ECONOMIA

economia dell'Iran

MonetaPetrolioPetrolchimicaExport non-oilInvestimenti esteriIl mercato regionaleI collegamentiAgricolturaMiniere e metalliTurismo

Moneta

L’unità monetaria ufficiale iraniana è il rial, che si abbrevia in Rl o Rls; in genere perٍ gli scambi quotidiani si regolano sulla base del toman, e un toman è la somma di dieci rial.

Petrolio

Le entrate petrolifere costituiscono l’85% dei profitti iraniani in valuta estera, e il 70% del PIL nazionale è in varia misura collegato al settore del greggio.

L’Iran è il secondo produttore OPEC, con una produzione di circa 3,7 milioni di barili al giorno, dei quali 2,4 milioni di barili vengono esportati. Le riserve iraniane accertate di petrolio sono pari a circa 90 miliardi di barili, mentre le riserve di gas naturale sono state calcolate a 20mila miliardi di metri cubi. Occorre tuttavia dire che le potenzialità dell’Iran nel settore del petrolio non sono ancora adeguatamente sfruttate, perché i principali Paesi esteri, in particolare gli USA, per ragioni politiche rifiutano di prendere in considerazione la “via iraniana” per la distribuzione del greggio.

Fra le numerose raffinerie esistenti in Iran, quella di Teheran ha una capacità di 230mila barili al giorno; quella di Tabriz, 120mila; quella di Isfahan, 290mila; quella di Arak, 170 mila.

Sia l’ubicazione geografica di questi impianti, sia la loro produttività, dimostrano che essi possono utilmente rispondere alle necessità degli Stati del Caspio e delle Repubbliche ex-sovietiche: in pratica, l’Iran puٍ consegnare il proprio petrolio nei porti del Golfo Persico per conto dei Paesi del Caspio, ricevendone quantità pari nelle sue raffinerie del nord (il meccanismo si definisce, nel gergo tecnico, “swap”).

Il porto di Neka, sul Caspio, è già attrezzato alla bisogna, e capace di scaricare 350mila barili di greggio al giorno, ma con pochi ampliamenti potrebbe accettarne oltre 800mila, e lo stesso si puٍ dire di altri porti iraniani sul medesimo litorale.

Neka è già collegata a Teheran, e tramite Teheran a Tabriz, con un oleodotto lungo 325 km (in parte già utilizzato per un contratto “swap” con il Kazakhstan), da una linea ferroviaria e da un percorso stradale che pure potrebbero servire all’identico scopo, e dopo opportuni ampliamenti realizzabili in breve tempo vi si potrebbero muovere 350mila barili di greggio al giorno.

Le raffinerie di Isfahan e Arak, grazie al collegamento con Teheran, stanno già lavorando il petrolio che proviene dal sud dell’Iran tramite appositi oleodotti, i quali potrebbero essere utilizzati, in una seconda fase, per consegnare a quegli impianti 460mila barili al giorno di greggio proveniente dal Caspio e affluito negli impianti della capitale.

In seguito basterebbe costruire altri 325 km di condutture per raggiungere la capacità di trasporto di oltre 800mila barili al giorno, che come si è visto equivale alla capacità produttiva delle quattro raffinerie citate.

Gli oleodotti delle regioni meridionali dell’Iran potrebbero infine, in un’ultima fase, essere usati per far giungere il petrolio russo direttamente al Golfo Persico, cioè nei porti iraniani che vi si affacciano e le cui capacità di carico e scarico sono già perfettamente adeguate a tale necessità.

Altri problemi collaterali, per esempio la rispondenza chimica dei vari tipi di greggio non persiano alle potenzialità di lavorazione delle quattro raffinerie citate sono già stati in buona parte risolti; fra l’altro nel porto di Neka esistono impianti abilitati a miscelare le varietà di petrolio, e impianti per ulteriori interventi di filtraggio potrebbero esservi costruiti senza particolari difficoltà.

L’opzione iraniana per l’esportazione del greggio caspico potrebbe dunque svilupparsi in quattro distinte fasi, ciascuna già studiata e considerata fattibile; nelle prime tre, si dovrebbe procedere ai necessari collegamenti, alle opportune inversioni di flusso negli oleodotti ed al potenziamento delle pressioni di funzionamento, con investimenti assolutamente trascurabili; per il passaggio alla IV fase, cioè all’abbandono del meccanismo “swap” in favore della consegna diretta del greggio non iraniano ai terminali del Golfo Persico, gli investimenti si farebbero più sostanziosi, perché si dovrebbero ampliare in misura significativa i collegamenti fra gli impianti di Teheran, Isfahan e Arak.

Ma va sottolineato che, al di sotto di un determinato “tetto” da fissare per la quantità totale di greggio da trasportare (“tetto” già quantificato da esperti iraniani in 1,60/1,62 milioni di barili al giorno), i costi per la costruzione di nuove infrastrutture, i costi per la consegna del greggio via mare dagli Stati costieri del Caspio all’Iran, e i costi del suo trasporto tramite oleodotto in territorio iraniano, per altro compensati anche dal risparmio sul pompaggio dei barili non inviati a nord, sarebbero nel complesso assai ridotti, ed il risparmio di tempo sarebbe significativamente conveniente per tutti gli Stati interessati (quindi, in ultima analisi, anche per i loro clienti)

L’opzione iraniana è chiaramente la più conveniente rispetto a qualsiasi altra via ipotizzabile per far giungere ai mari il petrolio del Caspio, e su questo dato di fatto concordano in pratica tutti gli esperti. Si puٍ aggiungere che la prospettiva sarebbe estremamente vantaggiosa anche nel caso in cui il greggio venisse richiesto non dai Paesi occidentali ma dall’Asia Orientale o Sud-Orientale.

Petrolchimica

La creazione di una vera e propria industria petrolchimica in Iran risale a circa trent’anni fa.

In precedenza, erano stati istituiti diversi organismi di settore all’interno di vari Ministeri; la prima Agenzia organizzata era stata la Chemical Enterprise, affiliata al Ministero dell’Economia. Il principale risultato della sua attività fu la nascita della fabbrica di fertilizzanti chimici di Marvdasht (presso Shiraz, regione Fars) tra il 1959 e il 1963.

Nel 1963 una legge stabilى che tutte le iniziative riguardanti l’industria petrolchimica fossero concentrate nella NIOC (National Iranian Oil Company), la quale due anni dopo diede vita alla NIPC (National Iranian Petrochemical Company), che tuttora fornisce al mercato interno ed esporta prodotti chimici derivati dal petrolio, dal gas, dal carbone e da altri tipi di materie prime organiche e minerali.

Nel 1965 gli investimenti nel settore ammontavano perٍ ancora soltanto a 300 milioni di rial, e il personale occupato non superava le 8mila unità. Dopo la Rivoluzione, la NIPC entrٍ a far parte degli Enti affiliati al Ministero del Petrolio e interamente di proprietà statale.

Il settore subى danni pesantissimi durante la guerra di difesa dall’invasione irachena (1980-1988): numerosi complessi, nelle zone di Kark, Shiraz, Pasargad e altrove furono più volte bombardati, spesso a tappeto.

Le conseguenze più gravi vennero riportate dai quattro complessi siti nella regione del Khuzestan, dei quali, dopo la fine del conflitto, si dovettero ricostruire completamente ben 19 unità in tre diverse fasi: a quest’opera fu assegnata una delle massime priorità sin dal varo (1989) del Primo Piano di Sviluppo Quinquennale, e gli investimenti stanziati a tal fine furono pari al 16% del totale.

