RESURREZIONE E ALDILA’
Tutte le religioni che invitano l’uomo a adorare Dio, che gli ordinano di agire rettamente e gli vietano di compiere il male, accettano la Resurrezione. Esse infatti non dubitano sul fatto che la rettitudine acquista valore solo quando è ricompensata e che siccome tale ricompensa non si riceve in questo mondo, dovrà necessariamente essere presa in un altro mondo e con un’altra vita. Tutti infatti siamo testimoni del fatto che nel corso della vita terrena gli effetti positivi e i vantaggi della pratica delle norme religiose non possono manifestarsi in modo completo; né i giusti raggiungono la loro reale ricompensa né i cattivi e gli oppressori sono completamente puniti. Ciò avverrà in un altro mondo, ove tutte le azioni della gente sono attentamente vagliate al fine di ricompensare i probi e punire gli empi
Tutti i popoli antichi credevano in un’altra vita dopo la morte, per cui seppellivano i morti ed eseguivano particolari riti per far sì che i loro simili defunti trovassero pace nell’Aldilà.
In centinaia di versetti il Corano informa la gente riguardo alla Resurrezione e respinge ogni dubbio su di essa, ricordando a tal fine la creazione primordiale e l’assoluto potere divino:
“Non vede forse l’uomo, che si dimostra ora palesemente ostile {nei Nostri confronti}, che lo abbiamo creato da una goccia di liquido? E poi, dimentico della sua creazione, ci porta un esempio dicendo: ‘Chi rivificherà le ossa {quando dopo la nostra morte si saranno putrefatte e} disperse?’. Di’: ‘Le rivificherà Chi le ha create la prima volta. Egli invero conosce ogni cosa creata’” (Corano, XXXVI: 77-79)
In altri versetti rammenta agli uomini la potenza di Dio, attirando la loro attenzione sulla rigenerazione della terra in primavera dopo la morte dell’inverno:
“E fra i Suoi segni vi è che tu vedi la terra come morta e non appena facciamo scendere su di essa della pioggia essa entra in movimento e verdeggia. In verità Chi vivifica questa terra risusciterà anche i morti, perché Egli può tutto” (Corano, XLI: 39)
Talvolta invece si serve dell’argomentazione logica per risvegliare la coscienza umana e spingerla in tal modo ad ammettere questa realtà:
“Non abbiamo creato il cielo, la terra e quel che è fra essi invano: coloro che non credono nella Resurrezione pensano che la creazione sia una cosa vana. Guai dunque ai miscredenti (che saranno bruciati) dal fuoco dell’Inferno! Tratteremo forse alla pari coloro che credono e operano rettamente e coloro che spargono la corruzione sulla terra?!”(Corano, XXXVII: 27-28)
Il Timore di Dio (taqwa) e l’osservanza dei precetti basilari dell’Islam mirano dunque a mantenere il Musulmano fedele ai principi della Religione, assicurandogli la salvezza ultraterrena e la vita futura, quale premio delle buone azioni da lui compiute e del suo conformarsi alla Volontà di Dio in terra, come afferma anche l’Imam Alì:
Se voi immaginate il momento in cui essi presentano la somma delle buone opere compiute…voi vedrete in loro delle Luci nell’oscurità e delle Guide il cui esempio deve essere seguito. Gli Angeli li circondano, la pace è su di loro, le Porte del Paradiso si aprono davanti a essi per permettere loro di farvi ingresso e di occupare il posto che Dio assegna ai Suoi Fedeli [Serm. n. 220].
Egli si rifà in ciò al Corano:
Essi avranno presso il loro Signore una dimora di pace, ed Egli li premierà per ciò che avranno fatto [Corano, VI, 127].
Dio ha preparato per i credenti Giardini dove scorrono ruscelli e dove rimarranno in perpetuo [Corano, IX, 73].
Il Beato del Paradiso, liberato dal peso della “terrestrità”, è dunque “puro spirito”, Soffio divino, e, come tale, vive all’ombra dell’Albero della Vita, nell’Unione Perfetta con Dio:
Là si trova chi è stato creato per sedere nell’Eterna Dimora ed egli è al di fuori del trascorrere dei giorni [Serm. n. 164].
