La Storia dell’arte dell’Iran

PRIMA PARTE

L’ARTE DELL’IRAN PREISLAMICO

L’ELAM E LA CIVILTÀ URBANA DELL’IRAN

Nel quarto millennio, probabilmente prima tra i Sumeri e successivamente nella zona di Susa, un certo numero di società rurali sedentarie si unirono tra loro, dando origine a un tipo nuovo di aggregazione economico-culturale, che noi definiamo “città”. Presso i Sumeri, tale periodo coincide con la costruzione di Uruk, una città caratterizzata da un elevato fermento economico che cancellò alcune delle caratteristiche della vita di villaggio. Ad esempio, la crescente domanda di ceramica comportò l’eliminazione, o almeno la semplificazione, delle decorazioni, e l’affermazione di stili e forme più grezze ed elementari. Queste ceramiche, note come “ceramiche di Uruk”, si diffusero in tutta la Mesopotamia meridionale, centrale e settentrionale, fino in Siria, e con ogni probabilità influenzarono anche le ceramiche di Susa. In questo stesso periodo, anche Susa divenne una città, anzi, il centro di un paese. Alcune popolazioni indipendenti della regione, chiamate Elamiti, che a partire da quest’epoca diedero il loro nome alla zona di Susa e a gran parte dell’Iran, parteciparono all’ondata di urbanizzazione sumerica, finendo per costituire un elemento di “competizione” per i Sumeri stessi. È ipotizzabile che gli abitanti di Susa, caratterizzati da usi e costumi di grande forza, furono in grado di utilizzare le condizioni naturali, culturali ed economiche esistenti per attuare nelle piane dei fiumi Karkheh e Karun uno sforzo simile a quello già profuso dai Sumeri. Ne consegue che l’affermazione della regione di Susa e della sua capitale sia dovuta allo stesso tipo di vitalità e la stessa accelerazione verso il progresso economico e l’accumulo di ricchezze che provengono proprio dall’attività e dall’impegno dell’uomo; e ancora alla medesima organizzazione religiosa e culturale il cui risultato è l’unità e unanimità di pensiero del popolo. A Susa venne eretto un grande tempio per il culto dei popoli uniti dell’Elam, i cui custodi esercitavano anche la funzione di giudici e di guida. In questo periodo emersero importanti personalità la cui opera risulta purtroppo in gran parte ignota a causa della scomparsa di documentazione scritta durante i rivolgimenti della storia.

Al contrario di quanto successo ad Uruk, a Susa la ceramica presenta anche in questo periodo, come nelle epoche precedenti, decorazioni estremamente significative. Esse erano per lo più disegnate su sigilli a forma di bottoni convessi, e gradualmente assunsero maggiore perfezione. Sugli stessi sigilli si notano anche disegni cruciformi assai somiglianti alle decorazioni dei vasi e dei piatti, e soggetti con tratti inediti (Fig. 4).

Nelle rappresentazioni si notano di nuovo immagini di un dio-animale dotato di corna, simbolo di potere e forza, che sconfigge e assoggetta leoni e serpenti. Talora nei disegni appare anche il pesce-sega, evidente testimonianza della vicinanza al mare e dell’attività di pesca. È possibile ipotizzare che i disegni rappresentino una qualche forma di attività religiosa associata alle attività ufficiali di governo di quel territorio. Questo essere mitologico, come risultato dello sviluppo delle credenze del popolo, alla fine assunse un vero e proprio carattere divino e divenne una forza possente e sovrumana di giudice la cui azione e i cui ordini sono eseguiti da un vicario, a lui inferiore, ma partecipe del suo governo, il quale officia il rituale religioso.

Gli abitanti di Susa, definiti da questo momento in poi Elamiti, trasmettono queste figure ai Sumeri e questo determina la nascita di una nuova civiltà urbana che è il risultato dello sforzo simultaneo di di Sumeri ed Elamiti, dotati di due culture distinte e che pur tuttavia hanno contribuito in modo eccezionale alla creazione di una nuova cultura e civiltà umana.