Nel corso dell’anno persiano 1375 (marzo 1996 – marzo 1997) il settore petrolchimico, sul quale non avrebbero esercitato praticamente alcuna influenza le sanzioni statunitensi, cominciٍ a registrare i primi rilevanti segnali di espansione: la produzione superٍ infatti i 10 milioni di tonnellate, con un incremento del 2% rispetto a quanto era stato preventivato all’inizio dello stesso anno.

Nel frattempo, la NIPC intraprendeva un percorso di razionalizzazione dell’organizzazione interna, riducendo il personale da 18mila a 16.500 unità, ma ottenendo contemporaneamente una decuplicazione della produttività pro-capite. Nei piani di settore si decideva di dare avvio a una serie di privatizzazioni. La Compagnia decideva inoltre di abbandonare gradualmente i metodi tradizionali di ricerca grazie ai contratti stipulati con una cinquantina di prestigiosi Centri di studio e sperimentazione.

Durante il Primo Piano Quinquennale di Sviluppo l’Iran contraeva un debito estero pari ad 1,7 miliardi di dollari per la realizzazione di progetti nel settore petrolchimico: ad oggi, tale debito è stato quasi completamente ripagato.

Oggi la NIPC occupa 16mila dipendenti in otto compagnie di produzione ed in numerose altre compagnie attive nei settori dell’ingegneria e del commercio.

Gli investimenti esteri in questo campo dovrebbero essere attratti da varie considerazioni: il settore ha registrato sul mercato interno una crescita del 15%; i costi delle materie prime sono as-solutamente competitivi; la Legge sugli Investimenti Esteri prevede sia che questi siano esenti dalle imposte sul reddito per otto anni, sia che le entrate generate dall’export siano esenti da tassazione senza limiti di tempo, e che naturalmente vigano anche per questo settore tutte le agevolazioni previste per gli investitori stranieri intenzionati a lavorare in Iran.

Si spera che la quota dell’Iran sulla produzione petrolchimica mondiale raggiunga – dall’attuale 0,5% – il 2% entro la fine del Terzo PQS: a questo fine, come si è detto, saranno necessari investimenti per oltre 10 miliardi di dollari, quasi la metà dei quali da destinare agli equipaggiamenti off-shore e ai servizi ingegneristici.

In pratica, entro il 2005 la produzione totale (di cui il 75% verrà venduto all’estero) dovrebbe incrementarsi del 2,5% rispetto al volume corrente, che si attesta su un valore pari a 1,5 miliardi di dollari: tale risultato sarebbe consentito da una serie di 30 progetti da rendere operativi gradualmente nel corso dei prossimi sei anni. In prospettiva, la capacità produttiva dei complessi e delle industrie petrolchimiche iraniane ammonta a 13,2 milioni di tonnellate annue. Le previsioni di massima parlano addirittura della possibilità che il valore totale della produzione sfiori nel 2005 i 7,5 miliardi di dollari.

Il valore dell’export petrolchimico iraniano supererà quindi nel 2005 i 2 miliardi di dollari (obiettivo minimale, ma molti esperti segnalano che potrebbe giungere a 5 miliardi): un obiettivo importante, se si pensa che nel 1989 si erano introitati 29 milioni di dollari, e ancora nel 1998 la valuta forte incamerata dal settore tramite l’export si era fermata a 476 milioni di dollari (nel 1997 erano stati 560; l’anno successivo le esportazioni erano aumentate del 9% nel volume, ma avevano registrato una diminuzione nel valore a causa della recessione sui mercati internazionali).

Attualmente il 24% dell’export è destinato all’Europa (la quota dovrebbe toccare il 40% entro il 2005); il 24% all’Asia orientale, il 19% all’India, il 12% alla Cina, il 5% al Medio Oriente, il 9-10% al Sud-Est Asiatico, il resto all’Africa Settentrionale e al Sud America.

Nel settore petrolchimico, l’Iran è il secondo Paese del Medio Oriente per volume di produzione (13-14% del totale), dopo l’Arabia Saudita.

Espansione industriale dell’export non-oil

Rimane tuttavia ancora eccessiva la dipendenza del Paese dalle entrate petrolifere, che dal 1989, cioè dal varo del Primo Piano Quinquennale di Sviluppo, si cerca di ridurre incentivando sia la produzione industriale e agricola, sia l’esportazione dei prodotti diversi dal petrolio e dal gas: un orientamento che ha subito ritardi nel corso del Secondo PQS – anche a causa dell’inasprirsi, a partire dal 1995, delle tendenze inflattive, combattute con il varo di severe misure di contenimento della liquidità – ma che il Terzo PQS (tuttora in corso) ha definito come compito prioritario.
A tale fine, si sono cominciate a varare misure di graduale allentamento dei rigidi vincoli finanziari, a favore soprattutto degli esportatori privati.

Gli esiti della nuova politica sono stati subito evidenti. Tra l’aprile 1999 e la fine del febbraio 2000 l’export non-oil iraniano è ammontato a 2,83 miliardi di dollari, con un incremento del 5,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente; il volume di queste esportazioni ha superato infatti gli 11,35 milioni di tonnellate, con un incremento del 9,2%. In totale, si sono esportati oltre 2.032 tipi diversi di merci, ma solo 20 di queste hanno coperto il 94% dell’intero export.

Tappeti, pistacchio e manufatti hanno costituito insieme il 33% di tutte le esportazioni non-oil, ma l’export industriale ha segnato un valore complessivo pari a 58 milioni di dollari, con un incremento del 52,2% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Infine, l’export di prodotti agricoli ha superato i 700 milioni di dollari, con una crescita dell’8,9%.

Ogni possibilità di un’autentica evoluzione della struttura economica del Paese è legata quindi primariamente all’espansione del settore industriale: un obiettivo che dipende in buona misura dall’ingresso di investimenti esteri.

Investimenti esteri

Consapevole di tale necessità, il Governo Khatami ha adottato una serie di provvedimenti tesi a favorire l’iniziativa degli investitori stranieri in Iran, varando sia il Regolamento attuativo della Legge sulla Promozione e la Tutela degli Investimenti Esteri in vigore dal 1955, sia alcune leggi specifiche, relative a particolari settori produttivi, quale per esempio il minerario.

In generale, vengono fortemente agevolati i progetti di investimento stranieri indirizzati ad incrementare le esportazioni non petrolifere, a completare le catene di produzione, ad incrementare il valore aggiunto, la competitività di mercato e la qualità dei beni e dei servizi, a creare nuovi posti di lavoro e a diminuire i prezzi dei beni sul territorio iraniano.
Le agevolazioni consistono essenzialmente, oltre che nell’assicurazione delle garanzie necessarie per qualsiasi rischio possa correre il capitale dell’investitore straniero, in varie misure di esenzione dalla tassazione, di esenzione delle unità produttive dalle regole applicate al rientro in Iran della valuta estera generata dall’export, di liberalizzazione del rimpatrio del capitale dell’investitore straniero e dei profitti ottenuti; in particolare, è incentivata la creazione di joint-ventures, dove la quota cedibile all’investitore straniero puٍ ammontare sino all’80% (nei progetti finalizzati all’esplorazione e allo sfruttamento delle risorse minerarie, il tetto è limitato al 49%, ma il Mining Code del 1998 prevede ulteriori misure a compensazione).

Altrettanto agevolati sono i contratti in barter (tramite i quali l’investitore straniero puٍ intervenire in qualsiasi settore produttivo iraniano) e in buy-back.

Ad attrarre le iniziative estere contribuiscono poi la grande disponibilità di risorse energetiche a prezzi minimi e un’altrettanto grande varietà di materie prime facilmente utilizzabili, l’abbondanza della manodopera specializzata nei più diversi settori – le entrate generate all’Iran dall’esportazione di servizi di ingegneria e tecnici superano attualmente il miliardo di dollari l’anno – e il ridotto costo del lavoro per la manodopera non specializzata, oltre che una serie di ulteriori facilitazioni per gli investitori intenzionati ad operare nelle Zone di Libero Mercato (Qeshm, Kish e Chabahar) e in una decina di Zone Economiche Speciali.

