Dal Golfo Persico al Mediterraneo, la scatola nascosta dei rapporti fra l’Iran e l’Italia.

Dal Golfo Persico al Mediterraneo.

Di Hossein Isadpanah

Per arrivare alle radici dei rapporti Iran-Italia, forse si potrà accennare ai più antichi ruoli dei due Imperi: persiano e romano nel mondo antico.

Questi due Imperi, con il declino di quelli, greco, cinese ed egiziano, sono riusciti a dominare vari Paesi stabilizzando il loro ruolo e instaurando rapporti commerciali e politici grazie alla loro espansione territoriale.

L’epoca del dominio dei Mongoli, risulta però il periodo più fiorente fra i due Paesi e in qualche modo tra l’Asia e l’Europa. In quell’epoca, che coincide con l’inizio del XV secolo, i governi delle città di Venezia e Genova ebbero il ruolo più efficace nello sviluppare i rapporti commerciali e culturali, grazie alla situazione di alcune città iraniane e per la volontà e l’interesse dei capi mongoli verso il commercio.

Ulteriore motivo fu l’interesse dei commercianti veneziani e genovesi per la seta non lavorata affinché le fabbriche italiane della lavorazione della seta rimanessero attive e quindi potessero importare altri prodotti essenziali dall’Oriente verso l’Occidente.

Quando i Mongoli sconfissero il governo degli Abbasidi, indebolendo l’Iraq come centro politico e commerciale del mondo islamico, tracciarono un nuovo itinerario che, passando dal Khorassan e l’Azerbaijan, arrivando all’Anatolia e il mar Nero, si collegava al Mediterraneo. L’Iran divenne di conseguenza il baricentro di questo itinerario commerciale in cui i commercianti portavano le loro merci dalla Cina, comprese pelli, tessili e seta non lavorata, arrivando fino in Italia.

In un perido storico in cui la concorrenza tra Venezia e Genova si era accentuata, al fine di indebolire la presenza dei veneziani, i commercianti genovesi lanciarono una proposta al mongolo Ghazan khan. In quel periodo i rapporti commerciali tra l’Iran e l’Italia erano fiorenti e, tramite la città di Tabriz, si creò un nuovo itinerario: India, Hormuz, Esfahan, Soltanieh, Costantinopoli, al posto di India, mar Rosso, Egitto che era a favore dei veneziani; di conseguenza il ruolo del golfo Persico e dell’’Iran diventarono ancora più importanti.

Questa proposta non arrivò a buon fine in quanto i Mongoli, privi di una forza navale consistente, erano più propensi ai traffici via terra e deserti.

Comunque nell’VIII secolo dell’egira, il commerciante-diplomatico di Genova di nome Buscarlo, che per un periodo risiedette in Iran come ambasciatore da parte dei Mongoli, fu inviato in Europa. Decidendo di aprire un’ufficio d’affari ad Hormuz, riuscì per un periodo a dare corso a questa proposta.

Il golfo Persico, visto il suo ruolo centrale e perno tra Europa, Africa, sud dell’Asia e sud-est asitico, aveva una situazione favorevole per gli scambi commerciali, culturali e religiosi con altri popoli del mondo.

Esattamente dal I al IV secolo dell’egira i naviganti iraniani dal porto di Siraf, nel sud dell’Iran, passando dall’oceano Indiano ed il mar Rosso andarono in India e in Cina con i rapporti commerciali preesistenti, incrementando anche gli scambi scientifici e culturali.

Ma il punto saliente per quanto riguarda il ruolo del tratto commerciale fra Est e Ovest, nominato Via della Seta marina, era la sua sicurezza nei confronti della Via della Seta terrestre. Infatti, la Via della Seta terrestre, in cui le merci cinesi e indiane giungevano in Europa tramite il Mediterraneo, era poco sicura a causa dei cambiamenti politici e perchè le merci venivano saccheggiate dai predoni.

Quindi la scelta della via del mare, in considerazione che i naviganti musulmani nei primi secoli dell’egira erano notevolmente esperti, rappresentò una nuova esperienza dal punto di vista scientifico e culturale.

Da considerare anche che, in questo modo, le merci provenienti dalla Cina e dall’India per mare, attraverso il golfo Persico, arrivavano ad Hormuz e passando per il Fars e la Strada della Curcuma, giungevano fino a Tabriz e ancora dopo a Roma.

Dal periodo Safavide in poi, i missionari cristiani e mitissimi turisti hanno viaggiato in Iran e di proposito scrissero molto su questo argomento. Ma prima di questo periodo, Marco Polo, commerciante e turista veneziano, in un viaggio in Cina, passando per l’Iran, in un suo scritto parlò della società e delle città iraniane, in particolare di Hormuz, raccontando che in questo luogo si trovano delle barche in legno piene di curcuma e di perle portate dall’India. In quel periodo, Hormuz era ritenuto il principale porto per l’attracco delle grandi navi, ruolo precedentemente assolto dall’isola di kish e, ancora prima, nel XI secolo, dal porto di Siraf considerato come madre dei porti del medio Oriente

Il porto di Siraf, che si trova nel golfo Persico a sud della regione di Bushehr, fino alla seconda metà del II secolo dell’egira, e prima del devastante terremoto, era uno dei porti più importanti di transito delle merci indiane e cinesi.

Soleiman Sirafi, uno dei capitani famosi, quattrocento anni prima di Marco Polo, in un libro raccontò le sue esperienze del viaggio in Cina descrivendo il ruolo commerciale via mare e del suo effetto negli scambi multiculturali, riportando inoltre idee e pensieri di commercianti e navigatori e l’importanza del ruolo del porto di Siraf.

Di ciò che rimangono delle antiche strutture del porto di Siraf, il sito si può confermare oggi come un Tesoro della civiltà.

L’italia del VII secolo fu testimone della presenza dei musulmani, in particolare in Sicilia. L’isola, dal IX al  XI secolo, fu sotto il dominio musulmano. Qui, come anche in altre città italiane, l’occupazione ha lasciato evidenti segni dell’architettura islamica.

Tra gli anni 1980-1990, l’Italia più di altri Paesi europei è stata al centro di particolare attenzione, in considerazione anche della vicinanza e della disponibilità di vie di collegamento marino con alcuni Paesi musulmani africani.

In Italia, leggi e regolamenti a favore dei cittadini stranieri e studenti iraniani, si rivelano deboli e poco ottimali per una accoglienza duratura.

Ora, dopo secoli e avvenimenti creati dai commercianti nella Via della Seta, è forse arrivato il momento di instaurare un rapporto storico-culturale e scientifico tra l’Italia e l’Iran, attraverso il progetto ambizioso della Cina per far rinascere la Via della Seta, tra i più grandi e importanti progetti de XXI secolo.

Fondamentale nel nostro XXI secolo il ruolo di questi due Paesi che, possedendo una cultura antica e ricca, con un ruolo importante per la creazione di civiltà umane sia nel Mediterraneo che nel medio Oriente, possono far rinascere un colloquio prezioso tra Occidente e Oriente, instaurando una feconda occasione per far diminuire le tensioni esistenti nel mondo intero.

La posizione del Vaticano in Italia come centro di cristianità, e l’Iran, Paese musulmano importante anche nel settore energetico nel medio Oriente, rappresentano fattori fondamentali per instaurare anche un proficuo dialogo fra l’Iran e l’Europa, con l’augurio che questa apertura verso l’Occidente possa far riscoprire la cultura e la storia comune e far conoscere la civiltà e la cultura iraniana al popolo europeo e a quello mondiale.

Hossein Izad Panah

Di Hossein Isadpanah Associazione di Via della Seta marina.

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