La Storia dell’arte dell’Iran

SECONDA PARTE

L’ARTE IRANIANA DALL’AVVENTO DELL’ISLAM
ALLA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE ISLAMICA

L’ARTE DEL PERIODO ZAND E QAJAR

Cenni storici
Dopo la morte di Nader Shah, suo nipote Shahrokh regnò nel Khorasan per poco, ma ancora una volta il paese cadde nella confusione e nella disordine. Shahrokh non fu in grado di controllare la situazione. Allora Karim Khan, della tribù Lor dell’Iran, intervenne e riuscì a sedare i disordini, prendendo in mano le redini del potere (1751). Egli non scelse per sè il titolo di re, si nominò piuttosto Vakil or-R’oaya (‘delegato del popolo’ o ‘reggente’) e stabilì la propria capitale a Tehran, spostandola dopo poco tempo a Shiraz. Egli all’inizio si impegnò per dare sicurezza al paese, e dopo aver ristabilito l’ordine interno si riappacificò con i paesi confinanti. Karim Khan condonò alla gente la riscossione della tasse per vent’anni. Il suo regno durò 49 anni. Dopo di lui, Lotf Ali Khan prese in mano il potere. Egli pur essendo un uomo corggioso e intelligente, venne sconfitto per il tradimento dei propri vicini e del governatore di Shiraz, da Aqa Mohammad Khan Qajar, che fu allevato e cresciuto alla corte di Karim Khan.
Aqa Mohammad Khan salì al trono ed istituì la dinastia Qajar. Dopo di lui si succedettero al trono, in ordine, suo nipote Fath Ali Shah e dopo il nipote di quest’ultimo Mohammad Shah Qajar e poi il figlio Nasser ad-Din (che regnò per cinquant’anni) e quindi suo figlio Mozaffar ad-Din (regnò dieci anni). Durante il regno di Mozaffar ad-Din Shah ebbe luogo la Rivoluzione Costituzionale ed in seguito il figlio Mohammad Ali Shah e dopo il figlio di quest’ultimo Ahmad Shah regnarono per qualche anno. Quindi Reza Khan Mir Panj, comandante dell’esercito, divenne primo ministro e successivamente fece cadere Ahmad Shah prendendo in mano il potere con il titolo di Reza Shah.
Reza Shah ed il figlio Mohammad regnarono per cinquant’anni in Iran ed infine, a causa del loro atteggiamento anti-islamico e del governo repressivo ed oppressivo, ebbe luogo la Rivoluzione Islamica dell’Iran sotto la guida dell’Alem supremo del tempo, l’Imam Khomeini (la benedizione di Dio su di lui), che trionfò nel 1979. Il popolo in un referendum il primo aprile dello stesso anno votò per l’instaurazione della Repubblica Islamica dell’Iran.
L’evoluzione artistica nel periodo zand e qajar
L’eredità artistica dei Safavidi
Il periodo degli Afsharidi fu segnato del disordine. Nader Shah spese la maggior parte del tempo in guerre e conquiste. Dopo la sua morte, pur avendo garantito l’unità nazionale del paese, a causa della mancanza di un degno successore, l’Iran cadde nuovamente in preda alla confusione e all’instabilità. Per questo motivo non furono create delle opere importanti durante il suo regno e del nipote Shahrokh e quelle eventualmente create furono una continuazione della tradizione artistica safavide. Solo nella pittura si crearono alcune opere ad imitazione degli stili occidentali ed il maggior numero di queste furono ordinati dal sovrano o dai membri della corte.
Tra gli artisti famosi di quel tempo si deve citare il nome di Abol Hasan Nami, tra le cui opere vi furono molti ritratti di Nader Shah o dei membri della corte e lo stile da lui utilizzato era il realismo secondo il metodo dell’arte occidentale.
Il periodo Zand, periodo di pace e di quiete per il paese e per il popolo e anche della ricostruzione dell’arte, è considerato la fase di transizione tra i Safavidi ed i Qajar. Quanto all’architettura, si continuò la tradizionesafavide, anche se in alcuni casi si notano delle innovazioni.
