di Mari e Faraqa, lungo il corso dell’Eufrate. Fu così che la civiltà di Urvarid si diffuse in tutta la Mesopotamia.

L’Elam fu costretto ad arrendersi all’influenza di questa civiltà, assumendo alcuni usi e credenze mitologiche sumeriche. Questi aspetti vennero introdotti in Elam con le conquiste di Mehbaragesi, re di Kish, che segnò l’inizio di una nuova fase dell’arte elamitica. Come conseguenza, la scrittura nazionale venne abbandonata a favore di quella sumerica e l’Elam entrò nella sfera d’influenza politica e religiosa sumerica. È di questo periodo il tempio aggiunto al piedistallo posto nella piazza principale di Susa, nel quale sono state trovate le statuette votive dei fedeli e alcuni bassorilievi, ad esempio gruppi di persone benedicenti e disegni di animali, stilizzati secondo schemi geometrici molto semplici, e privi della grazia dei periodi precedenti,. Sono stati trovati dei quadrati di pietra con un foro nel mezzo, che forse ospitava la stanghetta di un fermaglio; alcuni hanno delle raffigurazioni scolpite a rilievo, simili ai disegni a rilievo della Mesopotamia, e delle immagini di fedeli o sacerdoti senza nome ritratti nell’invocazione, o di ospiti che partecipano a una festa sacra. Questi disegni si devono all’influenza sumerica sull’Elam, eppure in essi sono ravvisabili alcuni elementi elamitici: una fede sincera, umiltà obbedienza e sottomissione agli dei.

All’inizio della dominazione della civiltà sumerica sull’Elam, nella statuaria e nel bassorilievo si ritrovano molti tratti caratteristici elamitici che scomparvero del tutto nel periodo monarchico di Ur, come si può chiaramente evincere dall’analisi dei sigilli cilindrici prodotti contemporaneamente sia in Mesopotamia che a Susa. Quali che siano stati i punti di forza o di debolezza delle diverse civiltà che hanno esercitato un’influenza sull’Elam, ciò che emerge in modo incontrovertibile è la perdita, in questo periodo, di tutta l’originalità artistica elamitica. Ciononostante, dall’analisi dei timbri impressi sulle tavolette, è possibile ricostruire il pensiero religioso allora in voga. In questo periodo tra le credenze elamite emerge quella in divinità femminili; in uno dei disegni ritrovati su un grande timbro cilindrico ci sono le immagini di cinque divinità femminili e due sequenze scritte. Tre di queste divinità hanno due ginocchia su uno o due leoni seduti e si somigliano così tanto che si direbbero essere imparentate. Si tratta forse di una rappresentazione di tre divinità elamitiche nuove. Il tema è la partecipazione delle divinità a un episodio mitologico in cui un demone vorace, vero e proprio antenato del malvagio Anzu, distrugge la vegetazione. Questo tipo di demoni è entrato a far parte della mitologia babilonese proprio attraverso l’Elam. Abbiamo delle altre iscrizioni in cuneiforme, simili alle iscrizioni che si trovano su queste tavolette, le quali mostrano che proprio in questa fase la scrittura e la lingua sumeriche furono trasmesse alla classe intellettuale dell’Elam. È possibile che il nome “Shushinak”, nume tutelare della città di Susa, venga dal sumerico nin-shushinak, che significa “signori di Shush”, che presso i Sumeri è la manifestazione del dio della folgore, figlio di Enlil dio della terra e grande divinità patrona del governo sumerico.

Comunque, a livello culturale l’influenza della civiltà sumerica fu molto minore di quella a livello politico e durò poco. Gli Elamiti si batterono per liberarsi velocemente dal giogo dei Sumeri, che consideravano alla stregua di nemici. D’altra parte, Susa aveva perduto in questo periodo l’importanza che aveva avuto precedentemente; nuove città, molto attive e più lontane dalla gittata degli attacchi sumerici, emersero nell’Elam; città come Avan e Hamazi, governate da monarchie, che tra il 2.600 e il 2.500 conquistarono Ur e Kish. Da questo momento in avanti, l’Elam fu visto dalle potenze mesopotamiche come un duro nemico, e le dinastie che in esso si susseguirono, mantennero con le città mesopotamiche un permanente stato di guerra e confronto, nonostante i fervidi scambi commerciali con i Sumeri,.

