NAGHSH E JAHAN

Meydane-E Emam (Naghsh-E Jahan)

La piazza Naghsh-e Jahan fu costruita al tempo dei timuridi, in una dimensione minore di quella attuale. Al tempo di Shah Abbas I la piazza fu ampliata e acquistò la forma che conserva tuttora. Alcuni dei più importanti edifici che circondano la piazza furono edificati in questo stesso periodo. In seguito allo spostamento della capitale dell’Iran da Esfahan a Shiraz, piazza Naghs-e Jahan perse gradualmente la sua importanza. In epoca qajar la piazza e i suoi edifici andarono in rovina. All’inizio dell’epoca dei Pahlavi tutti gli edifici intorno alla piazza furono completamente restaurati. L’opera di restauro di questi edifici continua tutt’oggi in maniera assidua.

La piazza fu costruita dai safavidi in un luogo dove precedentemente si trovava un grande giardino chiamato appunto Naghsh-e Jahan. La piazza è lunga più di 500 metri e larga 165 metri e la sua superficie è di circa 85 mila metri quadrati. Al tempo di Shah Abbas I e dei suoi successori la piazza era utilizzata per le partite di polo, per le parate dell’esercito e per lo svolgimento di cerimonie, feste e manifestazioni diverse. Le due porte di pietra per il polo, che ancora esistono nei lati settentrionali e meridionali della piazza, sono una memoria di quel periodo. Lungo il perimetro della piazza sono stati costruiti magnifici edifici come la moschea di Sheykh Lotfollah, la moschea Jame’-e Abbasi (o moschea Emam), il palazzo Ali Qapu e il portale Gheysarie, ognuno dei quali è un esempio splendente dell’architettura del periodo safavide.  Queste opere sono frutto della creatività e dell’arte di esperti architetti iraniani, in particolare Sheykh Baha’i, Ali Akbar Esfahani e Mohamad Reza Esfahani.

Prima della costruzione degli attuali edifici al tempo di Shah Abbas I, la piazza – allora più piccola – era stata utilizzata come luogo per le esecuzioni dei condannati a morte e per lo svolgimento di alcune cerimonie ufficiali come la festa del nowruz. Diverse fonti hanno stimato la costruzione della piazza nell’attuale forma al tempo del regno di Shah Abbas I, nell’anno 1602. Ciò nondimeno sin dall’inizio del regno di Shah Abbas la superficie della piazza era stata ampliata di molto rispetto alla piccola piazza precedente e diverse volte vi si erano svolte luminarie e spettacoli di fuochi d’artificio.

È probabile che la costruzione di questa piazza sia stata realizzata ispirandosi al disegno della piazza Hassan Padeshah a Tabriz. Ali Akbar Esfahani e Mohamad Reza Esfahani sono due degli architetti che hanno progettato la piazza e l’hanno edificata nella forma attuale. Il nome di questi due architetti risalta sul portale della moschea Jame’-e Abbasi e nel mehrab della moschea di Sheikh Lotfollah.

Per tutto il periodo della costruzione della piazza e poi per tutta l’epoca safavide, la piazza fu viva e piena di attività, ma durante il regno di Shah Soleyman e di Shah Soltan Hosseyn gradualmente la cura della piazza fu abbandonata. Sotto il regno di Shah Soltan Hosseyn i ruscelli d’acqua poco a poco ristagnarono e gli ultimi alberi rimasti – e che lo stesso Shah Abbas aveva piantato – si seccarono.  Nel periodo qajar non si prestò attenzione alla piazza, come pure agli altri edifici storici di Esfahan. Alcune parti del palazzo del nagghare-khane (NdT: palazzo dal cui portico si rullavano i tamburi a intervalli fissi) furono distrutte durante il periodo agitato che l’Iran attraversò dall’attacco degli afghani fino allo stabilirsi del governo dei Qajar. Nel periodo della signoria di alcuni governatori locali come il principe Zell-os-Soltan e il principe Sarem-ed-Dowle, il complesso di piazza Naghsh-e Jahan arrivò sull’orlo della distruzione. Alla fine del periodo qajar una grande parte delle sculture era distrutta, la decorazione delle cupole era in rovina e la piazza aveva bisogno di restauro in ogni sua parte.
La piazza fu nominata “Naghs-e jahan” in quanto, prima dei safavidi, esisteva in luogo della piazza un giardino con quel nome. Questo giardino aveva preso a sua volta questo nome da una città dell’Azerbaijan ora chiamata Nakhcivan. Hamdallah Mostowfi ha detto ha proposito di questa città: “è una città piacevole chiamata “Naghsh-e jahan” (“immagine del mondo”) e la maggior parte dei suoi palazzi sono costruiti in mattoni”. Dopo il restauro della piazza e degli edifici che la circondano, all’epoca di Reza Shah, il nome ufficiale della piazza fu cambiato in “piazza dello Shah” e quello della moschea “Jame‘-e-Abbasi” in “Moschea dello Shah”. Oggi il nome ufficiale della piazza è “piazza dell’Emam” o “piazza Emam Khomeyni”.