Il monumento dell’Arg-e Karim Khan a Shiraz non ha eguali tra i monumenti dell’epoca dei Safavidi, però le suddivisioni interne dimostrano la tradizione pluri-millenaria dell’architettura soggettivista iraniana. La moschea Vakil a Shiraz è un edificio dotato di iwan, mentre la navata ovvero la grande sala di preghiera ed i cortili dei lati est ed ovest ne sono privi. In realtà si può dire che questo monumento ha una pianta eccezionale con un solo iwan ed un minareto in mezzo alla facciata dell’iwan. Le colonne interne della moschea sono scolpite a forma di spirale da pietre intere e mono pezzo. Le facciate dei cortili sono rivestiti, al di sotto e vicino al suolo, con lastre di pietra e al di sopra fino al soffitto, con piastrelle di maiolica di 7 colori, che è uno stile tipico di Shiraz e delle regioni meridionali dell’Iran. Accanto alla moschea, da un lato si trova la madrasa Vakil, nota con il nome di “madrasa di Baba Khan” e dall’altro lato si trova il bagno pubblico e la palestra sportiva tradizionale detta Hammam-e Vakil, ed ancora accanto alla madrasa c’è il bazar Vakil, che collega il centro della città alla periferia in direzione nord. Alcune sezioni dei palazzi Zand vennero distrutti all’epoca dei Pahlavi per creare spazio alla costruzione di palazzi come le sedi della banca Melli, dell’ufficio regionale del ministero della Pubblica Istruzione e della scuola superiore Shapur.
All’epoca Pahlavi, il palazzo dell’Arg-e Karim Khan fu modificato per ospitare il carcere della polizia locale. All’interno, la sale vennero divise in due piani, in ciascun piano vennero create delle piccole celle mentre all’esterno costruirono il palazzo dell’ufficio regionale della polizia. All’epoca della Repubblica Islamica il palazzo della polizia è stato demolito e la cittadella è stata restaurata e sistemata per l’apertura al pubblico. Gli altri monumenti della città sono i palazzi dei signori feudali del tempo, trasformati durante l’epoca pahlavi in sedi di vari uffici, come l’ufficio delle poste. Attualmente però sono stati svuotati.
Tra le opere dell’epoca qajar ci sono tanti palazzi in questa città, di cui si possono citare il palazzo ed i giardini Eram e Delgosha, il giardino Afif Abad, che ora ospita il museo militare, la moschea Nassir ol-Molk, il complesso della moschea e dell’Hosseiniyeh Moshir ol-Molk. Degne di nota sono anche le decorazioni in gesso e i loro dipinti. La decorazione interna degli edifici in quest’epoca è costituita soprattutto da dipinti, stucchi e e decorazioni fatte con mosaici di specchi colorati. Esse raggiunsero la perfezione proprio nel periodo qajar, e i migliori esempi si trovano nei sacri mausolei dell’Imam Reza (la pace su di lui) a Mashad, di Masumeh (la pace su di lei) a Qom e di Shah Cheragh (la pace su di lui) a Shiraz e in altri mausolei e sepolcri di Shiraz. Anche la lavorazione della ceramica e delle maioliche continuò splendidamente proseguendo la tradizione safavide.
