IL DIGIUNO
Fra i doveri che Dio ha affidato agli uomini, ve ne sono alcuni che furono stabiliti proprio al fine di facilitare l’instaurazione di un dialogo personale da parte dell’uomo con Dio stesso. Il digiuno è uno di questi. Nell’ambito dei precetti dell’Islam, l’osservanza del digiuno durante il mese del Ramadan viene subito dopo quella della preghiera rituale.
L’islam utilizza un calendario di tipo lunare, in cui ogni mese corrisponde a una lunazione. Il primo giorno del mese inizia pertanto al tramonto che segue l’apparizione della Luna nuova (hilal). Il nono mese del calendario islamico è “Ramadan”. È obbligatorio il digiuno integrale dall’alba al tramonto in ognuno dei giorni che lo costituiscono. Il nome “Ramadan” deriva dalla radice “ramd” (bruciare), in quanto si spera che tale mese bruci i peccati di tutti coloro che osservano il digiuno.
Ramadan è il più santo dei mese, in quanto in esso fu rivelato il Sacro Corano. Una delle sue notti è chiamata Layatul Qadr (Notte della Predestinazione): secondo il Sacro Corano essa “è migliore di mille mesi”. Secondo l’Islam sciita, la Laytul Qadr potrebbe essere la 19°, la 21° o la 27° notte di Ramadan.
Ramadan inizia con l’apparizione della Luna nuova, e termina con l’apparizione della Luna nuova successiva, con cui inizia il mese di Shawwal. Talvolta esso dura 29 giorni, talaltra 30. Poiché l’Islam utilizza il calendario lunare, il Ramadan ruota gradualmente per tutte le stagioni. Un anno lunare dura infatti circa 355 giorni; il Ramadan si anticiperà pertando di circa 10 giorni ogni anno rispetto al calendario solare.
Il digiuno è un precetto religioso comune all’Islam e alle forme tradizioni che lo hanno preceduto. Il digiuno durante il mese di Ramadan è obbligatorio per tutti i musulmani, maschi e femmine, ricchi e poveri. Oltre a essere obbligatorio, esso comporta benefici che sono stati riconosciuti dai sapienti di ogni epoca storica. L’Islam attribuisce al digiuno una importanza fondamentale. On il digiuno l’Islam fornisce un mezzo in grado di riequilibrare gli eccessi che possono nel corso di un anno aver alterato gli equilibri vitali. Un mese di digiuno tonifica e riequilibra l’apparato digerente; il più rilevante dei benefici apportati dal digiuno risiede però nel fatto che esso rafforza la nostra volontà, rendendoci meno dipendenti dalle nostre necessità fisiologiche e in grado di affrontare eventuali situazioni o periodi di difficoltà.
L’aspetto spirituale del digiuno consiste nell’approssimarsi a Dio. Soltanto per via dell’amore che Gli portiamo siamo in grado di astenerci da cibo, bevanda e da altri piaceri della vita. Nessun agente esterno è in grado di controllare la nostra osservanza del digiuno. Nessuna forza esteriore ci costringe a digiunare. Anche nei paesi in cui è in vigore la legge islamica, se qualcuno non intende osservare il digiuno può sempre mangiare o bere in privato. Il digiuno pertanto mette alla prova la nostra fede. Colui che digiuna ha maggiore consapevolezza delle sue azioni, ed è pertanto maggiormente in grado di resistere alle tentazioni. Egli può inoltre concentrarsi maggiormente nel ricordi di Dio, sviluppare le sue inclinazioni caritatevoli e gustare i frutti dell’ubbidienza al suo Signore. I membri di una comunità o di una famiglia non devono pertanto costringere gli altri a digiunare o ad elevare le Preghiere, in quanto tali atti, qualora vengano compiuti non per amore di Dio, ma per paura dei genitori, dei parenti o del prossimo, perdono ogni valenza religiosa, divenendo una semplice affettazione esteriore priva di spirito. È necessario sforzarsi di far comprendere agli altri il valore dei doveri religiosi, ma in nessun caso la pratica religiosa deve essere frutto di costrizione.
Il digiuno rafforza lo spirito di sacrificio e aiuta l’individuo a partecipare alla condizione d coloro che sono privi di mezzi di sussistenza. Esso ci pone periodicamente in una condizione analoga a quella di chi è in stato di disagio, aumentando la nostra consapevolezza della sua situazione. Il digiuno rompe inoltre lo stato di connessione necessitante fra l’individuo e le sue esigenze corporee, rendendo lo stesso corpo fisico partecipe della libertà inerente allo spirito. Il digiuno ci rende più vicini a Dio durante le nostre preghiere, rafforzando al contempo lo spirito di autodisciplina e la capacità di imporre la nostra libera volontà di fronte agli stimoli esterni. Mediante esso si affina la vista, l’intelletto diviene più desto, il passo più fermo e l’insieme delle funzioni corporee viene rivitalizzato.
Secondo quanto affermato dalle differenti religioni, l’astensione dal cibo o da taluni cibi è una pratica che comporta dei vantaggi reali. Nell’Islam il digiuno ha lo scopo di porre sotto controllo gli appetiti naturali e di resistere alle tentazioni. Esso non comporta soltanto l’astensione dal cibo, ma da ogni atto riprovevole. L’astensione dal cibo ci fa comprendere che se è necessario astenersi da quanto è per natura lecito, tanto più è necessario astenersi da quanto è stato proibito da Dio. L’obiettivo principale del digiuno è quello di purificare il carattere e il comportamento dei musulmani, facendo di un mese intero della loro vita quotidiana una forma di partecipazione e di conformazione agli attributi divini. Esso insegna ai musulmani a guardarsi dal male che annida in loro stessi.
Durante il mese del digiuno il musulmano è tenuto non solo ad astenersi dal cibo durante il giorno, ma ad impegnare il suo tempo in atti di adorazione. Durante la notte egli è libero di fruire di tutti i piaceri leciti. Chiunque digiuna dovrebbe farlo volontariamente. Egli dovrebbe sottomettersi alle sofferenze causate dal digiuno allo scopo di approssimarsi alla presenza divina. Se qualcuno digiuna malvolentieri, sentendo tale onere come gravoso e covando nell’animo risentimento per quanto gli è imposto, il suo digiuno è privo di significato. Otterremo la ricompensa insita nel digiuno solo se sapremo comprendere la sua vera natura di atto di adorazione.
È inoltre necessario guardarsi dall’eventualità che la nostra capacità di impegnarci nella preghiera e nei digiuno faccia insorgere in noi l‘orgoglio. Se qualcuno prega o digiuna soltanto allo scopo di mostrare agli altri la sua virtù e di ottenere da essi rispetto e venerazione, non otterrà dai suoi atti alcun vantaggio, né alcuna ricompensa. Per questo motivo l’Imam Alì ibn Abi Talib disse: “Molti digiunano senza ottenere dal digiuno altro che la sete…”.