tè (chai)

L’origine del tè risale a 5000 anni fa in Cina. Da lì trecento anni dopo circa giunse in Giappone, dove fu coltivato per 700 anni e utilizzato, nella varietà verde, per le sue virtù terapeutiche e medicinali. Nel XVII secolo fu portato in Inghilterra e solo nel XIX iniziò a essere prodotto nel resto dei Paesi asiatici, oltre che in Africa e in India. Fu infatti dal continente indiano che giunse in Iran nel 1900 circa, all’epoca del principe Haji Mohammad Mirza Kashef Al Saltaneh, console in India, che ne importò le tecniche di lavorazione nel corso di ripetuti viaggi. Il suo consumo si diffuse velocemente nel Paese, coesistendo e riuscendo a prevalere nel gusto nazionale rispetto al caffè, bevanda la cui presenza in Iran era di qualche secolo più antica, essendosi ampiamente diffusa con la conquista araba a partire già dal XVI secolo. Da allora erano sorte ovunque in Medio Oriente e l’Iran non faceva eccezione le cosiddette Qahve khane, le case del caffè, locali frequentati per lo più da uomini in cui ci si ritrovava per chiacchierare, parlare d’affari, discutere di politica, letteratura, poesia, giocare a scacchi e ascoltare cantastorie e menestrelli ambulanti recitare lunghi poemi epici.

Con il diffondersi del consumo del tè, le case da caffè si sono trasformate in quelle che ancora oggi in Iran prendono il nome di Chai Khhane, Case del tè. Alcune, le più antiche, sono luoghi veramente affascinanti e degni di essere visitati. Oggi si può senz’altro affermare che sia il tè la bevanda nazionale e una delle migliori qualità (Lahijan) viene coltivata proprio nel Nord dell’Iran.

In una casa iraniana non manca il Samovar, tradizionale bollitore per la preparazione del tè, che un tempo funzionava a carbone e oggi è elettrico; è costituito da due parti fondamentali, il bollitore vero e proprio e, sopra, una ghiera forata di acciaio attraverso cui I passa il vapore prodotto dall’acqua tenuta costantemente bollente; i sopra la ghiera si poggia la teiera. In Iran si beve il tè più volte al giorno: a colazione, dopo i pasti, nel pomeriggio, ripetutamente durante il lavoro o il relax. Viene offerto con solerzia all’ospite non i appena varca la porta di casa « un buon tè porta via la stanchezza » – dicono gli iraniani, e rinfranca l’animo durante la giornata.

Per preparare un buon tè, usate acqua poco calcarea e dimenticatevi le bustine confezionate! Scegliete invece del tè puro, preferibilmente nero o verde, in foglie e ben conservato (l’ideale è in scatole di metallo o in vetro a chiusura ermetica, poiché le foglie del tè perdono il loro aroma molto facilmente, assorbono gli odori e vengono danneggiate dall’umidità); non disponendo di un Samovar potete utilizzare un bollitore normale che abbia un’apertura non troppo stretta dove potrete appoggiare in modo stabile la teiera. Le migliori sono in terracotta o in porcellana (non preferite l’acciaio, l’alluminio o le teiere smaltate poiché non lasciano respirare il tè). Scaldate la teiera riempiendola d’acqua calda e portate nel frattempo l’acqua nel bollitore a una temperatura vicina al bollore; quando cominciano a formarsi delle piccole bollicine in superficie, svuotate la teiera e versate tanti cucchiaini di tè quante sono le persone che volete servire. Aggiungete un bicchiere di acqua dal bollitore e, dopo aver appoggiato la teiera sull’apertura, aspettate almeno 10′ che il vapore faccia aprire e gonfiare le foglie. Ricordate che ne l’acqua, ne le foglie devono mai bollire: devono potersi gonfiare con il vapore per rilasciare tutto il loro aroma e colore. A questo punto aggiungete altra acqua fino a riempire la teiera e al momento di servire versate in ciascuna tazza un dito o due di tè dalla teiera, e colmate poi con semplice acqua dal bollitore. Il tè della teiera è molto forte e per questo motivo va diluito con acqua bollente (più o meno a seconda che preferiate un tè forte o leggero); se avanza potrete tranquillamente lasciare la teiera sul bollitore anche per alcune ore. Zuccherate a piacere.

In Iran la preparazione e degustazione del tè è un rito semplice e quotidiano. Questa bevanda va gustata prima con il naso, mentre il vapore ne diffonde nell’aria il profumo, poi con gli occhi: è per questo che si serve in bicchieri piccoli, di vetro trasparente, da cui sia ben visibile il colore e apprezzabile la trasparenza.

Se viaggiate in Iran noterete spesso gli iraniani bere il tè amaro a piccoli sorsi, facendo sciogliere lentamente in bocca una zolletta di zucchero. Una gestualità dal sapore antico è quella che ancora oggi affiora in coloro che sono soliti sorseggiare il loro tè dopo averlo versato in due o più riprese nel piattino del bicchiere allo scopo di farlo raffreddare più velocemente e poterlo gustare alla giusta temperatura. Volendo potete aromatizzare il vostro tè aggiungendo alle foglie nella teiera della menta essiccata o fresca o dei semi di cardamomo. Se a questi unite anche un pizzico di zafferano otterrete un sapore delizioso e molto caratteristico.
In mancanza di tè iraniano, è possibile ottenere una discreta miscela mescolando in parti uguali le due qualità Darjeeling ed Earl Grey.

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