Gli esempi principali di architettura zand si trovano nelle regioni del Fars e di Kerman, tuttavia pur con tutta la loro varietà e la bellezza, esse non eguagliano la grandiosità delle opere safavidi. Forse ciò è dovuto alla tendenza a risparmiare nei costi edilizi, causata dal condono ventennale delle tasse voluto da Karim Khan. La pianta di base degli edifici monumentali, delle abitazioni private e dei palazzi più piccoli in epoca zand, consisteva in genere in un edificio con un iwan a due colonne, una sala di ricevimento e alcune stanze laterali su due piani. Questa tradizione è rispettata anche nella costruzione degli iwan delle moschee e delle madrasa. L’esempio risalente all’era safavide di questo tipo di monumenti, è l’iwan a due colonne all’estremità del lato ovest del grande iwan di Chehel Sotun ad Isfahan. Tra le opere degne di nota degli Zand vi sono tre complessi di palazzi:

– il complesso dei palazzi di Ganj Ali Khan a Kerman, la cui costruzione, pur essendo cominciata in epoca safavide, terminò durante il regno degli Zand, e perciò in esso prevalgono le particolarità di questa epoca. Questo complesso comprende la moschea, la piazza, il bazar, il bagno pubblico ed il caravaserraglio;
– il complesso dei palazzi di Ebrahim Khan che include la madrasa, il bazar ed il bagno pubblico. Negli edifici della madrasa e del bagno pubblico si possono vedere alcune bellissime cornici in gesso;
– il complesso di Karim Khan a Shiraz, che come si è detto sopra, racchiude gli edifici del bazar, il bagno pubblico, la madrasa, la palestra tradizionale, la cisterna per l’acqua, il palazzo governativo, il palazzo residenziale – che fu la sede degli incontri privati di Karim Khan ed attualmente ospita il museo delle opere antiche – e la piazza Vakil che è stata completamente distrutta; al suo posto sono stati costruiti i palazzi della Banca Melli, della scuola superiore e di altri centri commerciali.
L’architettura del periodo qajar
L’architettura qajar può essere suddivisa in due distinti periodi. Il primo va dall’instaurazione della dinastia fino agli anni del regno di Nasser ad-Din Shah, e in esso vediamo la continuazione dello stile safavide e zand con dei piccoli cambiamenti, nella tipologia di costruzione e nella decorazione. Di questo periodo sopravvivono solo pochi esempi sfuggiti al fuore distruttivo dei Pahlavi. Dalla comparazione tra il Talar-e Ashraf a Isfahan (safavide), l’antico palazzo postale di Shiraz (zand), il Takht-e Marmar (zand e qajar) e il palazzo di Qavam ad-Dowleh (dell’anno 1846), si evince che tra di loro vi sono molte somiglianze, sia dal punto di vista architettonico sia da quello ornamentale. In questo periodo, nell’architettura prevalgono gli elementi iraniani e si può sostenere che l’influenza straniera, se pure c’è stata, soprattutto agli inizi del regno di Nasser ad-Din Shah, è stata superficiale ed insignificante.
Sayed Mohammad Taqi Mostafa sostiene che nel periodo qajar non è stata costruita neanche un’opera architettonica dotata d’importanza e di pregio particolare. Le grandi moschee del periodo del regno di Fath Ali Shah, come la moschee Shah a Tehran, a Qazvin, a Semnan e a Borujerd, la moschea Sayed a Zanjan e la madrasa Soltani a Kashan, furono anch’esse costruite secondo lo stile ed il metodo degli edifici del periodo safavide, ma con un valore artistico decisamente inferiore. Il fatto di seguire lo stile architettonico safavide continuò fino alla metà del periodo del regno di Nasser ad-Din Shah, durante il quale l’Iran ritrovò una relativa quiete dopo gli anni di Karim Khan Zand, e l’architettura e le altre arti connesse come la lavorazione delle piastrelle di maiolica, la lavorazione con lo stucco, quella con gli specchietti, la scultura e la pittura ritrovarono un certo splendore. Si intensificarono le relazioni tra l’Iran ed i paesi europei, in particolare con la Russia. Questo fatto aumentò l’influenza straniera in Iran, e pur conservando le tradizioni artistiche del passato, nelle opere si diffusero delle imitazioni relativamente soddisfacenti.
La costruzione di piani interrati con soffitti di mattoni a volta incrociate, la costruzione di ambienti coperti con fontane al centro, l’edificazione di torri del vento, per il condizionamento dell’aria, la suddivisione dei palazzi in settori diversi, come la sala da cerimonia, i gushvareh, le stanze, gli sgabuzzini, le balconate e gli altri elementi dell’architettura iraniana, tutto venne eseguito con delle piccole modifiche in base alle condizioni del terreno, al gusto, alle tendenze, alla disponibiltà economica dei committenti e all’abilità degli architetti.