Con l’invenzione della scrittura, questa nuova civiltà urbana entrò nella “storia” e divenne quindi una civiltà storica. Sebbene ci sia unanimità nel ritenere che la scrittura sia stata inventata dai Sumeri nella seconda metà del quarto millennio, bisogna tuttavia dire che nello stesso periodo essa fu introdotta anche dagli Elamiti, la cui scrittura era tuttavia completamente differente da quella dei Sumeri – ancorché utilizzata molto raramente. Inoltre, la scrittura era utilizzata soprattutto per annotare e registrare derrate e scambi di merci, che venivano inventariate, come presso i Sumeri, su tavolette od ogive. Queste ogive, di terracotta o di ceramica, erano piuttosto grandi, vuote e avevano al loro interno degli oggetti a di varie forme geometriche- a sfera, cono e piramide – che servivano a fare i calcoli. Gli Elamiti, come i Sumeri, per tutto il periodo antico utilizzarono dei sigilli cilindrici per registrare e numerare le merci e questo sistema era utilizzato soprattutto con le tavolette di argilla. I sigilli erano dei piccoli cilindri sui quali erano incise delle scritte e talora anche dei disegni, che venivano impressi sulle tavolette di argilla ancora umida e morbida. Una volta impresse con tali incisioni, le tavolette assumevano valore di documenti ufficiali, proprio come la nostre carte, che assumono valore legale grazie a un timbro; le tavolette legate agli imballi delle merci garantivano così la loro congruità. Questo lavoro era svolto da segretari statali, che oltre ai cilindri usavano anche le ogive.

Sui cilindri venivano incisi disegni e scritte sia ornamentali sia religiose, che mostrano la religiosità dell’epoca. Questa nuova avanguardia artistica lasciò tracce importantissime anche sulle altre arti. Questi artisti, operavano sulle basi degli usi, dei costumi e delle credenze della loro terra e fu proprio questo il motivo della ricchezza della loro arte.Tale arte, inoltre, raggiungeva la maggioranza di una popolazione che ancora non era in grado di apprezzare i vantaggi della scrittura. Il complesso di queste arti rappresentative e plastiche raggiunse il suo apice di armonia ed equilibrio senza deviazioni o passi falsi. Così, essa, nella storia dei popoli antichi occupa senza dubbio il primo gradino, in quanto l’insieme delle arti collegate tra loro e la scultura diedero inizio a una civiltà vera e propria, nel senso compiuto del termine. Bisogna comunque ricordare che a Susa e a Uruk non sono stati rinvenuti sigilli cilindrici appartenenti a quest’epoca. Tuttavia, sono stati trovati molte tavolette con le immagini di generi alimentari e complessi commerciali, che erano stati registrati per mezzo di quei timbri, insieme ad altre tavolette e sfere stampate con gli stessi cilindri. Sembra, così, che le tavolette e le ogive utilizzate per l’imballaggio delle merci venissero spedite nella capitale per il vaglio, la registrazione, la conferma e varie altre formalità burocratiche. La maggior parte delle tavolette e delle ogive è stata trovata a Chaghamish, scoperte recentemente da Pierre Delougaz e Helene Kantor, i cui scavi sono tuttavia incompleti e devono proseguire.

L’arte espressa da questi sigilli è molto differente da quella rurale dei periodi precedenti, e anche da quella dei popoli migranti e nomadi dei periodi successivi. Lo stile di questo periodo è contraddistinto da un particolare tipo di realismo che fa emergere chiaramente, sotto la patina del tempo, i tratti psicologici e culturali della vita nelle città. In questo stile si scorge una purezza ed un candore che rendono il disegno particolarmente meritevole, mentre, contemporaneamente, preparano la nascita dell’arte del bassorilievo e della statuaria. In ogni caso, è opportuno ricordare che il “realismo” che caratterizza lo stile di quest’epoca non è privo di elementi contraddittori ed esagerazioni, come la persistenza di disegni ornamentali dotati di elementi oltremodo ricchi. Possiamo dire che questo stile è all’origine di tutte le altre forme artistiche del Vicino Oriente antico di tutte le epoche successive, e ha influenzato anche alcune regioni più lontane.