 Piazza Naghsh-e Jahan: opinioni degli storici.

Jane Dieulafoy, viaggiatrice francese che nel 1880 visitò la piazza, così scriveva: “io non ho bisogno di sforzarmi come Pitagora nella soluzione di problemi importanti, poiché per me è evidente e posso con certezza assoluta affermare che nel mondo civilizzato di oggi non esiste alcun tipo di costruzione che per ampiezza, bellezza e simmetria, sia degno di essere comparato a questa piazza. Questa non è la mia opinione personale, gli altri specialisti europei di architettura e ingegneria condividono la stessa opinione”.

Anche Pietro della Valle, viaggiatore italiano espresse la sua opinione: “tutt’intorno, questa piazza è racchiusa da edifici uguali, ben proporzionati e belli, la cui successione non si interrompe in nessun punto. Le porte sono grandiose; le botteghe si trovano a livello della strada; le logge, le finestre e le mille decorazioni differenti che si trovano al di sopra di esse  compongono uno splendido panorama. La proporzione dell’architettura e la raffinatezza dell’opera sono motivo dello splendore e della bellezza della piazza. Nonostante i palazzi di piazza Navona a Roma siano più imponenti e più ricchi, se trovassi il coraggio direi che per una serie di ragioni preferisco piazza Naghsh-e Jahan”.

Il prof. Heinz, iranista tedesco contemporaneo, scrive a proposito di piazza Naghs-e Jahan: “La piazza si trova al centro della città; in occidente non abbiamo nulla di simile dal punto di vista dell’ampiezza e dello stile architettonico e dei principi urbanistici”.

Jean Chardin, famoso viaggiatore francese, menziona piazza Naghsh-e Jahan come centro di commercio.

Gli edifici che circondano la piazza

Il professor Arthur Pope nel suo libro sull’architettura iraniana, scrive a proposito della Moschea dell’Emam: “La costruzione di questa moschea, nonostante l’impazienza di Shah Abbas per il completamento dei suoi lavori, avanzò molto lentamente, tanto che l’ultimo rivestimento marmoreo fu completato nel 1638. Quest’opera è una manifestazione del vertice raggiunto in mille anni di costruzione di moschee in Iran”.

L’iscrizione sul portale della moschea, in calligrafia sols, opera di Ali Reza Abbasi, rinomato calligrafo dell’epoca safavide, datata 1616, dice che Shah Abbas fece costruire questa moschea con il suo patrimonio personale e che essa era dedicata in suffragio dell’anima del suo illustre antenato Shah Tahmasb. Sotto questa iscrizione ne fu collocata un’altra ad opera del calligrafo Mohamad Reza Emami, con la quale si magnificava l’architetto della nuova moschea principale di Esfahan, ossia Ali Akbar Esfahani. L’altezza della grande cupola della moschea è di 52 metri, l’altezza dei suoi minareti interni di 48 metri e quella dei minareti dell’ingresso, che danno sulla piazza, di 42 metri. Grandi lastre di pietra massiccia marmorea e preziosi sangab (NdT: grandi vasi di pietra che venivano riempiti di acqua), soprattutto il sangab, datato 1683, che si trova nello shabestan (NdT: spazio della moschee destinato alla preghiera notturna) a ovest della grande cupola, sono tra le cose interessanti da vedere di questa moschea che non ha pari nel mondo islamico”.