Gli archi appuntiti della tradizione iraniana durante il periodo qajaro vennero spesso sostituiti da archi semi-circolari. In molti casi all’interno degli archi, aventi la forma di un piccolo iwan, venivano fatte tre aperture strette a forma d’arco, di cui la parte superiore era sempre semicircolare. Si continò la costruzione di palazzi religiosi come le moschee, le scuole, le Tekiyeh e le Hosseiniyeh, pur con delle piccole modifiche, sempre secondo l’antica tradizione delle moschee a quattro iwan.
Una delle influenze straniere nell’architettura dell’epoca fu la creazione di corridoi d’entrata con le scale che conducevano al piano superiore, diramandosi dal pianerottolo in due direzioni opposte. Questa era una tradizione dell’architettura russa e venne introdotta nei palazzi iraniani nella metà del regno di Nasser ad-Din Shah, assumendo comunque un tono iraniano grazie alle decorazioni con specchietti, agòli stucchi e alle piastrelle di di maiolica sulle cornici inferiori. La tipologia dei palazzi a due colonne ossia con una grande stanza al centro ed un iwan a due colonne davanti e alcune semplici stanze laterali su due piani (gushvareh), in altri termini più esposte, i palazzi con più iwan, colonne, stanze, corridoi e camerette su due piani, costruiti ai due lati del monumento, ispirato all’architettura antica, fu anch’essa impiegata e venne combinata e perfezionata con alcune notevoli invenzioni ornamentali.
Anche la costruzione di grandi palazzi con iwan trasversali, sale, piani sotterranei e grandi stanze coperte a quattro colonne con al centro una fontanella, decorate con piastrelle di maiolica, specchietti, stucchi e rivestimenti in marmo, il tutto abbellito con fontanelle e ruscelli, rappresenta una continuazione dell’autentica linea architettonica iraniana, che subiva fasi di evoluzione e di svolta in proporzione alle condizioni del tempo e alle disponibilità economiche di colui che costruiva il palazzo.
Come già detto, l’influenza straniera nell’arte iranica si intensificò dalla metà del regno di Nasser ad-Din Shah e durante il regno di Mozaffar ad-Din Shah e Mohammad Ali Shah. Molti edifici, come il palazzo di Qavam ol-Molk, noto con il nome di Narenjestan a Shiraz, un’altra sua proprietà, nota come la casa della madre di Qavam, il palazzo Afif Abad, posto al centro di un grande giardino, l’antica casa di Jamali situata nel quartiere Masjed-e Now ad Isfahan, la casa di Effat Arastu nel complesso Monshi ad Isfahan, il palazzo Delgosha, nell’omonimo giardino a Shiraz, ecc …, vennero rivestiti, secondo gli stili barocco e rococò del diciottesimo secolo in Europa, con decorazioni di diverso tipo. Questi rivestimenti coprono interamente i palazzi e rendono impossibile riconoscere i materiali impiegati per la loro costruzione. Ciò nonostante le caratteristiche iraniane di questi rivestimenti ornamentali prevalgono sull’intero monumento.
Il secondo periodo dell’architettura qajar, che inizia dagli ultimi anni del regno di Nasser ad-Din Shah, è il risultato dell’unione riuscita tra l’architettura iraniana e quella occidentale. Anche se a volte l’influenza occidentale prevale sugli elementi autentici iraniani, il buon gusto degli architetti iraniani creò da questa unione degli insiemi piacevoli e soddisfacenti in sintonia ed armonia con le condizioni climatiche e geografiche dell’Iran, e in grado di garantire il comfort ed il benessere della gente. Come esempi si possono citare alcuni monumenti e palazzi reali a Tehran, come il palazzo Sahebqaraniyeh nel quartiere di Niavaran, il palazzo Golestan, il palazzo Talar-e Almas, il Badgir sul lato meridionale del palazzo del Golestan.
