FAMIGLIA: “LA BASE DI UNA SOCIETA’ SANA”
Lunedì 31 marzo si è svolto a Roma il primo ciclo di dialogo italo-iraniano sulla famiglia. Esperti italiani e iraniani si sono confrontati sulle questioni contemporanee concernenti la famiglia, allo scopo di scambiarsi opinioni, creare un ambiente di dialogo e cooperazione, nonché rafforzare i movimenti e i gruppi sostenitori dell’istituzione familiare in Italia e in Iran, proponendo soluzioni e idee nel campo del diritto familiare e del sostegno alla famiglia.
L’incontro è iniziato con l’introduzione di S. M. Emami, direttore dell’Istituto culturale iraniano, a cui è seguito il primo intervento della delegazione iraniana da parte della dottoressa F. Farahmandpour, presidente del Consiglio per la donna e la famiglia, parte del Consiglio supremo per la rivoluzione culturale della R. I. dell’Iran. La dottoressa Farahmandpour ha messo in evidenza come nell’Islam, la famiglia è vista come un’istituzione che soddisfa bisogni emotivi, sessuali e sociali, e il suo rafforzamento è fondamentale per il benessere individuale e collettivo. La coesione familiare è cruciale per garantire stabilità e il progresso della società.
Tuttavia, l’individualismo crescente nel mondo moderno ha indebolito queste strutture familiari, portando gli Stati a intervenire per colmare le lacune lasciate dalla fragilità familiare, lacune che tuttavia non state riempite in modo soddisfacente. L’Islam, invece, promuove una famiglia unita, responsabile e stabile, come fondamento per una società prospera, contrastando il declino dei valori familiari e la crescente dipendenza dalle istituzioni civili.
A seguire, il primo intervento della delegazione italiana, con il professor A. Morganti, co-fondatore del Corso di Alta Formazione in dialogo interreligioso e relazioni internazionali. Il professor Morganti ha analizzato l’evoluzione del ruolo della famiglia nella cultura europea, mettendo in luce la sua contrapposizione tra la visione religiosa e quella moderna. Dalla sfida dell’Occidente alla famiglia, a partire dalla Riforma protestante, passando per il razionalismo, l’Illuminismo e il colonialismo, fino alla rivoluzione sessuale e neoliberista, il professor Morganti ha tracciato come la famiglia sia stata progressivamente minata. La religione, in particolare la tradizione cristiana, ma anche il dialogo interreligioso vengono viste come un argine alla disgregazione sociale e culturale.
Nell’intervento successivo la professoressa M. Ardebili, docente universitaria e attivista per l’empowerment delle donne, ha condiviso la sua esperienza sul campo: racconta il suo impegno ventennale nella politica familiare, inizialmente focalizzandosi su problematiche come il matrimonio, il divorzio e la vita familiare, affrontandole con progetti educativi e consulenziali. Tuttavia, dopo aver constatato il parziale insuccesso di questi approcci, ha riflettuto sulla necessità di un cambiamento di paradigma, passando da un supporto passivo a un modello che veda la famiglia come un attore attivo e centrale nelle politiche pubbliche. L’esempio del modello “Reihan” a Teheran dimostra come la famiglia possa influire positivamente sulla governance locale, risolvendo problemi urbani e sociali. Questo approccio mira a creare un ecosistema favorevole alla crescita e al benessere delle famiglie, trasformando la città in un’opportunità di sviluppo.
Zhok, professore di Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Milano, ha esplorato la tensione tra la dimensione naturale e culturale della famiglia, sottolineando come essa debba bilanciare esigenze biologiche e culturali senza ridursi a un mero riflesso di istinti naturali o a un’imposizione normativa arbitraria. La famiglia, pur variando tra le culture, è un’istituzione che garantisce la riproduzione biologica e culturale, e la sua legittimità dipende dal rispetto di entrambe le dimensioni. La modernità tende a ridurre il ruolo sociale della famiglia, trasformandola in un “scambio” emotivo, ma ciò ne indebolisce la funzione sociale e culturale.
Dopo una breve pausa, il dottor S. Kalhor, docente universitario e consigliere del Ministro per lo sport e i giovani della R. I. dell’Iran, ha condiviso alcuni estratti dei suoi recenti studi sulla famiglia, accennando a come numerosi sociologi come Anthony Giddens evidenziano le sfide comuni che le famiglie affrontano globalmente, con un focus sulla solitudine emotiva, che indica la perdita delle funzioni tradizionali della famiglia, ora limitata alla sfera emotiva. In Iran, nonostante i cambiamenti sociali, la famiglia ha mostrato una notevole resistenza grazie alla cultura della solidarietà familiare e alle tradizioni che favoriscono il supporto emotivo tra i membri. La famiglia semi-allargata o semi-nucleare sta emergendo come una forma che preserva legami emotivi vitali, facilitata da usanze come il Ramadan e il Capodanno persiano, che rafforzano la coesione familiare.