La moschea di Sheykh Lotfollah si trova nel lato orientale della piazza. La sua costruzione, iniziata nell’anno 1602 per ordine di Shah Abbas I, fu completata nel 1619. L’architetto della moschea fu Mohamad Reza Esfahani e le iscrizioni del portale in stile sols sono del famoso calligrafo di epoca safavide Ali Reza Abbasi. Shah Abbas fece costruire questa moschea per magnificare Sheykh Lotfollah, uno dei grandi teologi sciiti, originario di Jabal Amel (nell’attuale Libano), nonché suo suocero. Accanto a questa moschea fu costruita anche una scuola per l’insegnamento di Sheykh Lotfollah, oggi non più esistente. La moschea di Sheykh Lotfollah non ha né minareto né sahn(corte tipica dell’architettura delle moschee) ma la sua grande cupola è un esempio unico nell’architettura delle moschee. Tra le peculiarità della moschea vi è la soluzione al disallineamento del vestibolo di ingresso della moschea rispetto alla direzione della Mecca, trovandosi la moschea nel lato orientale della piazza.

La moschea Jame‘ Abbasi, la cui costruzione fu iniziata nel 1611 per ordine di Shah Abbas I, fu completata nel 1616. Nello stesso anno iniziarono i lavori di decorazione della moschea che continuarono per tutto il periodo del regno dei due successori di Shah Abbas. L’architetto di questa moschea è Ali Akbar Esfahani e le iscrizioni del portale sono del calligrafo Ali Reza Abbasi. Nella madrasa a sud ovest della moschea fu collocata una semplice lastra di pietra in un punto tale che essa indicava precisamente il mezzogiorno di Esfahan nelle quattro stagioni: i calcoli a essa relativi sono attribuiti a Sheykh Baha‘i. Tra le particolarità di questa moschea vi è l’eco che si produce sotto la grande cupola alta 52 metri.

Palazzo Ali Qapu, che nel periodo safavide era chiamato “palazzo dowlatkhane”, fu costruito su ordine di Shah Abbas I. Il palazzo ha 5 piani e ognuno di essi ha una decorazione particolare. Le pitture murali di Reza Abbasi, pittore famoso dell’epoca safavide, che decorano le pareti del palazzo e le stuccature dei muri dell’edificio sono molto belle, in particolare gli stucchi della “sala del suono” che hanno anche proprietà acustiche: in occasione delle esecuzioni musicali questi stucchi armonizzavano le melodie suonate e le diffondevano senza il riverbero del suono.  Durante il regno di Abbas II, nel 1644, fu aggiunta una meravigliosa sala a questo palazzo e la decorazione dell’edificio fu completata. Shah Abbas e i suoi successori ricevevano in questo palazzo gli ambasciatori e gli ospiti di alto rango. Dall’alto di questo palazzo si gode una bella vista della città di Esfahan. Si dice che la porta d’ingresso del palazzo sia stata portata qui dalla città Najaf e che fosse questo il motivo della denominazione di Ali Qapu ma secondo un’altra versione il nome si riferisce alla porta ottomana Bab al-Ali.

Oltre agli edifici che ancora esistono, vi erano alcune altre costruzioni in piazza Naghshs-e Jahan che progressivamente caddero in disuso e sparirono. Fra queste si possono ricordare il Palazzo dell’Orologio (che fu completamente distrutto e al suo posto fu edificata la moschea di Sheykh Lotfollah), i capitelli di marmo che probabilmente erano stati portati a Esfahan da Persepoli  ( uno di essi è stato trasferito a Chehel Sotun e un altro si trova oggi nel Museo Archeologico dell’Iran a Teheran), 100 cannoni spagnoli (bottino della conquista dell’isola di Hormoz da parte di Emamgholi Khan) e un mile qopoq (NdT: albero della cuccagna) alto 40 metri nel centro della piazza, oggi completamente scomparso.

Piazza Naghsh-e Jahan nel 1935 è stata registrata nell’elenco delle opere del patrimonio nazionale dell’Iran.  Questa piazza fa parte delle prime opere dell’Iran che nel 1979 furono iscritte nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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