Il Colpo di Stato a Teheran in Iran

Iran,19 Agosto 1953- Simbolo dell’ingerenza americana

19 Agosto 1953- Simbolo dell’ingerenza americana contro i movimenti popolari in Iran.

L’Iran del XX secolo è stato fertile terreno per numerosi movimenti sociali volti a purificare il paese dal colonialismo e dal dispotismo. Questi due mali procedevano spesso mano nella mano: alcuni shah dispotici e incapaci del periodo Qajar, per gestire gli affari quotidiani e placare le crisi dovute alle casse vuote dello stato, garantivano formalmente l’influenza economica di Gran Bretagna, Russia e altre potenze sul mercato iraniano attraverso accordi vergognosi, chiamandoli pomposamente “equilibrio positivo”.

Nel complesso, tuttavia, il movimento per respingere il colonialismo e preservare l’indipendenza aveva priorità e urgenza. Naturalmente, su quale dei due mali combattere per primo sorgevano talvolta divergenze nel corpo sociale, tra intellettuali, commercianti e clero – come testimoniato dalla Rivoluzione Costituzionale – benché questo movimento avesse ottenuto successi duraturi nei suoi principi fondamentali.

 

L’ascesa di Reza Khan e la dinastia Pahlavi

Gli inglesi, particolarmente colpiti dall’indebolimento e dalla cattiva reputazione degli shah Qajar e dalle divisioni in Iran che avevano aumentato insicurezza, carestie ed epidemie, riuscirono gradualmente a imporre un ufficiale militare di origine iraniana (Reza Khan Mirpanj) che lavorava nella Brigata Cosacca come salvatore e riformatore dell’Iran. Questi alla fine, dal 1925, diede forma al nuovo periodo Pahlavi in Iran, che rimaneva comunque una monarchia militare e non repubblicana.

Mentre attuava riforme per l’urbanizzazione, l’importazione di prodotti europei, la modernizzazione e l’industrializzazione dell’Iran, Reza Shah rafforzò pesantemente le basi del colonialismo e del dispotismo nel paese, finché durante la Seconda Guerra Mondiale fu costretto a piegarsi alla volontà degli Alleati e delle due grandi potenze interessate a interferire in Iran: Gran Bretagna e Unione Sovietica. Questa umiliazione e il suo curriculum anti-popolare mostravano agli inglesi che la sua utilità era scaduta.

 

Mohammad Reza Pahlavi e l’ascesa di Mossadegh

Dopo di lui, suo figlio Mohammad Reza continuò la stessa politica con maggiore inclinazione verso l’Occidente e l’assorbimento della cultura liberale, dovendo però confrontarsi con il risveglio di vari movimenti nazionalisti, di sinistra e religiosi. Il culmine di questo movimento si raggiunse con l’unione di religiosi e nazionalisti attorno alla nazionalizzazione dell’industria petrolifera iraniana, portando uno dei leader del movimento, Mossadegh, a diventare primo ministro e volto mondiale dei movimenti popolari iraniani.

Gli obiettivi iniziali – impedire il saccheggio del petrolio del sud da parte degli inglesi (esproprio dell’Anglo-Iranian Oil Company – AIOC) – si ampliarono trasformandosi in un vasto movimento nazionalista e anti-coloniale. Le dimensioni del movimento includevano libertà di stampa, elezioni, sviluppo di associazioni e formazione di partiti, alimentando le preoccupazioni delle potenze straniere per la diffusione di questo modello in Medio Oriente.

 

L’Operazione Ajax: l’ingerenza americana e britannica

La leadership di Mossadegh riduceva di fatto il potere, l’interferenza e l’influenza dello Shah. Fu qui che il nuovo alleato del dispotismo iraniano – gli Stati Uniti d’America – entrò in azione insieme alla Gran Bretagna, orchestrando un colpo di stato che per un decennio stroncò la base dei movimenti politici popolari in Iran.

L’America e la Gran Bretagna temevano l’aumento dell’influenza comunista in Iran e gli effetti negativi della nazionalizzazione del petrolio sui propri interessi economici. Per questo motivo, le due potenze occidentali decisero di rovesciare illegalmente il governo democraticamente eletto di Mossadegh e riportare al potere il giovane Pahlavi. Stati Uniti e Gran Bretagna fornirono quindi finanziamenti e supporto logistico ai gruppi di opposizione, preparando informazioni e strategie operative per il colpo di stato.

Secondo i documenti della CIA, l’agenzia americana ebbe un ruolo centrale nell’operazione nota come “Operazione Ajax”, coordinata con i servizi segreti britannici. Questa ingerenza comprendeva pianificazione, organizzazione e coordinamento con le forze interne opposte a Mossadegh (il governo nazionalista democratico) e fornitura di intelligence per l’esecuzione del colpo di stato contro la volontà popolare iraniana.

 

L’eredità della resistenza iraniana

Nei due secoli passati, i movimenti politici popolari in Iran hanno lottato per negare simultaneamente colonialismo e dispotismo, e la Rivoluzione del 1979 rappresenta il punto di svolta di questo movimento. Per questo il suo slogan principale e “negativo” era indipendenza e libertà: indipendenza nel senso di respingere e recidere le arterie della dipendenza e non tollerare padrini stranieri per una nazione che possiede la carta d’identità di millenni di civiltà umana in Oriente; libertà nel senso di recidere la struttura e la cultura del dispotismo e della prepotenza, sostituendole con legge e moralità.

Naturalmente, l’aggressione e la cospirazione contro questo movimento e il popolo che sono i veri proprietari dell’Iran e della rivoluzione islamica continuano ancora oggi. È ora questa resistenza, consapevolezza e unità degli iraniani di fronte agli specialisti di guerra, colpi di stato e genocidio che li ha trasformati in modello per altre nazioni – una resistenza che affonda le radici nella cultura e nell’identità, non negli “-ismi” o nelle ideologie politiche temporanee e artificiali, né nelle armi di distruzione di massa.

La resistenza degli iraniani contro l’interferenza, la guerra e i colpi di stato è scolpita nella loro memoria storica.

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