Naqsh-e Rostam

Naqsh-e Rostam


Naqsh-e Rostam è il nome di un antico complesso nella città di Marvdasht (regione Fārs) situato a 6 km da Takht-e Jamshid. In questo sito storico che fin dai tempi antichi veniva considerato un luogo religioso e sacro, si trovano le tombe dei re achemenidi, la Ka’aba di Zoroastro, epigrafi e bassorilievi sasanidi, focolari in pietra e dipinti religiosi appartenenti al periodo elamita.
In passato il nome di questo luogo era “Se Gonbadān” o “Do Gonbadān” e probabilmente il nome “Naqsh-e Rostam”, gli è stato attribuito dopo che gli iraniani, hanno riconosciuto un legame tra Rostam, eroe dello Shāhnāmeh e le incisioni sulla pietra dei re sasanidi.
Il rilievo più antico presente in questo complesso è relativo al periodo elamita e ritrae due dei e una dea con il re e la regina ma in seguito, nel periodo sasanide, parti di esso vennero cancellate e sostituite da altre pitture.
Qui presentiamo le opere rimaste a Naqsh-e Rostam:

Tomba di Dario il Grande

Dario era un re achemenide originario di Pasargad, persiano e di razza ariana che a 64 anni nell’ottobre 489 a. C. si spense e fu sepolto in un mausoleo di pietra che per sua stessa volontà era stato preparato per lui nella “montagna Naqsh-e Rostam”.
Questo mausoleo è a forma di croce con quattro braccia uguali a 26 metri di distanza dal livello del terreno e si trova nel cuore della roccia a 60 metri di altezza. Sul braccio superiore del mausoleo è inciso un versetto religioso o regale, l’immagine scolpita di Dario il Grande eretto sul grande trono regale che i popoli di varie nazioni portano sulle spalle, il simbolo del farohar (simbolo dello zoroastrismo) sopra di lui e il focolare regale di fronte e sulle due braccia centrali è ritratta la facciata di un palazzo molto simile al palazzo esclusivo di Dario a Takht-e Jamshid.
Tra questi rilievi un corridoio immette nel mausoleo al cui interno ci sono tre stanzette, ognuna con tre sepolcri simili ad un sarcofago che dimostrano oltre a Dario la sepoltura anche dei suoi parenti. Il braccio inferiore della croce non ha dipinti e per creare difficoltà nella salita è stato reso liscio e le sue merlature ruvide inferiori dimostrano che il lavoro di intaglio è stato lasciato incompiuto.
La parte esterna del mausoleo ha due iscrizioni in pietra in persiano antico, elamita e accadico che suonano come un testamento e una guida.
Sotto al mausoleo di Dario ci sono due grandi pietre scolpite del periodo sasanide che mostrano entrambe mostrano la battaglia dei cavalieri regali che hanno sottomesso i nemici. Il rilievo inferiore probabilmente e quello superiore senza dubbio è stato attribuito a Bahram II.
Il mausoleo di Dario il Grande è il modello degli altri mausolei e il fondamento delle nostre conoscenze su quelli. Delle quattro tombe rupestri di Naqsh-e Rostam soltanto l’attribuzione di quella di Dario il Grande è completamente certa perché ha un’epigrafe mentre per le altre ci si basa sulla comparazione e sulla deduzione.

Tomba di Serse

Serse era figlio di Dario il Grande e di Atousa, figlia di Ciro il Grande. Nacque intorno all’anno 520 a.C. e nel 465 a.C. fu ucciso. Venne sepolto in un mausoleo che era stato preparato per lui per sua stessa volontà, a 100 metri da quello di Dario il Grande nel cuore di una rupe verticale.
Questa tomba in linea generale ha le stesse caratteristiche di quella di Dario e la forma a croce. Nella parte superiore della croce è stato inciso il simbolo del farohar e della luna e in basso Serse è rappresentato con la mano tesa verso il farohar e il focolare che è di fronte a lui e in questa parte c’è un’epigrafe. Sotto i piedi del re si trova il grande trono regale che è portato sulle spalle dai popoli di vari paesi.
Nelle due direzioni del braccio superiore della croce è stato scolpito il rilievo di un porta lance, di un porta arco e di un altro porta lance (l’uno sopra l’altro) sulla cornice a sinistra, e tre persiani sulla cornice a destra e simmetrici a quelli, tre file di due porta lance persiani sulla parete a sinistra e tre persiani su quella a destra.
Il mausoleo ha un corridoio di ingresso e soltanto una stanzetta che è proprio davanti alla soglia dell’ingresso, qui sono state scavati tre sepolcri e non è chiaro quali persone siano state sepolte insieme a Serse.