Il palazzo Sahebqaraniyeh è uno dei palazzi in cui si nota chiaramente l’unione e la mescolanza tra l’architettura iraniana e quella occidentale: la sua grande sala è un’imitazione del palazzo-villa degli Zand noto con il nome di Kolah Farangi che significa ‘capello straniero’, ed attualmente ospita il museo delle opere artistiche antiche di Shiraz. In questo palazzo vi è una grandissima sala con ai lati quattro altre grandi sale di ricevimento rivestite da specchietti e da altre belle decorazioni. Nel tempo ha subito delle modifiche, ad esempio la copertura cupolare del tetto in stile zand è stata sostituita con un tetto a due spioventi, più adatto alle zone montuose e diffusosi durante l’epoca di Nasser ad-Din Shah. Il piano inferiore è costituito da una grande stanza ornata da una fontanella. Questa stanza ha la stessa pianta della grande sala superiore ma con le caratteristiche di una salone dei palzzi estivi. Altre parti e settori del palazzo sono ad imitazione dell’architettura occidentale, e si legano benissimo al palazzo-villa. Quindi le stanze, i corridoi e le altre sale sono costruite secondo lo stile occidentale, rispettando le esigenze della corte qajar.
La grande sala del palazzo del Golestan era dedicata alle cerimonie del re. Due troni d’oro, decorati con pietre e gioielli di grande valore, conosciuti come Takht-e Tavus (il Trono del Pavone) e Takht-e Naderi (il Trono di Nader), entrambi del periodo di Fath Ali Shah, sono sistemati nella zona riservata al sovrano, sul lato ovest della sala. Questa sala è, per quanto riguarda la pianta, simile a quella del palazzo sasanide nella città di Damghan, di cui sono stati scoperti i resti dei muri e delle colonne durante gli scavi archeologi dell’anno 1932-1933. In occasione dell’incoronazione di Mohammad Reza Pahlavi, dalla sala sono stati rimossi i muri e le modifiche apportate negli anni precedenti, ed essa è stata riportata alla sua forma originaria, facendo risaltare la perfetta somiglianza del palazzo Golestan con il palazzo sasanide di Damghan (nella città di Tappeh Hessar). Questo fatto testimonia la continuità delle tradizioni architettoniche iraniane dai periodi antichi fino ai giorni nostri, tramandate dai maestri architetti e muratori alle generazioni successive. Il piano inferiore del Golestan comprende una stanza rettangolare con una fontanella e quattro ampi shahneshin secondo una tipologia diffusa in epoca sasanide. Le altre grandi sale come la sala Ayneh (dello Specchio), la sala Aj (d’Avorio), la sala Sofreh khaneh (del Banchetto), la sala Berelian (del Brillante), il grande corridoio di collegamento e gli altri edifici sul lato settentrionale del palazzo Golestan, che sono adiacenti o collegati al palazzo (attualmente Museo del Golestan), tutti furono costruiti imitando l’architettura dei paesi europei ed adattati alle esigenze della corte. La sala Almas (Diamante), sul lato sud del palazzo, è una grandissima sala che si affaccia sul giardino; ai suoi lati sono state aggiunte delle scale, un pianerottolo, un corridoio ed una zona di custodia delle scarpe. Al piano inferiore, c’è il sotterraneo con varie suddivisioni. Questa sala è costruita ad imitazione dall’architettura dei periodi zand e safavide, con l’aggiunta, a causa delle condizioni climatiche di Tehran, di un piano sotterraneo.
L’edificio del Badgir (la Torre del Vento) ha un ampio piano sotterraneo con sopra la sala principale del palazzo, ecorata con specchietti e bellissime pitture. Le torrette di ventilazione ai quattro angoli del palazzo rivestite con piastrelle di maiolica e con cupolette rotonde di colore giallo oro, servono al condizionamento dell’aria del piano sotterraneo.
La costruzione del palazzo Takht-e Marmar cominciò all’inizio del regno di Karim Khan Zand e fu completato durante il regno dei Qajar. È l’unico palazzo la cui costruzione durò dagli ultimi anni del XVIII secolo alla metà del XIX. La sua pianta è abbastanza simile a quella dell’Iwan-e Madaen, ma si differenzia per il tipo di iwan, in quanto quello del palazzo Takht-e Marmar è del tipo a due colonne, diffuso sin dall’epoca safavide.