Dice un versetto coranico:
Affrettatevi al perdono del vostro Signore e al Giardino vasto come i cieli e la terra che è preparato per i timorati [Corano, III, 133].
Il Paradiso, dunque, rappresenta la reintegrazione dell’essere umano nella Totalità Universale, e il Timorato di Dio ha recuperato la condizione “originaria” dell’Adamo Paradisiaco, dell’Adamo destinato a vivere in quel luogo di delizia e poi, dopo il “peccato”, obbligato a calare sulla terra, sempre più lontano dal cielo. Così concepito, il Paradiso è connesso con l’idea di creazione, vale a dire di Ordine Universale originato dall’Atto Creatore di Dio, e il Corano esprime chiaramente tale concetto:
Quanto a quelli [i Timorati di Dio], essi dimoreranno nel Paradiso, in cui rimarranno sempre, finché durano i cieli e la terra [Corano, XI, 108].
Siamo dunque in presenza di un qualcosa legato alla dimensione temporale e perciò destinato a essere soggetto alla Trasformazione Totale che vi sarà alla “fine dei tempi”, quando l’Universo tornerà a reintegrarsi in Dio.
Ogni religione descrive questo grande momento escatologico in cui tutto l’ordine universale viene a cessare e l’Imam Alì lo fissa nelle parole di un suo sermone:
«Egli [Dio] annienterà l’Universo quando sarà giunto il momento e allora ogni cosa passerà nella non-esistenza» (Serm. n. 185);
L’uomo, nella sua condizione di Vicario di Dio in terra, sarà primariamente interessato da ciò, in quanto in lui deve operarsi la distinzione tra Verità ed Errore, tra Soffio divino e “terrestrità” e, in tale momento, Dio trarrà il bilancio finale del ciclo così venuto a chiudersi: è questo che il Corano chiama Giorno del Giudizio e in esso Dio sarà “giudice” di tutte le azioni umane, dando ai Timorati il Premio Eterno e agli “ipocriti” l’Eterna Dannazione.
Dicono i versetti coranici:
«In quel giorno, noi arrotoleremo il cielo come viene arrotolato il volume delle Scritture» (Corano, XXI, 104):
Un giorno noi faremo scomparire le montagne…e riuniremo tutti gli uomini…Essi verranno presentati al tuo Signore, schierati in ordine, e verrà detto loro: «voi siete venuti a Noi, nudi come vi abbiamo creato la prima volta [Corano, XVIII, 47-48].
Sarà soffiato nel Corno…Ogni anima verrà accompagnata da una guida e da un testimone [Corano, L, 20-21].
Si fenderà il cielo e la Promessa Sua sarà compiuta [Corano, LXXIII, 18].
E gli Angeli assisi ai lati del Tuo Trono, mentre otto Angeli porteranno il Trono del tuo Signore [Corano, LXIX, 17-18].
Così si esprime, da parte sua, l’Imam Alì:
Ogni sviluppo completa il suo ciclo. Gli ultimi si uniscono ai primi [frase che esprime l’idea della ciclicità dello sviluppo esistenziale]. Ogni cosa avrà il suo posto nel Giorno della Resurrezione. Poi Dio sconvolgerà il cielo e lo frantumerà. Egli farà tremare la terra e la scuoterà. Egli sradicherà le montagne e le disperderà. L’intero universo crollerà per rispetto alla Sua Gloria e per Timore della Sua Giustizia. Egli trarrà dal mondo gli uomini e li metterà al corrente delle segrete cose [Serm. n. 108].
Ci troviamo dunque nel momento in cui ogni mistero deve essere rivelato, e l’uomo si renderà conto della natura dell’impegno assuntosi all’”origine”, quando si caricò il peso di essere “centro” della Creazione e rispondere a Dio del suo operato. Nel Corano è Dio stesso a giudicare gli uomini:
Chi avrà ricevuto il Libro nella mano destra, dirà: «Prendete, leggete il mio libro. Invero sapevo che avrei avuto il mio rendiconto!». Egli avrà piacevole esistenza in un Giardino elevato [Corano, LXIX, 19-22].
Verrà allora fatto avvicinare il Paradiso ai Timorati di Dio: «Questo è quello che a voi è stato promesso… Entrate quindi in esso in pace!». Questo è il Giorno dell’eternità [Corano, L, 31-34].