Intorno al 2.375 a. C., mentre gli stati della regione apparivano indeboliti dalle continue guerre con le città sumeriche, emerse in seguito agli attacchi di popoli semitici provenienti dal nord della Mesopotamia una nuova civiltà. Queste popolazioni, che erano perlopiù nomadi del deserto, si erano appena adattati alla vita urbana e dovettero adeguarsi per un lungo periodo alla civiltà e alla cultura sumeriche prima di costituire delle istituzioni proprie.

Tali popolazioni si dotarono di istituzioni più semplici e moderate e come conseguenza andarono oltre il modello di governo cittadino. Per la loro semplice lingua adottarono la scrittura sumerica e alla fine, con le conquiste di Sargon di Akkad, venne stabilito un nuovo governo che aveva tutte le caratteristiche di un impero. Sargon dominò l’intera Mesopotamia e conquistò presto anche l’Elam; tuttavia, la dinastia Avan accettò di sottomettersi a Sargon e fu da questi installata nella regione come dinastia rappresentante.

L’arte della civiltà accadica è espressione di una visione del mondo nazionalistica. Il pensiero religioso accadico è un universo di giovani dèi solari, che alla fine si manifesta nella forma di un unico sole accompagnato da un dio delle acque. Questa rappresentazione è l’epifania del dio accadico. Nell’arte dell’incisione, inoltre, nacque una scuola reale che si diffuse ovunque, anche a Susa; tuttavia, la statuaria accadica è rimasta soltanto in Mesopotamia, scomparendo invece nell’Elam. Quando il governatore di Susa volle donare al tempio di Narundi una statua del terzo sovrano accadico Manishtusu, decise di donare invece una statua che risaliva a tre secoli precedenti e ordinò che vi fosse incisa la scritta in accadico “dono”. Gli Elamiti adottarono rapidamente la lingua accadica e ne beneficiarono.

Sargon, i suoi due figli e suo nipote Naram-sin, governarono, secondo diverse testimonianze, per un periodo che oscilla tra i 195 e i 125 anni.  Dopo Sargon, fu Naran-sin ad ampliare l’area delle conquiste fino a regioni lontane; fu addirittura inviata una spedizione navale verso le coste dell’India. In ogni caso, la dinastia si estinse con l’aggressione dei Guti, una popolazione iranica che viveva tra gli Zagros e l’attuale Kurdistan, e che per un breve periodo dominò la Mesopotamia. Prima della completa estinzione degli Accadi, a causa delle debolezza che emerse nel loro modo di governo, un principe susiano di nome Puzur-in-shushinak (nei documenti elamitici chiamato Kutik-in-shushinak) guidò una rivolta. Si autoproclamò vicario del re e successivamente giunse al trono del principato avanico, una posizione assai elevata per l’epoca. La sua avventura, tuttavia, fu effimera e durò assai poco. Di questo periodo rimangono molte sculture ritrovate nel centro politico di Susa, la rocca, sulle quali ci sono iscrizioni bilingui, in accadico e in elamitico. L’arte di questa era, sebbene priva di grande originalità, è legata all’arte mesopotamica. Uno dei capolavori è la statua di una dea di Narundi rappresentata seduta, non priva di somiglianze con la sumerica Inanna. La dea è seduta su dei leoni, ha le braccia piegate sul petto e tiene nelle mani una coppa e un ramo di palma. Non lontano dalla statua sono stati ritrovati due leoni in pietra, che probabilmente erano posti all’ingresso del tempio dove era custodita la statua della dea.