Il mercato regionale

Ubicato in posizione geostrategica, sorta di “ponte” tra il Golfo Persico e l’Asia Centrale, tra l’Oceano Indiano e la Russia, l’Iran ha saputo in questi anni valorizzare al massimo tale caratteristica: perseguendo un esplicito programma di “allentamento delle tensioni” in ambito internazionale e innanzitutto nell’area, il Governo Khatami ha sviluppando i collegamenti con gli Stati confinanti sia sotto il profilo delle relazioni politiche sia riguardo al potenziamento dei rapporti economico-commerciali, tanto che oggi il Paese si puٍ considerare il cuore di un vastissimo mercato (dai 300 ai 500 milioni di persone) estremamente ricco di materie prime come di potenzialità produttive e di scambio.

La rete dei collegamenti, che si era cominciata a costruire sin dall’avvio del Primo PQS, è finalizzata all’espansione sia del settore del petrolio e del gas, sia di tutti gli altri settori economici.

I collegamenti

La funzione di fulcro per l’intero mercato dell’area (Golfo Persico – Caucaso – Asia Centrale) viene sin da ora svolta dall’Iran, e sta per entrare in una fase di ulteriore intensificazione, anche per quanto riguarda le merci non-oil e i servizi non legati al petrolio e al gas.
Negli ultimi dieci anni sono stati costruiti terminal per il trasporto merci in quasi tutte le regioni iraniane; le strutture nodali di frontiera sono state iscritte nell’International Carne Tir Agreement o in Trattati similari, il che consente di ridurre al minimo le formalità doganali; nel programmare il piano di sviluppo della rete stradale è assegnata priorità ai collegamenti con i porti e le stazioni ferroviarie di confine, creando cosى gli indispensabili assi, o “corridoi di transito”.

Oggi la rete ferroviaria interna iraniana, la cui Compagnia di gestione fa parte di ben 19 Organizzazioni internazionali godendo delle relative clausole di agevolazione per gli utenti, è connessa con il Mediterraneo, tramite la ferrovia turca; con la Repubblica dell’Azarbaydjan (frontiera di Jolfa, che collega l’Iran al Caucaso, alla Trans-Caucasia, alle Repubbliche ex-Sovietiche e alla stessa Russia); con le ferrovie dell’Asia Centrale, tramite la ferrovia del Turkmenistan; con l’India e con il Pakistan.
In fase di sviluppo è anche la rete dei collegamenti aerei; e per quanto riguarda i porti (le coste iraniane si stendono per 630 km a nord, sul Mar Caspio, e per 1.880 km a sud, sul Golfo Persico e il Mare d’Oman), quindici anni di ricostruzione hanno consentito di recuperare alla piena attività tutte le strutture danneggiate dalla guerra, di procedere al loro ampliamento e di potenziarne i collegamenti con i corridoi di transito stradali e ferroviari.
Inoltre, nella creazione delle Zone di Libero Mercato e delle Zone Economiche Speciali si sono privilegiate una serie di località ubicate sulle coste o nelle isole e già provviste di porti, dove appositi regolamenti garantiscono forti agevolazioni e sconti sulle tariffe, le tasse e gli oneri portuali, in aggiunta alle esenzioni cui si è già accennato.

La possibilità di combinare elasticamente i trasporti ferroviari con i trasporti via mare e su strada consente quindi un’ampia gamma di opzioni riguardo sia alla sicurezza delle merci sia alla riduzione dei costi.

Di conseguenza, l’investitore intenzionato ad operare in Iran puٍ anche sfruttare le facilitazioni offerte dal “nodo” iraniano per giungere a un mercato estremamente ampio e rimasto sinora in larga misura “vergine”, dove si presentano opportunità assai interessanti per quanto riguarda sia l’ingresso delle tecnologie italiane ed europee, sia i potenziali consumi, sia infine gli approvvigionamenti energetici e delle materie prime.

Agricoltura

La diversità dei climi, delle qualità del terreno e la conseguente possibile diversificazione della produzione rendono estremamente alte le potenzialità dell’Iran nel settore agricolo; la posizione geografica del Paese, poi, è assai favorevole all’esportazione di prodotti agricoli iraniani.

Considerate le prospettive di evoluzione della situazione alimentare mondiale nel prossimo trentennio, l’Iran potrebbe svolgere un ruolo di crescente importanza nella regione e contribuire in misura significativa alla sicurezza alimentare dell’Asia Centrale.

Negli Anni Sessanta, l’Iran importava quantità minime di cereali ed era virtualmente autosufficiente nella produzione di carne, pollame, orzo e frumento.

Ciٍ nonostante, intorno alla metà degli Anni Settanta, il Paese si era ormai trasformato in una sorta di “protettorato agricolo” degli USA. Infatti la scelta operata dalla monarchia, di utilizzare le entrate petrolifere per l’acquisto di armi e di abbandonare a se stessa l’agricoltura a favore di un processo di industrializzazione squilibrato e imposto dall’alto, era sfociata in drammatici cambiamenti nel sistema iraniano di produzione alimentare.

Nel 1975, un quarto di tutti i cereali consumati in Iran era importato dagli Stati Uniti; erano stati introdotti nuovi metodi di agribusiness che richiedevano l’importazione, sempre dagli USA, di macchinari e prodotti chimici; e la maggior parte delle fattorie di allevamento di pollame e dei caseifici lavoravano esclusivamente con granturco e soia importati dagli USA.

Quindi, mentre nel 1965 l’Iran aveva importato cereali statunitensi per soli 15 milioni di dollari, dieci anni dopo il valore di questa importazione superava i 325 milioni di dollari.

Nel frattempo, lo shah aveva firmato con Washington una serie di accordi bilaterali, fra cui i famosi “P.L. 480 Agreements”, secondo i quali l’Iran si impegnava ad usare una porzione del frumento e dell’olio di soia acquistati negli USA al fine di ampliare ulteriormente le opportunità di importazione di prodotti agricoli statunitensi; e prometteva che i fondi prestati dagli USA all’Iran non sarebbero mai stati usati per alcun progetto che potesse favorire la produzione di merci iraniane destinate all’esportazione.

In sintesi, Washington era riuscita ad assicurarsi, tramite questi trattati, una vero e proprio diritto di intervento negli affari agricoli iraniani: l’Iran avrebbe inoltre dovuto comprare tutte le attrezzature necessarie dalle industrie americane.

Invece, dopo la Rivoluzione, e soprattutto dopo la fine della guerra di difesa dall’invasione irachena (1988) Teheran ha considerato l’agricoltura come il perno dello sviluppo economico e sociale; sin dal varo del Primo Piano Quinquennale di Sviluppo (1989), e naturalmente anche con il Secondo, sono stati fissati alcuni obiettivi prioritari che tengono conto soprattutto delle particolari caratteristiche orografiche e idrografiche del territorio, oltre che del boom demografico registrato nel Paese prima dell’avvio delle campagne per il suo contenimento.

Il principale fra tali obiettivi è sicuramente l’aumento della capacità degli impianti per l’estrazione di acqua, e la ricerca di livelli ottimali per lo sfruttamento delle risorse idriche esistenti: da qui lo sforzo per la costruzione di numerose dighe, il potenziamento degli impianti industriali per la produzione e il trasporto dell’acqua e per l’irrigazione, la formazione di squadre di esperti per diminuire il bisogno di ricorrere a tecnici di altri Paesi e quindi consentire considerevoli risparmi in valuta pregiata.