Tomba di Artaserse I

Artaserse I, figlio di Serse, regnò nell’anno 465 a.C e si spense nel 423, all’età di circa 60 anni. Venne sepolto a Naqsh-e Rostam, in una tomba vicino a quella di Dario il Grande.
Il suo mausoleo, come quello di Dario, è a forma di croce ma è molto danneggiato. Qui ci sono le fondamenta di un focolare più piccolo e la potenza regale è rappresentata soltanto da un anello liscio e senza sigillo. L’interno del mausoleo è stato scavato su imitazione di quello di Dario, ha tre stanzette e in ognuna c’è un sepolcro.
La costruzione della tomba di Artaserse I, che presenta delle differenze rispetto a quella di Dario, è compresa tra gli anni 450 e 430 a.C. Sotto la tomba si vedono due bassorilievi del periodo sasanide ed entrambi ritraggono “la battaglia equestre”.

Tomba di Dario II

Dario II regnò dall’anno 423 al 404 a.C. La sua tomba è quella più a ovest tra quelle di Naqsh-e Rostam ed è stata scavata a forma di croce. L’intera facciata è come gli altri mausolei di Naqsh-e Rostam. Sopra la tomba di Dario II, che è situata esattamente davanti alla “Ka’ba di Zoroastro”, il re è ritratto di fronte al focolare, sotto l’ombra del “potere regale” e la mezzaluna e ai suoi due lati ci sono persone di bell’aspetto, dignitari di corte e trenta uomini che trasportano il grande trono regale.
I dipinti sono molto danneggiati. L’interno della tomba è molto simile a quella di Dario I e ha tre stanzette. La data di costruzione di questo mausoleo si pensa che sia compresa tra gli anni 420 e 404 a.C. Sotto al mausoleo è raffigurata la scena della battaglia di Shapur II.

Rilievo elamita

Ai piedi della montagna e a 10-15 metri a nord-est c’è un rilievo elamita profondamente scavato nella pietra a forma di pentagono non uniforme che pare sia stato scavato per raccogliere l’acqua.

Bassorilievo e epigrafe dell’area sacra

L’area sacra presentava una forma rettangolare non uniforme, era lunga 200 metri e larga 70, la sua parte nord era addossata alla montagna e gli altri tre lati formavano un bastione di mattoni crudi. Il muro del bastione aveva uno spessore di 9 metri e alla distanza di 21 metri era stata costruita una torre alta 10 metri e di forma metà cilindrica rivolta verso l’esterno dell’area.
7 torri erano situate nel lato sud e due nel lato ovest e probabilmente due nel lato est. Dietro al muro della torre verso sud c’era una lunga cavità che probabilmente era il luogo del fossato.

Bassorilievo regale di Artaserse

Nell’angolo est dell’area sacra di Naqsh-e Rostam, su una roccia è stata raffigurata la cerimonia dell’investitura di Artaserse I sasanide noto come Artaserse Bābakān, fondatore della dinastia sasanide.
In questa opera storica, che è una delle più belle e ben conservate del periodo sasanide, Artaserse e Ahuramazda a cavallo, stanno l’uno di fronte all’altro. Il dio porge al re il diadema della regalità.
Dietro Artaserse c’è un giovane con uno scacciamosche e sotto le zampe del cavallo di Artaserse è stato ritratto il corpo senza anima di Artabano, ultimo re dei Parti e Ahriman sotto le zampe del cavallo di Ahuramazda, suo oscuro avversario.
Artaserse e Ahuramazda, attraverso le iscrizioni sui propri cavalli sono presentati in tre lingue, greco, partico e sasanidico.
In questa opera molto bella la cui datazione si può stimare intorno all’anno 235 d.C., viene raffigurata una delle prime immagini umane di Ahuramazda e per affermare la sua grandezza e quella di Artaserse, le dimensioni dei cavalli sono molto più piccole rispetto a loro e hanno un aspetto naturale.