L’architettura della metà del periodo qajar non si limita soltanto alla costruzione dei palazzi reali, delle case dei ricchi e dei nobili, bensì comprende anche molti centri commerciali, tra cui piccoli bazar detti Timcheh. Questi bazar con i soffitti costruiti a mattoni, sistemati abilmente a forma di croce, sono da considerare tra le opere artistiche di pregio del XIX secolo. Tra essi possiamo citare: Hajeb ed-Dowleh, Sadr Azam, Mahdiyeh, Ketabforushan, Ala d-Dowleh, Haj Mirza Lotfollh, Amin Aqdas e Qeisariyeh a Tehran; il bazar Sadr Azam a Qom, ed ancor più importante e più bello di tutti è il bazar di Amin ad-Dowleh nella città di Kashan che è degno di nota per quanto concerne l’ampiezza dell’arco, le decorazioni in piastrelle di maiolica ed in mattoni e altri elementi architettonici, nonché le proporzioni armoniose di ogni sua parte.
Questo stile architettonico fu diffuso sino alla fine del periodo qajar, o meglio, fino alla fine della prima guerra mondiale, senza che in esso si registrasse alcuna evoluzione significativa.
Ad eccezione dei palazzi reali, gli edifici di quest’epoca non si sono dimostrati molto resistenti. Questo perché generalmente con i mattoni cotti veniva costruito solo il piano inferiore, mentre il resto dell’edificio veniva costruito con il mattone crudo. I palazzi e gli edifici in cui anche il secondo piano era costruito con il mattone cotto furono invece molto rari, come il palazzo Masudiyeh a Tehran, sede centrale del ministero dell’ Istruzione Pubblica in Via Ekbatan.
Nei monumenti delle città vicine alla zona desertica (nella zona centro-orientale del paese), Yazd, Kashan, Abarqu, Tabas ecc …, al di sopra delle grandi sale si edificavano degli archi con mattoni crudi e fango oppure tetti a forma di cupola reticolata. I migliori esempi di questo tipo di monumenti sono la casa della famiglia Omid Salar ad Abarqu, la casa Sheibani a Tabas e la casa Borujerdi a Kashan. Purtroppo però la manutenzione di questi edifici si rivelò molto complicata ed essi vennero ben presto abbandonati.
Le altre arti
Tutte le arti dei periodi zand e qajar, come l’architettura, proseguirono sulla stessa linea dell’evoluzione artistica del periodo safavide. La fase di transizione dagli Afsharidi agli Zand fu molto breve e d’altronde Nader Shah fu spesso occupato nelle guerre contro i paesi vicini e per mantenere l’unità politica ed economica dell’Iran. Questo fatto non favorì attività di grande rilievo artistico, o per lo meno non è rimasta nessuna opera ad eccezione di una grande tela (delle dimensioni di 1,60×3 metri) che è dipinta secondo lo stile occidentale e realistico e ritrae Nader Shah mentre restituisce la corona di Mohammad Shah Gurkanide, sovrano dell’India. Questo stile di pittura si diffuse dopo il ritorno di Mohammad Zaman (il pittore inviato in Italia per apprendere lo stile di pittura occidentale).
I dipinti rimasti di epoca Zand, gran parte dei quali sono opera di uno o due pittori della corte di Karim Khan, sono dipinti con uno stile quasi realistico. In questi dipinti si è cercato di riflettere il benessere del periodo Zand e sono stati usati i colori ad olio tra cui prevalgono quelli del gruppo rosso, mentre il colore verde è stato usato poco. In essi non appaiono in genere i sovrani dell’Iran antico o i grandi personaggi della corte Zand. Dopo il passaggio del potere ai Qajar, i pittori entrarono alla corte di Aqa Mohammad Khan e Fath Ali Shah e dipinsero i ritratti dei principi e di altri membri della corte. La pittura qajar può essere suddivisa nelle seguenti categorie:
– ritratti di principi e di cortigiani con abiti lussuosi;
– scene di corte come l’incontro con ambasciatori, delegati politici e diplomatici o del popolo con lo Shah;
– scene di ricevimenti e di varie cerimonie di festa come il ballo e le danze che spesso venivano eseguiti dalle donne per il divertimento delle famiglie benestanti.