Tra il 1989 e il 1997, in effetti, si è avuta una prima notevole espansione del sistema idrico: è aumentato il volume delle forniture d’acqua al settore agricolo, sono state costruite nuove dighe, si è incentivata la costruzione di reti di condutture e canali per l’irrigazione, la raccolta e fornitura delle acque dai bacini delle dighe alle campagne, con il duplice scopo di sostituire i metodi tradizionali di irrigazione con altri più moderni, e di fertilizzare terre arabili mai prima servite da alcun impianto di irrigazione.

Si sono cosى riscontrati immediatamente molti effetti positivi sull’agricoltura nazionale.

Per esempio, la produzione di frumento si è incrementata dalle 6.009.000 tonnellate del 1989 (52% del fabbisogno interno) a 11.996.000 tonnellate nel 1996, con una crescita pari al 69,7% (circa 90% del fabbisogno interno); si sono raggiunte poi le 12.684.000 tonnellate nel ‘97, con un’ulteriore crescita del 21%, e nel 1998 se ne sono esportate ben 6 milioni di tonnellate, con una delle migliori performance mondiali – va detto perٍ che tutt’oggi in Iran si producono poco più di 3 tonnellate di frumento per ettaro, contro le 5 dell’Arabia Saudita, il cui territorio è meno fertile di quello iraniano, o le 8 di altri Paesi, il che indica un ancora insufficiente sfruttamento delle potenzialità.

La produzione di riso è passata dalle 1.854.000 tonnellate ottenute nel 1989 alle 2.596.000 del 1996 (più 45,6%), sino alle 2.772.000 del 1997.

La produzione di piante da foraggio, fra le quali orzo, granaglie, alfalfa e trifoglio, è aumentata negli stessi anni da 8.626.000 tonnellate a 11.231.000 (più 30%) sino alle 11.661.000 del 1997.

La produzione di barbabietola da zucchero, pari a 3.535.000 tonnellate nel 1989, è stata di 5.880.000 nel 1996 (più 27,3%), e di circa 6.006.000 l’anno successivo. Quella di cereali è cresciuta dalle 264.000 tonnellate del 1989 alle 720.000 del 1996 (con l’incremento del 173%), e ha poi registrato un ulteriore aumento del 10% raggiungendo nel 1997 le 798.000 tonnellate. La produzione di patate si è incrementata del 59% tra il 1989 e il 1996, passando da 2.033.000 tonnellate a 3.173.000. Negli stessi anni la produzione di cotone è passata da 394mila a 600mila tonnellate.

Di conseguenza, le importazioni agricole dagli USA sono scese dai 19,3 miliardi di dollari del 1991 ai 12,7 miliardi del 1994; e positive ripercussioni si sono avute anche sull’export di prodotti agricoli.

In pratica, gli obiettivi fissati dal Primo PQS (esportazioni per 3,1 miliardi di dollari) sono stati superati sino a raggiungere i 3,5 miliardi di dollari nei cinque anni del Piano, e a toccare i 1.246 milioni di dollari nel solo 1997. Va sottolineato che l’export agricolo prima della Rivoluzione aveva raggiunto il picco massimo di 360 milioni di dollari.

In seguito, si sono continuate a distribuire agli agricoltori tonnellate di semi vari “migliorati”, di fertilizzanti chimici e di vari pesticidi; nel frattempo, 720mila ettari sono stati lavorati con i metodi dell’agricoltura biologica, ed altri sistemi di controllo ecologico sono stati applicati a 3 milioni di ettari di terreno.

Sono stati portati a termine inoltre corsi di aggiornamento per gli agricoltori; e la produzione di bachi da seta ha raggiunto le 200mila “scatole” (la seta prodotta in totale ha superato le 800 tonnellate). Migliaia di nuovi ettari di suolo sono stati piantati a ulivo, e l’opera di riforestazione ha condotto al recupero di territori boschivi. La stabilizzazione delle zone sabbiose e il controllo del processo di desertificazione ha consentito il recupero di aree in misura di 340mila ettari l’anno in media; la gestione dei bacini idrografici è stata razionalizzata nella misura media di 437mila ettari l’anno.

Il tasso di crescita del settore agricolo durante il Primo PQS è stato pari al 5,9% (doppio rispetto al tasso di incremento della popolazione).

Si è riusciti cosى a rispondere a buona parte (l’86% circa, nel 1996) del fabbisogno alimentare interno e a diminuire l’importazione di prodotti agricoli. Sempre nel 1996, il settore agricolo copriva il 25% del PIL, assorbiva il 25% della popolazione occupata (la percentuale, che nel 1906 era pari al 90%, sarebbe salita quasi al 30% nel 1998), forniva i nove decimi del fabbisogno del settore dell’industria alimentare nazionale, un terzo del valore delle esportazioni non-oil e, come si è detto, oltre i quattro quinti del fabbisogno alimentare interno. Ma un vero e duraturo sviluppo del settore avrebbe richiesto un maggiore grado di coordinazione con l’espansione di altri settori economici – per esempio l’immagazzinaggio, la conservazione, la lavorazione e la distribuzione dei prodotti agricoli, per evitare sprechi.

Nonostante il rafforzamento della capacità produttiva, il miglioramento dei metodi di produzione e un oggettivo incremento della produzione stessa, il sistema agricolo iraniano non ha ancora raggiunto la pienezza dell’efficienza e della stabilità: rimangono infatti tuttora problemi quali le dimensioni eccessivamente ridotte della maggior parte delle fattorie, l’orientamento restrittivo delle politiche macroeconomiche agricole, una resa troppo bassa rispetto alle potenzialità, l’insufficiente aggiornamento di molti degli agricoltori, esitazioni nell’investire negli affari agricoli, il trasferimento dei capitali dal settore agricolo ad altri settori produttivi, l’inadeguatezza dei servizi pubblici nelle infrastrutture, nella ricerca e nella promozione, le distorsioni del mercato per cui per esempio lo Stato fissa per il frumento e il riso di produzione nazionale prezzi troppo bassi rispetto agli stessi prodotti di importazione, scoraggiando gli agricoltori.

Tuttavia è legittimo attendersi che prima della sua scadenza il Terzo PQS riesca a raggiungere una parte considerevole degli obiettivi che si è prefisso in proposito.

Miniere e metalli

Con una riserva esplorata pari a 100 milioni di tonnellate di 50 differenti minerali, e una riserva stimata pari a 6 miliardi di tonnellate di minerali metallici e a 26 miliardi di tonnellate di minerali non-metallici, per una varietà di 62 diversi tipi di prodotti, l’Iran è fra i dieci paesi del mondo che dispongono di maggiori giacimenti; ciٍ si aggiunge fra l’altro alla grande disponibilità di energia, indispensabile per qualsiasi attività anche in questo campo, alla presenza di abbondante manodopera esperta e al basso costo del lavoro, oltre che all’accesso estremamente agevolato a tutti i mercati della regione.

Grazie al processo di industrializzazione del minerario, in corso da tempo, e sebbene il settore dei metalli (unità industriali intermedie) abbia raggiunto soltanto il 24,3% degli obiettivi stabiliti per il periodo 1989-97, ed il settore delle miniere non abbia completato le proprie possibilità di espansione, calcolate al 19%, il prodotto globale dello sfruttamento delle miniere ammonta attualmente a 8 milioni di tonnellate (nel 1978 l’ammontare si fermava a 800 mila tonnellate).

Sono già disponibili le mappe cartografiche, disegnate in scala cento millesimi, del 70% delle regioni ricche di minerali.

