Anna Carotenuto

Viaggio in Iran 15 Ottobre 2019

Va premesso che a contribuire alla buona riuscita del nostro viaggio in Iran è stata la presenza di una coppia di amici iraniani, Dadmehr e  Haeidhe che da anni vivono in Italia e che sono persone squisite, colte ed aperte, innamorate del loro paese d’origine che è rimasto nei loro cuori attraverso i tappeti che illuminano il loro negozio e rappresentano fili invisibili che li tengono legati alle loro radici. Loro due ci hanno semplificato il percorso e ci hanno aperto le case dei loro amici e parenti che ci hanno accolti con un senso di ospitalità rara e generosa.

Il viaggio ha seguito l’iter classico degli altopiani da Teheran a Shiraz, prima con l’aereo e poi con un pulmino nel percorso a ritroso, di nuovo verso la capitale. Siamo partiti dall’Italia con un gruppo affiatato, di dieci persone.

Le tappe: Teheran, Shiraz, Pasargadae, Yazd, lsfahan, Nain, Kashan, Qom, Teheran. Cosa resterà di questo viaggio nei nostri ricordi?

Il  bel clima asciutto e dolce di ottobre, il profumo delle rose presente ovunque, dalle marmellate alle bibite fresche che ci dissetavano la sera negli hotel, i datteri dolcissimi, i pistacchi freschi, Il Sangak, pane focaccia cotto su sassolini, un the speciale gustato con bastoncini di cristalli di zucchero.

E ancora le “torri del silenzio” e le “torri del vento” che riportavano a un passato preislamico segnato dalla saggezza di Zaratustra, i paesaggi ampi e sconfinati visti sulla via del ritorno che alternavano luoghi desertici a visioni di montagne altissime dalle rocce cangianti che variavano dal rosso ocra al verde intenso.

E ancora i colori allegri delle maioliche delle moschee e dei mausolei, l’emozione di condividere in essi un senso di appartenenza a un unico Dio che è sempre lo stesso ma si può venerare in modi diversi.

Non si potrà dimenticare Persepoli che sta lì a ricordarci la grandezza dell’antica Persia e il passato imponente di uno dei primi grandi imperi della storia; resterà nei nostri ricordi lo spettacolo unico della tomba di Ciro il grande a Pasargadae e di Dario e Serse nella necropoli rupestre di Naqsh-e-Rostane.
Il foulard da mettere in testa prima di partire ha rappresentato per noi donne un problema, perché l’idea stessa di indossarlo faceva a pugni con la nostra mentalità di donne libere occidentali; lo abbiamo indossato, nella nostra esperienza passeggera, con creatività e allegria facendo a gara nel cambiarlo e legarlo in forme sempre nuove e originali.

Il culto degli iraniani per i loro poeti è inimmaginabile: i loro versi sono incisi sui muri, adornano i mosaici delle moschee, sono stampati su abiti, foulards, sono presenti nei luoghi pubblici più disparati. E’ commovente vedere tanta gente andare a visitare le tombe dei grandi presso i quali ritrovano il senso della loro storia e ritrovano la loro identità. Fu il nostro Medio Evo il periodo più fertile per la poesia persiana: i nomi più grandi quelli di Ferdusi, il Dante persiano e di Hafez, poeta mistico autore di un celebre canzoniere.
Abbiamo avuto l’onore di conoscere a Teheran uno dei più grandi maestri viventi di arte del tappeto, Seyed Mousavi Sirat. Esperto di arte figurativa ha realizzato un’opera pregiata che raffigura “gli ultimi giorni di Pompei” che ha richiesto tredici anni di attento lavoro per la complessità del soggetto e della tessitura fatta di sfumature impercettibili di colori e di riflessi.

A lsfahan e a Teheran ci è sembrato di essere in una delle tante città europee ricche di verde, di architetture ardite, di viali ampi e rilassanti ma anche di traffico impossibile. Qui abbiamo visto una gioventù vivace ed accogliente che freme dalla voglia di vivere e partecipare ai grandi cambiamenti della contemporaneità.

Qualche problema: gli scarichi dei motori delle auto, l’obbligo dei contanti per gli acquisti .

 Anna Carotenuto

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