Pol e Khaju
“Khaju” o “Khaje” significa “grande” e “dignitario”, titolo usato per i notabili dell’epoca. Il ponte Khaju (chiamato anche ponte” Baba Roknoddin”) fu costruito nel 1650 per ordine di Shah Abbas II, come ponte-diga sul fiume Zayande-rud a oriente del ponte Si-o-Se. Lo scopo della costruzione del ponte fu di stabilire un collegamento tra i due quartieri Khaju e Darvaz-e Hassanabad con Takht-e Fulad e la strada per Shiraz. Nel 1932 il ponte fu aggiunto alla lista dei monumenti nazionali dell’Iran.
Il ponte è lungo 133 metri e largo 12 metri. Il ponte ha 24 arcate ricavate con precisione da grandi blocchi di pietra che nella parte centrale hanno delle paratoie di legno. Ciascuna arcata ha una forma diversa. Il pavimento di ogni arcata può funzionare sia da parete della diga sia da parte del selciato. Le bocche sopra le arcate si aprono in caso di sollevamento dell’acqua del fiume e fanno sì che l’acqua da sopra il selciato scorra in forma di cascatella sugli scalini esistenti. Dietro i fianchi del ponte vi sono anche decorazioni con mattonelle di maiolica colorate.
La facciata orientale del ponte ha dei basamenti a forma di gradinata sui quali ci si può sedere. In mezzo al ponte, al livello dei basamenti esiste un ampio spazio piano in pietra. La facciata occidentale del ponte ha dei rostri frangicorrente angolari. Le pietre con cui è stato costruito il ponte, dai pilastri fino agli archi, mostrano i contrassegni degli scalpellini di epoca safavide che le lavorarono. L’acqua del fiume attraversa il ponte sotto grandi lastre di pietra che ricoprono l’acqua. Nel mezzo del ponte, nell’estensione dell’asse longitudinale sotto le volte sono state progettate grandi piattaforme per sedersi.
Nel centro del ponte, al piano superiore vi è un padiglione noto con il nome di “Beiglarbeigi” che è stato dimora temporanea dei re safavidi e della loro famiglia. Le volte di questo padiglione sono state decorate con pitture e ornamentazioni dorate. Sopra il padiglione esisteva un ulteriore piano che fu però distrutto nel 1892. Anche nei due lati settentrionali e meridionali del ponte sono stati progettati degli spazi che, oltre a essere adibiti alla manutenzione degli strumenti che servivano a mutare il ponte in diga e come luogo di appostamento degli addetti al ponte, erano anche luogo per lo svolgimento di alcune feste. Nei due lati orientale e occidentale del ponte sono state edificate alcune stanze, note con il nome di “Shah Neshin” e decorate con pitture, che in epoca safavide erano una postazione riservata ai principi e i nobili da cui osservare le competizioni di nuoto e di canottaggio che avevano luogo nel laghetto artificiale vicino al ponte.
Negli angoli del lato orientale del ponte vi sono due leoni di pietra, simbolo dell’esercito delle tribù bakhtyari che proteggevano Esfahan e lo Zayande-rud. Altri due leoni di pietra si trovano ai due ingressi del ponte: i loro occhi di colore rosso brillano come due lampade rosse anche dopo il tramonto, perfino nelle notti piovose e senza il chiaro di luna.
La presenza di spazi architettonici ricreativi, dipinti e decorati a piastrelle, e la struttura del ponte-diga che dava la possibilità di formare un laghetto artificiale nei pressi del ponte, sono tra le particolarità uniche di ponte Khaju. Questo laghetto artificiale oltre che per scopi ricreativi e sportivi e di arredo urbano, era adoperato per l’irrigazione dei giardini e dei campi coltivati nei dintorni, come provvista d’acqua per i pozzi dei quartieri circostanti, come riserva d’acqua nei mesi poco piovosi e per i mulini ad acqua dei dintorni. In aggiunta a ciò, venivano utilizzate per l’acquacoltura delle piccole vasche che si formavano sui terreni circostanti.
Questo ponte nell’urbanistica di Esfahan, nel periodo safavide, è stato un esempio notevole di bioarchitettura per le regioni desertiche dell’Iran.