– scene di epica nazionale; questo tipo di pittura nota con il nome di pittura da caffè, continua ancora oggi nella Repubblica Islamica dell’Iran.

I pittori osservavano anche le antiche tradizioni della pittura, però sfortunatamente non ne sono rimaste molte opere. È da sottolineare che i ritratti dei personaggi famosi della scienza e della religione ebbero ed hanno tutt’ora, una diffusione particolare.
La pittura dei periodi zand e qajar può essere considerata una svolta che determinò la creazione di una scuola artistica interamente iraniana che affonda le sue radici, da un lato nella tradizione, e dall’altro nelle caratteristiche e nei vantaggi acquisiti dall’arte orientale. In queste opere, tranne alcuni casi eccezionali dove l’artista è stto costretto ad inserire paesaggi naturali, prevalgono i colori caldi ossia il rosso, l’arancione e il giallo mentre i verde ed il blu sono usati pochissimo. La composizione delle opere zand è simile alle opere dei pittori del gruppo di Mohmmad Zaman, ovvero rapresentazione di visi affacciati ad una finestra, di cui la metà è coperta da una tenda e in un’altra metà è dipinta una parte di un panorama immaginario, secondo lo stile pittorico del periodo rinascimentale artistico italiano.
Agli inizi del periodo qajar si continuò secondo questa tradizione zand, ma molto presto si aggiunsero sullo sfondo altri particolari e il disegno di un tappeto steso per terra. Inoltre, durante il periodo qajar, si diffuse un altro tipo di pittura detto “gol-o-morg” ‘fiori e uccelli’ che er anch’essa di epoca zand. Essa veniva spesso uata per abbellire i soffitti, le porte, le copertine dei libri e i portapenne. Pittori famosi di questo periodo furono: Mirza Baba, Sayed Mirza, Mohammad Sadeq. Questi pittori, una volta riunitisi a Tehran presso la corte qajar, fondarono la scuola qajar di pittura.
Tra i ritrattisti famosi di epoca qajar, si possono citare i nomi di Mehr Ali Esfahani, ritrattista di Fath Ali Shah; Abdollah Khan, ritrattista del principe Abbas Mirza; Mohammad Hasan che dipinse i ritratti del principe Bahram Mirza e di altri principi qajar.
I pittori di danzatrici, musiciste e acrobate, la cui raffigurazione era più immaginaria che realistica, non firmarono la maggior parte delle loro opere, a causa del carattere offensivo di questi lavori secondo il credo popolare del tempo e per prevenire eventuali reazioni nei loro confronti.
I quadri che ritraggono sapienti, scienziati e poeti famosi furono spesso opera del pittore Rajab Ali che in genere citava il suo nome in un verso di poesia. Ci sono anche numerose opere religiose con temi tratti dalla storia del Profeta Yusuf (la sua infanzia, la sua andata in Egitto, il suo ritorno dal padre); queste opere, dipinte secondo lo stile dei dipinti di corte, sono generalmente prive di firme d’autore.
Nel periodo qajar furono anche create opere innovative, che pur essendo di numero esiguo, sono dotate di grande valore pittorico. Queste opere rappresentano soggetti paesaggistici (Mahdi Mahdi al-Hosseini), i ritratti degli Imam Ali, Hasan, Hossein, di Salman, il compagno del Profeta, di Qanbar, il servo dell’Imam Ali (Ebrahim Naqqashbashi); i ritratti di grandi personaggi mistici come Nur Ali Shah (autore di Ismail Jalayer), scene di vita privata come quelle di donne che tessono i tappeti (opere del pittore Musa) o panorama di Tehran (opere di Mohammad Khan Malek Saba). Tra i quadri di questo periodo, le più realistiche sono quelle del pittore Ali Akbar Mozayyan ed-Dowleh (ad esempio la scena dell’aratura), non inferiore alle opere occidentali che egli probabilmente studiò a fondo. Il pittore Aqa Bozorg Naqqashbashi fu contemporaneo degli artisti citati ma di lui ci sono rimaste pochissime opere.