La presenza di questo complesso artistico visuale, oltre a mostrare l’originalità e l’indipendenza dell’arte elamitica, rivela gli splendori culturali e religiosi di tale popolo e contribuisce a sottolineare le somiglianze tra le civiltà susiana e quella babilonese; somiglianze che probabilmente affondano le loro radici in tempi molto remoti, nell’origine stessa dei due popoli, e che potrebbero far pensare ad una parentela molto antica. In ogni caso, tra i soggetti delle decorazioni, continuano a prevalere quelli di tipo zoologico, rappresentazioni come sempre di forze naturali benedette e allo stesso tempo terrificanti e minacciose. I Susiani, a differenza dei primi Sumeri, associavano a queste forze degli attributi iperbolici, che realizzavano raffigurando o modellando degli esseri dal corpo enorme, soprattutto creature mitologiche come demoni, oppure esseri dal corpo animale e testa umana (o viceversa), o creature proteiformi come ad esempio leoni con ali e artigli di falco, ovvero orecchie di cavallo e squame di pesce al posto della criniera. A fianco di queste creature, venivano spesso rappresentate personalità mitologiche vittoriose o domatrici. Popolari divennero anche decorazioni che raffigurano scene di attività quotidiane della gente, in genere quelle che costituivano le loro fonti di guadagno (Fig. 5).

Si può affermare che nell’antico Elam la caccia avesse conservato la sua importanza nella vita della popolazione, mentre anche l’allevamento aveva la sua parte di rilevanza, dato che abbiamo rappresentazioni di offerte di ovini al nume tutelare della città o al suo rappresentante. Sebbene non siano rimaste raffigurazioni che indichino la continuità dell’attività agricola a Susa, sappiamo – dal ritrovamento di numerosi magazzini – che la città era all’epoca uno dei più importanti centri cerealicoli.

Un altro elemento degno di attenzione nel periodo urbano di Susa è l’emergere di mestieri e industrie specialistiche, come la tessitura, la panificazione, e la fabbricazione e conservazione di vasellame, che costituivano le produzioni dell’Elam destinate all’esportazione e per le quali l’Elam rimase famoso nei secoli. Bisogna anche menzionare la metallurgia, dato che sono rimasti molti manufatti in rame, argento e oro che risalgono a questa epoca. Come è stato detto, infatti, il più antico corpo saldato d’oro che sia stato mai trovato, risale alla Susa del quarto millennio: un cane con sulla schiena un anello, da appendere al collo o altrove. Questi manufatti mostrano come in quel periodo l’arte dell’Elam avesse fatto grandi progressi. Sono state rinvenute inoltre alcune sculture in pietra che mostrano l’interesse che gli abitanti di Susa e dell’Elam nutrivano nei confronti delle arti plastiche. I ritrovamenti ci restituiscono l’immagine di un popolo consapevole, libero, sicuro dei propri mezzi e che ambiva a creare un’arte e una civiltà vera.

È possibile, in generale, paragonare le caratteristiche di questa civiltà con quelle delle città della Grecia antica, sebbene, dal momento che l’Elam è molto più antico, non vi sia alcuna contemporaneità tra le due.

Le solide istituzioni burocratiche, produttive e artistiche fin qui esaminate, mostrano un’attitudine a un certo tipo di libertà e di esercizio di libero pensiero – o per dirla con un termine occidentale, di antica “democrazia”. Un altro tratto distintivo di questa civiltà è costituito dallo stretto legame con la religione e il culto, e dalla centralità da essi rivestita. I resti architettonici, invece, indicano che i Susiani – e gli Elamiti in generale – risiedevano tutt’intorno al complesso monumentale del tempio, e ai piedi della sua base, che ancora si erge sulla collina al centro della città, come mostrano i reperti rinvenuti. L’edificio – il tempio della città, cioè – appare eretto su un’ampia superficie rialzata che dominava il cuore stesso della città (modello che servirà probabilmente in seguito come esempio per le prime ziggurat), e serviva anche come centro dell’amministrazione pubblica; è possibile anche spingersi a ipotizzare che il governatore reggente della città vivesse nel complesso, e poiché il suo compito era sia di esercitare l’imperio sulla città che di officiare il rituale religioso, è detto re-sacerdote. È stata ritrovata una raffigurazione di questa figura accanto al tempio, una raffigurazione che descrive il rango e lo status di una capo militare trionfante. Essa è l’unica di questo genere che sia stata trovata fino a oggi, e sembra si tratti di una figura molto simile a quelle delle divinità animali prodotte nella Susa dell’inizio del periodo urbano.