Nel Paese esistono 2.700 miniere e cave, delle quali oltre un quarto fornisce sabbia e arenaria; ogni anno si estraggono complessivamente oltre 100 milioni di tonnellate di 56 differenti materiali.

Oggi il Paese è in grado di produrre ogni anno oltre 6 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, 130mila tonnellate di rame catodico, 150mila di barre di alluminio, 30mila di zinco, 15mila di piombo, 70mila di leghe ferrose, 190mila di asbesto e circa 7 milioni di tonnellate di pietre ornamentali.

In base alle stime, le più grandi miniere iraniane sono quelle di minerali ferrosi, con giacimenti per 4,7 miliardi di tonnellate, quelli di rame (purezza 0,8%) per 2,6 miliardi di tonnellate, e 2 miliardi di tonnellate di antracite.

Il 90% delle miniere appartiene al settore privato, il 5% è controllato dallo Stato, il resto è gestito da Fondazioni e Enti locali. Il valore dei minerali estratti ha superato i 2 trilioni di rial, mentre il relativo valore aggiunto si calcola a 1,4 trilioni di rial. Ma l’Iran è in grado di migliorare ulteriormente la qualità delle sue esportazioni minerarie e di elevare la sua quota nel mercato mondiale grazie all’adozione di una tecnologia globale ed alle proprie capacità tecniche e scientifiche interne. Si stima che il settore minerario nel suo complesso potrà registrare una crescita del 20% durante il Terzo PQS (marzo 2000 – marzo 2005); i progetti a lungo termine (15-20 anni) aggiungeranno alla produzione un valore pari a 45 miliardi di dollari, con una possibilità di esportazione pari ad un terzo della produzione.

Nel settore minerario si distinguono principalmente tre rami di produzione: 1) materiali da costruzione: calcare, gesso idrato, breccia, grafite, travertino, caolino e marmo; 2) materiali non ferrosi: antracite, orpimento, barite, zeolite, bentonite, caolino, argilla industriale, diatomite, perlite, sale (acqua salsa, cava di sale), mica, vermiculite, silicio, dolomite, solfato, fosfato, talco, feldspato, sabbia, fluorina, turchese, gesso, asbesto, calcare, boracite, solfato di magnesio, bitume, argilla rossa, argilla gialla, pegmatite e porcellana; 3) materiali ferrosi: minerale ferroso, rame, cromite, piombo e zinco, metallo au-reo, manganese, bauxite, antimonio, cobalto, celestite, allume e nefelina.

Le potenzialità di produzione di pietre come il marmo sono molto alte in Iran, dove attualmente sono in piena attività 440 cave di pietra decorativa e 4.000 impianti per la sua lavorazione.

L’export delle pietre decorative lavorate ha registrato una crescita più significativa di quello delle stesse pietre non lavorate, fattore importante perché implica maggiore valore aggiunto. Anche il mercato europeo è molto promettente per la pietra iraniana.
Per quanto riguarda il settore dei metalli, si puٍ partire per esempio da ferro e acciaio.

Le principali acciaierie del paese sono la Steelworks di lsfahan, con una produzione annua pari a 2,4 milioni di tonnellate; la Khuzestan Steel Company, con 1,9 milioni di tonnellate; e la Mobarakeh Steel Company, con 2,7 milioni di tonnellate.

Tra i principali programmi avviati per lo sviluppo dei settore, sono da ricordare il progetto per l’espansione della capacità della miniera di Sangan di ulteriori 1,8 milioni di tonnellate (raggiungendo i 2,6 milioni in 5 anni); il progetto per l’espansione della capacità della cava di ferro di Chador Molu (Yazd) sino a 8,5 milioni di tonnellate in 5 anni dagli attuali 5,1 milioni; il progetto per incrementare la capacità della cava di ferro di Golgohar di 3 milioni di tonnellate in aggiunta agli attuali 2,7 milioni; il progetto per l’espansione della capacità della cava di ferro di Choqart di ulteriori 3 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda l’acciaio, bisogna aggiungere che è stato già raggiunto un accordo per elevare la produzione dell’acciaio a 12 milioni di tonnellate l’anno. Attualmente la produzione di acciaio pro-capite in Iran è di circa 100 kg (la media mondiale si attesta tra i 140 e i 150 kg.). L’obiettivo di produzione di acciaio stabilito per il marzo 2005 è di 14,7 milioni di tonnellate, da raggiungersi grazie ad almeno 26 nuovi progetti già approvati dal Consiglio per l’Economia, per un investimento complessivo pari a 3,7 mi-liardi di dollari più 1.000 miliardi di rial.

I giacimenti iraniani di rame (rame che ha un tasso di purezza dello 0,8 %) sono stimati a 2.6 miliardi di tonnellate, per una quota del 6% sulle riserve globali.

L’alluminio è un metallo strategico, secondo per importanza solo all’acciaio (anche se generalmente l’allumina, il materiale grezzo dell’alluminio estratto dalla bauxite, è importato dall’estero).

Si prevede che la produzione raggiungerà le 350mila tonnellate complessive per la fine del terzo PQS (2005), ma i programmi a più lungo termine indicano la possibilità di raggiungere il milione di tonnellate l’anno.

Alcuni studi stimano i giacimenti di zinco dell’Iran a 94 milioni di tonnellate, ma si ritiene che si potrebbero superare i 230 milioni di tonnellate.

Si prevede che la produzione di zinco raggiungerà le 100 mila dall’anno 2006.

La capacità nominale di produzione del piombo supera le 40.000 tonnellate, sebbene la produzione attuale sia di sole 30.000 tonnellate. Elevare la capacità degli impianti della Compagnia del Piombo di Zanjan sino a raggiungere la capacità nominale, e attrezzare le strutture della mi-niera Mehdtabad in Yazd, che produce piombo e zinco, sono fra i maggiori progetti mirati all’espansione del settore.

La quota dell’Iran sulla produzione mondiale di oro (2.097 tonnellate) è per il momento inferiore a 640 kg l’anno, estratti dalle acque del Sarcheshme e dalle cave di rame di Muteh.

Le riserve auree della regione iraniana dell’Azarbaydjan e di Muteh sono stimate intorno alle 100 tonnellate.

Turismo

L’UNESCO ha classificato l’Iran fra i primi dieci Paesi al mondo in grado di competere su scala mondiale quanto ad interesse e capacità di attrazione nei confronti dei flussi turistici internazionali: basti pensare che sul suo territorio sono stati registrati ufficialmente 4.300 monumenti storici, e si calcola che se ne debbano ancora registrare altrettanti.

In effetti, l’Iran – dove si sono incontrati nei secoli ed ancora si incontrano Oriente e Occidente, Nord e Sud del mondo – è un Paese cosى vasto, che la varietà dei suoi climi e degli habitat rendono possibile l’afflusso turistico durante tutte le stagioni dell’anno.

In estate, infatti, nelle zone settentrionali ed occidentali del Paese il clima è temperato, e le spiagge del Caspio offrono interessanti opportunità per la balneazione; in inverno, il clima è temperato nelle zone meridionali e nelle isole che fronteggiano le coste del Golfo Persico. In tutto il territorio, poi, rimangono aree naturali incontaminate, la maggior parte delle quali tutelate da appositi provvedimenti di difesa ambientale e di conservazione dei paesaggi, della fauna e della flora.

In secondo luogo, sono innumerevoli le località di estremo interesse storico, archeologico e culturale, anche fuori dalle città più famose e già conosciute nel mondo come Isfahan, Shiraz o Yazd; sono rimasti intatti un gran numero di tratti e passaggi e ponti della antica Via della Seta, che ha servito l’intero continente asiatico dal 200 a.C. al 1600 d.C.; e va onestamente riconosciuta la cura posta dalle Autorità competenti nella valorizzazione dei musei, oltre che dei luoghi sacri della religione islamica e dei sepolcri di grandi personalità del mondo antico quali Hafez, Sa’di, Ferdowsi o Avicenna.