Secondo l’Islam l’essere umano è infatti una creatura formata da un corpo e uno spirito.
Il corpo umano è uno dei composti della materia e, in quanto tale, soggiace a determinate leggi: nasce, invecchia, si logora e, alla fine, si decompone e scompare. Dice Dio:
“Invero Noi, in principio, creammo l’uomo da una sostanza presa dal fango quindi ne facemmo un seme {in una goccia di liquido, situato} in un saldo ricettacolo; facemmo quindi del seme un grumo di sangue, del grumo una mudgah e di questa delle ossa; rivestimmo quindi le ossa di carne e gli demmo una nuova e straordinaria creazione” (Corano, XXIII: 12-14).
Al contrario, lo spirito umano non è materiale e non possiede perciò nessuna delle proprietà specifiche della materia. Secondo la religione islamica la morte degli uomini non è il loro completo annientamento. Essa infatti ci insegna che con la morte, lo spirito imperituro recide i suoi legami con il corpo, il quale si decompone e scompare, a differenza dello spirito che prosegue la sua esistenza senza il corpo. Dice Dio l’Altissimo:
“Coloro che negano la Resurrezione dicono: ‘Come faremo a essere ricreati di nuovo dopo che saremo morti e i nostri corpi si saranno decomposti e dispersi nella terra?’…O Profeta, rispondi loro: ‘L’Angelo della Morte, a voi delegato, vi dividerà dai vostri corpi {perciò non vi annienterete}” (Corano, XXXII: 10 -11).
Il Profeta disse: “Voi morendo non vi annientate, passate bensí da una dimora a un’altra”.
Secondo l’Islam, dopo la morte, l’uomo continua la sua vita secondo una modalità specifica: colui che ha agito rettamente gode della beatitudine e dei doni di Dio, colui che invece ha operato il male diviene preda di tormenti. Quando poi ci sarà il Giudizio Universale tutti dovranno, dinanzi a Dio, rispondere delle azioni che hanno compiuto durante la loro vita terrena. Il mondo nel quale vive l’uomo dalla sua morte fino al Giorno del Giudizio è chiamato “Barzakh”. Dice Dio l’Altissimo:
“Dietro gli uomini, dopo la loro morte, vi sarà un barzakh {stadio intermedio, che durerà} fino al giorno in cui saranno risuscitati” (Corano, XXXII: 10-11).
In un altro versetto dice poi:
“E non considerare morti coloro che sono caduti sulla via di Dio, no, essi sono vivi e vengono, presso il loro Signore, sostentati” (Corano, III: 169).
Sarà dunque un Paradiso sganciato da ogni condizione legata alla dimensione tempo, in quanto riposante in Dio stesso. Di coloro i quali in vita non seguirono il Retto Sentiero è detto:
In quel giorno non gioveranno a quelli che avranno agito ingiustamente le loro scuse [Corano, XXX, 57].
Dio dirà ai suoi Angeli: «Gettate nell’Inferno ogni miscredente testardo, nemico del bene, trasgressore e scettico…» [Corano, L, 24-25].
Colui al quale verrà dato il libro nella sinistra…dirà Dio ai demoni: «Prendetelo e mettetelo in ceppi, quindi fatelo bruciare nella Fornace» [Corano, LXIX, 25, 30-31].
Del Giorno del Giudizio, il cui “peso” sarà quello giusto e la cui «conoscenza è solo presso Dio» (VII, 187), dice l’Imam Alì:
Egli li [gli uomini] dividerà in due gruppi: i credenti e i virtuosi, gli infedeli e i peccatori. Egli chiamerà i primi a Lui e li terrà sempre nella Sua Casa. Lì essi dimoreranno in eterno….Ma i miscredenti e i peccatori saranno gettati nell’Inferno [Serm. n. 108].
Il Giorno del Giudizio segna la fine di un mondo ed è, contemporaneamente, l’inizio di uno nuovo, in quanto ciò è contenuto nel Libro di Dio e il Mahdi stesso. Dice il Corano:
Come abbiamo prodotto la prima Creazione, così la riprodurremo nel Giorno della Resurrezione. Questa è una promessa…e Noi la manterremo [Corano, XXI, 104].