Frezza, dottoressa di ricerca in Diritto processuale civile, madre di cinque ragazzi, responsabile scuola dell’associazione ContiamoCi, ha illustrato il legame tre famiglia, scuola e società, criticando l’erosione della sovranità familiare e accusando le oligarchie sovranazionali di minare l’identità individuale e collettiva attraverso politiche educative globali. La scuola viene descritta come strumento di controllo ideologico, promovendo l’agenda 2030 e politiche di educazione sessuale che influenzano le giovani menti. La dottoressa Frezza ha denunciato un attacco alla famiglia tradizionale e all’infanzia, con un focus sulla “libertà di genere” e la progressiva accettazione della sessualizzazione precoce e della “carriera alias”. La critica si è estesa anche alla manipolazione della coscienza sociale e alla perdita di valori naturali e morali, in favore di una visione imposta dall’alto.
A completamento della prima parte del programma nella mattinata, il dottor Emami, direttore dell’Istituto culturale iraniano, ha accennato alla prospettiva della guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, figura poco conosciuta in Occidente, sulla questione della famiglia. L’imam Khamenei in un suo recente discorso ha esaminato la crisi della famiglia nella società moderna, sottolineando come l’economia neoliberale, l’individualismo e la mercificazione dei legami umani abbiano indebolito la sua funzione. Ha evidenziato la discrepanza tra i diritti reali delle donne e l’influenza di movimenti che promuovono l’individualismo, trascurando le tradizioni culturali. Egli sostiene che la famiglia, come concetto divino e complementare, dovrebbe essere vista come la base dell’uguaglianza e della libertà, mentre la maternità viene svalutata dalla cultura contemporanea.
La seconda parte del programma è iniziato con l’intervento di un altro membro della delegazione iraniana, A. Faeznia, direttore del Centro culturale Imam Ali, pace su di lui, di Milano: egli ha sottolineato l’importanza della famiglia come istituzione fondamentale per la coesione sociale e il benessere di una nazione, con un impatto cruciale sulla prevenzione di crimini e disordini. Ha esaminato gli indicatori che influenzano la stabilità familiare, come le statistiche sul matrimonio, la violenza domestica e la salute mentale. In Iran, la transizione da una società tradizionale a una moderna ha comportato sfide per la famiglia e sono necessarie soluzioni praticabili per rafforzarla. Egli ha inoltre discusso su come l’Occidente abbia evoluto la visione della famiglia nel tempo, pur mantenendo valori cristiani che sostengono il suo ruolo centrale.
A seguire, G. Bovassi, professoressa di Bioetica, associate researcher Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani a Roma, ha discusso la centralità della famiglia naturale nella società, riconoscendo che la sua salute influisce sul benessere morale e culturale della civiltà. Mentre la Costituzione italiana e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani tutelano la famiglia come nucleo fondamentale, oggi essa è minacciata da una crescente secolarizzazione e dalla frammentazione dei suoi valori originari. La modernità, con la sua visione individualistica e materialista, ha portato alla decostruzione della famiglia tradizionale, trattando la sessualità e la procreazione come aspetti separati e privati. In un contesto di crisi, ha concluso, la famiglia rimane un pilastro essenziale per costruire la pace e il bene comune.
Emami Meybodi, esperto in giurisprudenza politica e relazioni internazionali, ha iniziato il suo intervento esplorando la filosofia politica di Aristotele e Farabi, evidenziando la centralità dell’individuo, della famiglia e della società come fasi interconnesse nell’edificazione del bene comune. L’intervento è continuato con una critica concentrata sull’idea che sia compito dell’individuo “edificare gli altri”, sottolineando invece che la guida della comunità, come nel concetto islamico di vicariato divino, è essenziale per il benessere sociale. È stata quindi proposta una visione in cui la guida legittima della comunità è fondamentale per la sopravvivenza e il progresso dell’individuo e della famiglia, si è concluso l’intervento con un riferimento al globalismo come dominio di Satana.
A seguire, D. Trabucco, professore di Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato e dottore di ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico, ha affermato che la nozione di famiglia nell’ordinamento giuridico italiano è caratterizzata da un’ambiguità crescente, in cui il riconoscimento della famiglia come “società naturale” previsto dalla Costituzione è stato progressivamente svuotato e reinterpretato dalla giurisprudenza. Le sentenze della Corte costituzionale e la legge Cirinnà hanno ampliato il concetto di famiglia, includendo unioni civili e convivenze non eterosessuali, distogliendo l’idea tradizionale basata su una visione naturale e ontologica della famiglia. Questa evoluzione ha portato a una crescente relativizzazione del diritto naturale e alla crisi della stabilità matrimoniale, favorendo una cultura individualista e contrattualista. Il risultato è una società frammentata, con effetti negativi sulla natalità, educazione e coesione sociale.
Tarkian, docente di studi islamici, ha concluso la giornata di dialogo con il suo intervento dove ha criticato la visione progressista e ultralaicista che ha trasformato la società, indebolendo il ruolo della donna e della famiglia. Ha sostenuto che i movimenti per i diritti delle donne, nel cercare l’uguaglianza con l’uomo, abbiano snaturato la femminilità. La vera realizzazione della donna non dovrebbe passare per l’imitazione dell’uomo, ma per il riconoscimento delle sue potenzialità uniche. Tarkian ha criticato anche la cultura della morte, sostenendo che si debba invece coltivare il valore della vita e della famiglia come base fondamentale per una società sana.
Alla fine i presenti hanno espresso la propria soddisfazione per lo scambio proficuo di opinioni e idee e hanno auspicato che si possa al più presto svolgere un nuovo ciclo di dialogo.