Bisogna aggiungere che nella cultura e nella mentalità iraniana l’ospitalità è considerata un valore di eccezionale importanza, da rispettare sia nelle occasioni pubbliche sia in privato; di per sé, inoltre, la grande varietà delle etnie che compongono la popolazione iraniana puٍ costituire motivo di interesse per gli appassionati dello studio dei costumi e delle tradizioni, oltre che per antropologi e sociologi; e dal punto di vista della tutela della sicurezza personale dei turisti (che in altri Paesi vanno spesso incontro ad aggressioni o furti) l’Iran offre garanzie piuttosto elevate, e le strade delle sue città possono essere percorse a piedi con sufficiente tranquillità anche durante le ore notturne.

Il numero dei turisti giunti in Iran si è incrementato dai 162 mila del 1990 ai 361mila del 1994, e la valuta cosى incamerata è aumentata negli stessi anni da 62,2 a 155 milioni di dollari.

Nel 1955 i turisti sono stati 450 mila, con un introito totale di 250 milioni di dollari; nel 1996 si sono raggiunte le 600mila presenze, salite a 650mila nel 1997 con un’entrata quasi pari a 350 milioni di dollari. Durante il 1997 l’industria del turismo ha reso all’Iran circa 348 milioni di dollari; fra i 744 mila turisti stranieri che hanno scelto l’Iran per le loro vacanze nello stesso periodo i Tedeschi sono stati i più numerosi. Si calcola che la spesa media di un turista straniero in Iran equivalga a circa 1.500 dollari.

La maggior parte dei turisti trova più comodo raggiungere l’Iran con un viaggio aereo (durata del volo, quattro ore e mezzo se non sono previsti scali).

La Compagnia aerea nazionale iraniana, l’Iran Air, fornisce il servizio internazionale anche dalla sua sede di Roma (esiste un volo fisso settimanale, il giovedى, ma in periodi nei quali il movimento dei passeggeri è più intenso la frequenza viene aumentata). Tuttavia, anche l’Alitalia ed altre Compagnie europee o del Medio Oriente effettuano regolari voli di linea per e da Teheran, che è praticamente collegata con tutto il mondo.

Chi preferisca raggiungere l’Iran con la propria auto puٍ farlo, scegliendo preferibilmente, in ragione della loro comodità, gli itinerari che attraversano Istanbul.

Il viaggio in auto puٍ essere abbreviato di circa un terzo caricando l’auto sui traghetti per la Turchia nei porti di Venezia o di Brindisi. Per poter guidare l’auto in Iran occorre la patente internazionale o anche la patente rilasciata dallo Stato di residenza; se si porta con sé la propria auto, occorrono: le carte di regi-strazione del veicolo, l’adesivo o la targa con l’indicazione della nazionalità dell’auto, il triangolo rosso da esporre in caso di guasto, lampadine di riserva per le luci obbligatorie e qualche pezzo di ricambio tra quelli di uso più frequente.

Si puٍ anche optare per l’arrivo in Iran via mare, approdando ad uno dei porti meridionali quali Bandar Abbas, Khorramshahr o Abadan.

Da Milano è infine possibile approfittare del collegamento ferroviario fra l’Europa e l’Iran con fermate a Sofia, Istanbul, Ankara e l’attraversamento del lago Van su un traghetto.

Il turista puٍ avvalersi dei tour organizzati dalle migliori Agenzie turistiche; ma anche chi preferisce viaggiare in proprio puٍ trovare, una volta giunto nella capitale iraniana, numerose Agenzie turistiche locali in grado di occuparsi di problemi quali la prenotazione delle camere negli hotel e di procurare guide, interpreti ed autoveicoli a noleggio.

La maggior parte di questi Uffici mette a disposizione anche escursioni organizzate per le mete turistiche di maggiore interesse.

Le norme che riguardano la durata del visto di ingresso possono cambiare, quindi è consigliabile informarsi con qualche settimana di anticipo presso le principali Agenzie turistiche, gli uffici dell’Iran Air o i Consolati dell’Iran in Roma e in Milano.

Se, una volta entrato in Iran, il visitatore desidera prolungare il periodo di permanenza oltre la durata del visto, deve chiedere un’estensione del permesso presso il Dipartimento Affari Cittadini Stranieri. Se si viaggia con un’Agenzia turistica o con Iran Air-Tours ci si puٍ avvalere dei suoi servizi anche per questo tipo di problemi.

Entrando in Iran, il turista puٍ portare con sé tutto ciٍ che vuole (purché non si tratti di oggetti che offendono la dottrina islamica, cioè alcolici, stupefacenti, o stampa che rechi offesa al pudore; è vietata anche l’introduzione di armi da fuoco, lingotti d’oro o articoli elettronici destinati alla vendita).

Tuttavia i beni di grande valore verranno iscritti sul passaporto dai funzionari di frontiera: tali beni non potranno essere venduti all’interno dell’Iran e dovranno essere mostrati ai funzionari di frontiera al momento di lasciare il Paese (in quest’occasione, sarà bene ricordarsi di chiedere agli stessi funzionari di cancellarne la registrazione). In caso di smarrimento o di furto di questi beni, occorre procurarsi un documento ufficiale (presso i commissariati di polizia, per esempio) che certifichi l’accaduto.

Lasciando il Paese, il turista puٍ portare con sé qualsiasi tipo di souvenir, purché non si tratti di reperti archeologici, manoscritti di valore storico, monete o pietre preziose di grande valore od opere d’arte (per evitare contestazioni, nel caso si sia acquistato qualche articolo di un certo valore è bene conservare la ricevuta del negoziante per mostrarla eventualmente alla Dogana).

Non è fissato alcun limite al valore degli oggetti di artigianato e manufatti di produzione iraniana; le merci di produzione non iraniana non possono superare il valore totale di 150mila rial iraniani (e non devono essere destinati alla vendita).

Si possono portare con sé anche uno o due tappeti (per un’ampiezza totale di 12 mq), o eventualmente spedirli nel Paese da cui si proviene, dopo essersi perٍ informati delle norme che regolano questo tipo di importazione nello Stato destinatario. L’esportazione di oggetti d’oro o articoli di gioielleria è consentita al turista solo nella quantità ragionevolmente giustificabile come “uso personale”; in ogni caso, non si possono superare i 150 grammi di oro lavorato senza gemme e i 3 kg di argento lavorato senza gemme.

Per quanto riguarda la valuta, si puٍ portare con sé in Iran valuta non iraniana, ma all’arrivo nel Paese vanno dichiarate le somme superiori a mille dollari USA.

Le somme introdotte nel Paese e dichiarate possono essere tranquillamente riportate con sé quando si riparte; al di fuori dalle somme dichiarate, ogni viaggiatore straniero puٍ riportare in patria valuta estera sino a mille dollari USA, e ciascuno dei suoi accompagnatori sino a 500 dollari USA. Chi possegga somme in eccesso deve avere con sé la Foreign Exchange Declaration o un Bank Transfer Certificate.

Negli hotel, nelle strutture alberghiere, nelle agenzie di viaggio e nei negozi di tappeti i prezzi e le tariffe sono in genere esposti in dollari USA.

In Iran esistono numerosi istituti bancari, i cui sportelli sono diffusissimi, anche nei centri più piccoli.