Sempre a questo periodo appartiene una tavoletta di pietra levigata, lunga e sottile, ricostruita a partire dai suoi frammenti. La tavoletta, con iscrizioni bilingui, presenta sulla parte alta l’immagine di un grande serpente. È inoltre decorata con una scena mitologica con tre profili: un muso leonino, una dea benedicente e un angelo inginocchiato che tiene in mano un legno con una punta di freccia, nell’atto di scendere sulla terra. L’influenza delle rappresentazioni sumeriche di Lagash sono evidenti. Questa tavoletta – che presenta due fori su una delle estremità, probabilmente usati per far passare uno spago che la teneva in posizione verticale – potrebbe essere un documento di proprietà del tempio. Dopo la discesa dei Guti dagli Zagros e l’attacco che portò alla caduta dell’impero accadico, la dinastia dei Simash, proveniente dall’Elam settentrionale, acquisì forza e finì per dominare gli altri stati della regione, instaurando un governo monarchico. È molto probabile che ci sia un nesso molto stretto tra l’attacco dei Guti e l’emergere del potere Simash. È altrettanto probabile che, prima dell’attacco che distrusse il potere accadico, i Guti abbiano stretto delle alleanze con i Lullubi (che confinavano a nord) e con i Mannei (che si erano stabiliti sulle rive del lago di Rezaieh, a nord del territorio del Lullubi), istituendo con essi un governo autonomo. La diffusione, l’estensione e la penetrazione dell’arte di Susa in Assiria, al di là della Mesopotamia centrale, evidente dall’analisi dei sigilli cilindrici trovati nelle città assire, è una prova di ciò. I disegni di questi sigilli cilindrici smaltati sono più o meno gli stessi disegni piuttosto grossolani dell’epoca precedente, e riproducono i già conosciuti temi delle divinità zoomorfe. Il governo dei Guti alleati con i Lullubi, durò per un tempo relativamente lungo sugli Zagros, e i disegni rimasti testimoniano di un potere indipendente e forte.

Negli scavi effettuati a Susa relativi a questo periodo, sono stati rinvenuti manufatti metallici che testimoniano un processo di evoluzione e perfezionamento. Si tratta di armi votive come asce, martelli di bronzo e d’argento modellati a bizzarre forme animali. Inoltre, in una tomba sono state rinvenute numerose ceramiche smaltate, sempre dello stesso periodo. Sembra che i Susiani fossero molto evoluti e avessero fatto significativi progressi nelle arti in qualche modo correlate con il fuoco e la cottura.

Anche se l’unione dell’Elam, dei Guti e dei Lullubi d’Iran ha condotto alla fioritura di arti minori, la statuaria rimase sempre sotto l’influenza mesopotamica, come mesopotamici rimasero la scrittura, i temi e financo lo stile e le tecniche. È come se la dinastia di Simash abbia fondato la propria cultura sotto l’influenza di altri.

La forza dei Simash nell’Elam era tale che la dinastia riuscì a salvare la regione dagli attacchi dei nuovi sovrani di Ur, impadronitisi del potere dopo la caduta degli Accadi. I Simash fondarono nel 2.100 in Mesopotamia un nuovo impero e per l’ultima volta nell’antica cultura sumerica pulsò una anima nuova. I Simash governarono anche su Susa, riuscendo a conservare l’area in pace e prosperità per un intero secolo. Ancora una volta, templi maestosi furono eretti nelle città sumeriche e accadiche, e le aree centrali di Susa vennero rinnovate e ricostruite. La cittadella di Susa divenne un grande torrione che possiamo avvicinare alle ziggurat.

Il tempio di Inshushinak si trovava a ovest della rocca e le sue rovine mostrano come fosse stato eretto in stile sumerico. Nel centro della cittadella si trovava la grande statua di una dea nota con il nome sumerico di Ninhursag, o “Signora della montagna”. Questo tempio sorgeva sull’antico sito di un cimitero; per questo, sotto le fondamenta del tempio si trovano delle celle nelle quali erano conservate le offerte fatte al tempio e varie altre provviste.

Da questo periodo in poi anche i riti funebri conobbero dei cambiamenti. I defunti venivano sepolti insieme a suppellettili, che indicavano il rango e la posizione sociale, inserite in delle urne di terracotta marcate con dei sigilli che indicavano il contenuto. I disegni di questi stampi nella maggior parte dei casi rappresentavano il defunto di fronte al proprio dio in uno stato di sottomissione, una delle caratteristiche in via di estinzione della nobiltà neosumerica.
 

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