Un altro pittore famoso di questo periodo fu Mohammad Ghaffari, noto con il nome di Kamal ol-Molk, pittore di corte di Nasser ad-Din Shah e di Mozaffar ad-Din Shah. Egli visse sino all’epoca di Reza Shah Pahlavi. Kamal ol-Molk iniziò dipingendo panorami simili a quelli dipinti da Mahdi Mahdi al-Hosseini, per poi rivolgersi in seguito ad un dettagliato realismo. Durante il regno di Mozaffar d-Din Shah si recò in Europa e si dedicò allo studio e alla copiatura delle opere classiche dei pittori europei. Al rientro in Iran, insegnò ciò che aveva appreso ai propri allievi diffondendo il realismo e la pittura naturalistica. Il suo stile abbandonò i tratti iraniani qajar, e si avvicinò molto alle opere classiche europee. Tra i suoi lavori più noti si possono annoverare i seguenti quadri: la Fattucchiera di Baghdad, il Giardino e la Fontanella del Palazzo Golestan, la Sala dello Specchio, la Stanza della Fontanella del Palazzo Sahebqaraniyeh, il Cartomante ecc… La sua tendenza verso le opere occidentali e il suo insegnamento causarono l’abbandono dello stile tradizionale qajar ed egli incoraggiò gli artisti iraniani a seguire la via tracciata dall’Occidente. Tra i pittori che si orientarono verso la pittura fantastica (detta anche “pittura da caffè”), si devono citare i nome di: Hossein Qullar Aqassi, Mohammad Modabber, Abbas Buki Far, Mohammad Habibi, Hossein Hamidi, Hasan Esmailzadeh, Chelipa e Mirza Mahdi Shirazi. Tutti questi pittori divennero famosi durante il periodo pahlavi ma il loro stile fu (ed è) qajar.
Un successo considerevole ebbero anche le arti della lavorazione con gli specchi, gli stucchi, le finestre con i vetri colorati. Si può dire che la decorazione con i vetri non ebbe in nessun epoca lo splendore e la bellezza del periodo qajar, mentre la decorazione con le piastrelle di maiolica, pur essendo ancora diffusa, non riuscì ad egugliare il livello delle opere create all’epoca safavide; per quanto concerne il disegno e la forma però, ispirandosi ai sette colori dell’arcobaleno, si registrò una nuova invenzione nelle piastrelle di maiolica nota con il nome di “maiolica dai sette colori”, i cui disegni sono espressi in fiori, soprattutto la rosa. Le migliori opere di quest’arte si possono ammirare nel Fars e a Kerman. In questo periodo comunque la pittura ebbe un’evoluzione molto lenta, e non ci furono artisti in grado di eguagliare gli abili pittori dell’epoca safavide.
Anche per quanto riguarda la lavorazione dei metalli, si continuò ad imitare gli stili safavidi e sono davvero rare le opere nuove di epoca qajar. Stessa cosa per quanto riguarda i tappeti e gli altri tessuti. Il ricamo in oro, o il termeh, ecc., non persero importanza, ma la produzione si limitò a copiare o a imitare quella safavide.
La scultura e la lavorazione della pietra dell’epoca sono abbastanza degne di nota. Molto diffusi furono i leoni scolpiti in pietra, le grandi finestre fabbricate da un unico pezzo di pietra, le cui misure a volte furono di 2×4 metri e che si installavano nei piani sotterranei, e le lastre di pietra incise. Lo stile qajar in quest’arte si distingue per le tracce di lima lasciate sulla pietra.
Tra le arti che ebbero una sorta di rinascita durante il periodo qajar, c’è l’arte della decorazione a mattoni. I mattoni venivano cotti in un o stampo di forma convessa dopo essere stati incisi con disegni ch si ripetvano. Nelle città di Tehran e di Yazd si possono vedere esempi di queste opere. Questa è un’arte autentica, originale e molto antica, per molto tempo dimenticata. La somiglianza tra le opere di quest’arte ed i disegni a mattone delle opere architettoniche del sud della Spagna, è un argomento molto interessante che merita di essere studiato seriamente.



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