Tuttavia solo un certo numero di sedi bancarie, oltre quelle situate negli aeroporti internazionali, effettuano operazioni di cambio di valuta estera, e lo segnalano all’esterno dell’edificio con le scritte Exchange o Foreign Exchange in caratteri latini; le si trova aperte tutti i giorni, tranne il venerdى (che corrisponde alla domenica occidentale) dalle 8,30 del mattino sino alle 16; il giovedى chiudono in genere alle 12,30.

E’ necessario avere con sé il passaporto quando si effettuano operazioni di cambio.

Gli hotel di maggiori dimensioni accettano anche i travellers’ cheques. In Teheran operano numerose banche estere, ma i loro sportelli non offrono servizi a viaggiatori privati, nemmeno se questi sono titolari di un conto presso la sede della stessa banca in patria.

Giunti a Teheran in aereo, al momento dello sbarco occorre consegnare i moduli sanitari (distribuiti a bordo dell’aereo) all’Ufficiale sanitario, e mostrare il passaporto, il visto e la carta d’imbarco ai funzionari di frontiera.

Nel settore del controllo bagagli devono essere compilati i moduli di dogana ed eventualmente la dichiarazione per l’introduzione di valuta; di questi moduli occorrerà conservare la copia carbone per tutta la durata della permanenza nel Paese.

Esiste una linea di autobus che collega l’aeroporto internazionale di Mehrabad (Teheran) con il centro della città.

In alternativa, esiste un nutrito servizio taxi, dal costo estremamente contenuto. La distanza dal centro della capitale viene coperta in mezz’ora, o in quaranta minuti, a seconda delle condizioni del traffico.

In ogni città, anche di piccole dimensioni, e in ogni centro di interesse turistico, esiste un Tourist Information Office, in grado di rispondere a qualsiasi domanda e di fornire mappe, elenchi di hotel, indirizzi utili.

Il personale parla Inglese. Le sedi sono spesso interne o adiacenti ai terminal aeroportuali e alle stazioni ferroviarie.

In Iran le possibilità di trovare alloggio in strutture di tipo alberghiero non sono illimitate, e la qualità delle strutture stesse puٍ variare moltissimo, dall’alloggiamento più spartano all’hotel a quattro o cinque stelle.

Ovviamente gli alberghi migliori, paragonabili agli occidentali e forniti anche di servizio telex, fax, sportello di cambio e gift shop, si concentrano nelle città principali, tuttavia anche nei centri minori si possono trovare sistemazioni soddisfacenti, economiche ma gradevoli, e persino negli hotel classificati “a una sola stella” sono in genere disponibili stanze dotate di bagno privato.

Se si esce dalle città più famose per visitare località più pittoresche ma decentrate, ci si puٍ sistemare agevolmente nelle locande o nelle mosafer khaneh (case con camere ammobiliate) senza rinunciare a troppe comodità.

Nelle maggior parte dei casi le stanze sono dotate di impianto per l’aria condizionata, di piccoli frigoriferi e apparecchi televisivi. Le mosafer khaneh vengono usualmente classificate in tre categorie: “superiore”, “prima classe” e “seconda classe”; il viaggiatore occidentale che non voglia affrontare eccessivi sacrifici dovrebbe evitare le camere di “seconda classe”.

E’ opportuno prenotare l’alloggio prima di partire per l’Iran, o in alternativa presentarsi sul posto la mattina: in alcuni periodi dell’anno infatti è difficile trovare una camera libera se la si chiede nelle ore serali o durante la notte.

In alcune zone dell’Iran settentrionale molte famiglie so-no solite esporre sulla strada antistante la propria abitazione un cartello che segnala la disponibilità di una o più camere per i viaggiatori; in questo caso i pasti non sono compresi, ma non è difficile convincere i padroni di casa ad aggiungere qualche posto a tavola – e a far assaggiare agli ospiti le specialità locali. Lungo la costa del Mar Caspio è frequentissimo imbattersi in queste possibilità di alloggio, perché la fascia litoranea coltiva da molto tempo la propria vocazione turistica, favorita dall’ambiente e dal clima.

Sia i prezzi delle camere, sia le tasse alberghiere sono determinate su base locale; quindi sono omogenei all’interno di ciascuna regione ma possono differire anche notevolmente da una regione all’altra.

Nella maggior parte degli alberghi, soprattutto in quelli di migliore qualità, il turista paga in valuta estera.

Dagli anni Settanta esistono in Iran anche le mehman saras, locande di proprietà go-vernativa spesso situate nelle periferie delle città. Vi si possono prenotare (con opportuno anticipo) camere e suites, anche di ottima qualità, tramite l’Iranian Tourist Office. L’unico svantaggio di queste strutture consiste nella varietà non molto ampia dei menu offerti dai ristoranti interni.

La maggior parte delle mehman saras sono classificate a tre stelle.

Quando ci si registra, in qualsiasi struttura alberghiera, occorre sempre mostrare i propri documenti di identità; coppie non sposate difficilmente ottengono di condividere una camera matrimoniale.

E’ consentito portare con sé in Iran il proprio animale domestico, a condizione di poter mostrare un certificato veterinario di buona salute emesso non prima di sei mesi dalla partenza.

L’importazione di animali vivi o di prodotti veterinari è soggetta ad appositi permessi rilasciati dall’Ente Veterinario Iraniano.

Qualsiasi hotel puٍ provvedere a chiamare un medico che parli Inglese per sopperire a piccole emergenze sanitarie.

Nel caso di infortuni o malattie di più seria entità, il turista puٍ chiedere di essere condotto ad un ospedale dove il personale parli correntemente l’Inglese (non sono pochi, anche in città diverse da Teheran).

In Iran le prestazioni sanitarie non sono mai gratuite; il turista puٍ premunirsi con speciali assicurazioni informandosi presso le Agenzie di viaggio.

Nelle città ed anche nei piccoli centri le farmacie sono numerose, segnalate da cartelli in Inglese e facilmente raggiungibili; vi si possono acquistare, oltre che medicinali di uso abituale in Occidente, anche articoli per l’igiene personale e la cosmesi.

L’acqua potabile erogata nelle abitazioni e negli hotel è sicura dal punto di vista igienico, e spesso piuttosto gradevole e fresca; altrettanto sicure sono tutte le bevande imbottigliate (bibite, caffè, tè, latte); minori garanzie offrono i cibi acquistati dagli ambulanti lungo le strade.

Si puٍ acquistare dovunque l’acqua minerale, che ha in genere proprietà dissetanti e digestive. Le bevande alcoliche sono proibite; quelle spacciate di contrabbando possono essere anche pericolose per la salute.

Quasi tutti gli hotel mettono a disposizione i servizi di lavanderia.

Inoltre, in tutte le città e in quasi tutti i centri abitati sono numerose le botteghe di lavanderia e stireria; qui il cliente, consegnando l’abito da smacchiare, deve esigere una ricevuta che rechi l’indicazione del prezzo e della data di riconsegna del capo. I prezzi sono generalmente molto contenuti.

Si puٍ generalmente contare sull’onestà del personale di alberghi e ristoranti per la restituzione di oggetti lasciati inavvertitamente dai clienti nei locali. Presso i terminal degli aeroporti, delle stazioni ferroviarie e delle linee pullmann esistono i normali “Uffici oggetti smarriti”. Se l’oggetto dimenticato è di notevole valore, è consigliabile avvertire la polizia; nel caso di smarrimento del passaporto, è necessario contattare immediatamente la propria Ambasciata o il più vicino Consolato.

La percentuale del 15% per il “servizio” viene in genere aggiunta automaticamente sul conto dell’albergo o del ristorante.

Tuttavia piccole mance sono gradite da camerieri, portieri, facchini, in genere estremamente gentili con il turista, in particolare con il turista italiano. Non è necessario invece lasciare mance ad impiegati pubblici, come le guide nei musei.