La civiltà elamitica di Susa spaziò fin nelle piane del Karkheh e del Karun, e anche oltre. Gli scavi effettuati recentemente da archeologi iraniani nelle regioni centrali del Paese – a Robat-e Karim e a Cheshme Ali, vicino a Ray – hanno portato alla luce tracce di civiltà urbane assai evolute. Gli scavi, che sono ancora in corso, mostrano che queste città, attive tra il quarto e il terzo millennio, erano dotate di istituzioni e strutture progredite. Le distillerie e i resti di vigneti ritrovati indicano che l’orticultura e la trasformazione della frutta in eccesso in prodotti strategici e utili da conservare erano parte delle attività e delle occupazioni diffuse in esse. Il distillato d’uva può essere conservato per anni in otri o botti, e con ogni probabilità gli abitanti di questa città e delle altre ad essa simile scambiavano merci con quelli di Karkheh, Karun e Susa.

L’influenza della civiltà elamitica sulle città dell’Iran centrale e sulla parte orientale dell’altopiano è appurata e fuori discussione; tuttavia la parentela tra gli abitanti delle pianure centrali e quelli di Karkheh e Karun era più stretta rispetto a quella tra Susa e quelle regioni. Allo stesso tempo, fino all’istituzione dell’impero persiano, la storia non registra alcun tipo di scontro militare o intercorso violento tra l’Elam e le città delle pianure. I Susiani, come i loro cugini Sumeri, furono sempre un buon esempio e un ottimo modello per i popoli limitrofi, e la loro condotta fu molto differente da quella degli abitanti dei monti Zagros. I popoli che abitavano i piccoli agglomerati urbani degli Zagros preferivano le azioni di guerra o di assalto alla paziente vita di commercio, scambi e cultura, piombavano regolarmente giù dalle montagne per attaccare le città, sumeriche prime e assire dopo. Nonostante questo essi erano degli ottimi difensori della frontiera a occidente dell’Iran. I Susiani, che furono fondatori di una nuova civiltà, amavano sviluppare al massimo le loro attività. Per questo, una volta collegatisi ai principali centri commerciali, estesero le loro strade fino ai punti più lontani. Susa divenne di fatto la capitale di un paese, l’Elam, che si estendeva su buona parte dell’Iran e che manteneva sotto la propria influenza numerosi centri urbani minori distribuiti fino all’Iran centrale. Nella cittadella di Siyalk, ad esempio, sono stato trovati edifici elamitici, eretti probabilmente per partecipare della ricchezza di quella regione, oppure utilizzati come magazzini posti lungo le vie di comunicazione e di trasporto di granaglie e derrate, che venivano portate a Susa, o, al contrario, da Susa verso le città centrali. Se accettiamo questa ipotesi, allora possiamo considerare Liyan (l’odierna Bushehr, sulla costa orientale del Golfo) come una delle basi commerciali che servivano da deposito per le derrate che arrivavano all’Elam via mare.

La civiltà urbana di Susa, completamente distinta da quella omologa dei Sumeri, fiorì nel contesto del continente asiatico a contatto con gli Egiziani prima delle dinastie reali. Si può ipotizzare che gli Elamiti di Susa stabilirono relazioni commerciali con l’Egitto via mare, e questa sarebbe una valida prova per dimostrare la forza e l’influenza della civiltà di Susa nel mondo antic
 

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