Il turista che voglia visitare per proprio conto il Paese puٍ noleggiare un’auto, anche senza autista.

Per i costi, è sempre opportuno consultare prima un’Agenzia di viaggio nella città in cui si trova; per spostarsi da una città all’altra, considerate le distanze spesso notevoli, è probabilmente più conveniente usare l’aereo, il treno o il servizio pubblico di pullmann di linea.

Esistono innumerevoli agenzie di Taxi Service specializzate nel noleggio di automobili per i soli tragitti urbani; è sufficiente rivolgersi alla reception del proprio albergo.

Per chi esiti ad affrontare da solo le notevoli difficoltà della guida nel traffico caotico di una città come Teheran, è consigliabile noleggiare un’auto con autista: le norme del codice stradale che riguardano chi viene coinvolto in incidenti sono piuttosto severe.

Visitare le città servendosi degli autobus urbani è estremamente conveniente dal punto di vista economico; i biglietti si acquistano presso la maggior parte delle fermate.

Occorre tuttavia tenere presente che le vetture sono divise in due scomparti, uno anteriore riservato agli uomini, l’altro, posteriore, riservato alle donne. Anche le coppie sposate devono separarsi al momento di salire sull’autobus. A Teheran si puٍ usare anche la metropolitana, il cui percorso perٍ non è stato ancora interamente completato.

Il modo migliore, più pratico e veloce, oltre che più economico, di spostarsi senza noleggiare una vettura rimane in ogni caso il taxi.

Il servizio autorizzato di taxi è svolto sulle strade urbane da vetture color arancio che espongono la consueta piccola insegna luminosa sul tettuccio; i taxi blu, invece, seguono itinerari fissi. Le vetture delle agenzie di taxi caricano il passeggero a domicilio in seguito alla semplice chiamata telefonica.

Dovunque esistono anche innumerevoli taxi “non autorizzati”, cioè auto private che trasportano sino a sei persone (in questo caso piuttosto pigiate e scomode) il cui unico punto in comune sia la necessità di raggiungere mete che si trovano lungo l’itinerario seguito dalla prima di esse salita a bordo.

Per usufruire di questo servizio basta sostare sul ciglio della strada e, quando il “taxi” rallenta e si accosta, pronunciare chiaramente il nome del luogo che si vuole raggiungere: il “tassista” abusivo si ferma e carica il potenziale passeggero solo se la destinazione di questi rientra nell’itinerario che sta già seguendo.

In ciascuna delle maggiori città, in molte città di medie dimensioni e in ogni capoluogo di regione esistono aeroporti per il traffico interno, con voli regolari di collegamento reciproco a costi abbastanza contenuti rispetto agli standard internazionali.

I biglietti si possono acquistare presso gli sportelli appositi in ciascun aeroporto oppure tramite gli uffici delle Agenzie turistiche distribuiti capillarmente nel Paese. Il mezzo migliore, più comodo ed efficiente per spostarsi da una città all’altra in Iran, soprattutto per le distanze medio-lunghe, è dunque l’aereo: la rete di aerotrasporto interno è eccellente, senza contare la grande suggestività dei panorami iraniani, dalle montagne ai deserti alle zone più verdi, osservati dall’alto.

L’unica difficoltà è costituita dall’affollamento (i posti sulle rotte più trafficate, per esempio quelle che collegano la capitale a Shiraz, Isfahan, Mashhad o Ahwaz, devono, in alcuni periodi dell’anno, essere prenotati con molto anticipo).

Di conseguenza è consigliabile effettuare le prenotazioni, in qualsiasi agenzia, il giorno stesso in cui si giunge in Iran, almeno per i tratti sicuramente programmati. L’Iran Air puٍ suggerire inoltre itinerari particolari, con le relative facilitazioni, sia per gruppi sia per privati, a prezzi abbordabili; la qualità del servizio è ge-neralmente piuttosto alta. Altre Compagnie (queste ultime private) si avvalgono di aerei più piccoli, ma riescono a collegare oltre una ventina di scali interni per un totale di circa 200 voli di linea la settimana.

Anche la rete ferroviaria è piuttosto sviluppata; essa raggiunge non solo le città principali, ma anche numerosissime località intermedie, e consente fra l’altro una serie di comodi collegamenti con alcuni Stati confinanti.

Quasi tutta la rete è di costruzione recente o recentissima; di conseguenza sono abbastanza moderni anche i convogli e i vagoni passeggeri, con carrozze a tre classi, servizio cuccette e ristorante, del tutto adeguati agli standard occidentali. Spesso i binari sono posti a una certa distanza dalle arterie stradali, e il viaggio in treno consente dunque di attraversare luoghi di grande suggestività la cui esistenza rimarrebbe sconosciuta a chi viaggiasse soltanto in automobile (da questo punto di vista appare molto interessante il tratto Teheran-Mashhad, che attraversa paesaggi di notevole bellezza e raggiunge piccole stazioni, che ancora conservano il colore delle tradizioni). I prezzi dei biglietti sono contenuti. I treni “espressi”, ed il servizio cuccette, richiedono entrambi un supplemento di prezzo.

I pullmann di linea sono efficienti, economici e comodi: la maggior parte delle vetture sono di recente costruzione e dotate di tutti i più moderni optional (aria condizionata, acqua calda e fredda, televisore ecc.).

I terminal si trovano quasi sempre nei pressi delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti; qui è facile ottenere informazioni dettagliate e consultare le tabelle degli orari. Occorre ricordare che le distanze fra le città sono in genere notevoli (per esempio, il viaggio da Teheran a Isfahan dura 8 ore; a Tabriz 12 ore; a Kerman 16 ore).

Altre vetture di linea effettuano poi il servizio locale (nei distretti più decentrati, in questo caso, la comodità dei mezzi è decisamente inferiore, ma utilizzandoli si riescono a raggiungere tutte le località del Paese, anche le più remote e meno conosciute).

Se non si vuole usare l’aereo, il ricorso al pullmann è a volte inevitabile nelle regioni meridionali e occidentali dove le strutture ferroviarie non sono ancora del tutto completate.

In tutte le città e in quasi tutti i paesi gli uffici postali sono bene distribuiti.

La Compagnia postale pubblica svolge la maggior parte dei servizi disponibili in genere in Occidente.

Il servizio postale urbano ha di recente migliorato i propri standard: se nel 1979 il tempo di consegna di una missiva entro i confini della medesima città superava le 126 ore, oggi la media è scesa a circa 5 ore.

I francobolli si acquistano negli uffici postali, presso le apposite cabine lungo le strade, e in alcuni negozi. Il servizio fax, piuttosto diffuso nel Paese, raggiunge oltre 100 fra città e centri minori.

Fra gli altri servizi sono incluse la consegna “espresso” sia nazionale sia internazionale, la raccolta a domicilio di plichi e pacchi da spedire, l’accettazione di cablogrammi dettati per telefono, la consegna di assegni o altri titoli ecc.

Il servizio telegrafico è garantito da quasi tutti gli uffici postali, ma è ancora piuttosto lento rispetto agli standard occidentali. Il servizio telex è a disposizione dei turisti nella maggior parte degli alberghi di migliore qualità.

Sono in attività numerose Compagnie private per la consegna di missive e pacchi sul territorio nazionale, a costi notevolmente più alti rispetto al servizio pubblico.

In Teheran si trovano le sedi di Corrieri internazionali che accettano plichi con destinazione estera.

Il servizio telefonico è ormai esteso anche alle zone più remote del paese.

Dagli alberghi è facilissimo telefonare all’estero; per le chiamate urbane o nazionali si possono usare gli apparecchi pubblici collocati lungo le strade, purché si abbia a disposizione la moneta sufficiente.

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