Focolari di pietra

A Naqsh-e Rostam due focolari a forma di piramide imperfetta sono stati ricavati dalla pietra della montagna, uno è un po’ più grande dell’altro, ma le caratteristiche e le decorazioni di entrambi sono identiche e la loro distanza è di soli 80 cm. Vicino a questi focolari c’è una piattaforma che nella sezione meridionale ha tre gradini.
Quasi tutti gli studiosi suppongono che questi altari in pietra fossero templi del fuoco. Sulla loro datazione esistono pareri divergenti; alcuni li fanno risalire a prima degli achemenidi, altri agli achemenidi e altri ancora al periodo sasanide.

Bassorilievo del trionfo di Shapur su Valeriano e bassorilievo e epigrafe di Kartir

Il bassorilievo di Shapur è stata scavato in modo molto sporgente nella misura di circa 11x 5 metri, vicino alla tomba di Dario il Grande. Il re è rappresentato con la corona e la grande sfera regale, un abito da re, una collana al collo e un orecchino in sella ad un bel cavallo.
La sua spada dritta e lunga è nella fodera, la mano sinistra è posta sulla sua impugnatura e la mano destra è tesa. Il cavallo di Shapur ha la sella e e il sottosella ornati, davanti al cavallo c’è un uomo con la veste bizantina, con il ginocchio sinistro a terra e quello destro piegato che tende le mani verso il re.
La sua veste è una tunica da imperatore bizantino, sulla testa ha una corona di foglie e accanto a lui c’è un altro personaggio in piedi con un abito bizantino, la spada appesa alla cintura e il polpaccio sinistro afferrato da Shapur.
Dalla tunica e dalla corona si capisce che è un imperatore. La presenza di Valeriano in questo bassorilievo ci permette di datarlo intorno all’anno 262 d.C. e la sua realizzazione avvenne per volontà di Shapur I. Questo bassorilievo è un ricordo del trionfo dei Persiani sull’esercito di Roma e mostra la scena del re che tiene prigioniero Valeriano e riceve l’omaggio di Filippo l’arabo.
Per la precisione dei dettagli e la raffinatezza, è uno dei migliori bassorilievi del periodo sasanide.
Sulla destra del bassorilievo della vittoria di Shapur su Valeriano, si trova l’epigrafe di Kartir o Karder/Kartir Hangirpe Kerdir), sacerdote zoroastriano molto influente del periodo sasanide che intorno al 280 d.C. per volontà sua venne incisa in questo luogo.
In questa opera Kartir è ritratto a mezzo busto, senza barba con un alto cappello a metà cilindro che ha un simbolo simile ad una grande forbice, una collana al collo e l’indice della mano destra è teso verso Shapur in segno di acclamazione e di rispetto.
Il simbolo delle grandi forbici sul cappello di Kartir è stato considerato un emblema del suo potere decisionale nella più alta carica giudiziaria del paese che aveva la facoltà di risolvere le questioni più importanti.
Sotto al busto di Kartir c’è un’epigrafe in medio persiano di 79 righe molto danneggiata. Questa iscrizione presenta Kartir e accenna alla sua ascensione (tra le quattro epigrafi di Kartir probabilmente l’epigrafe di Sar Mashhad è più antica e probabilmente è la scrittura originaria e dopo quella in ordine viene questa iscrizione, poi quella di Kartir presso la Ka’ba di Zoroastro e infine l’iscrizione di Kartir a Naqsh-e Rajab).

Bassorilievo di Bahram II e dei suoi cortigiani

Dopo Shapur I, suo figlio maggiore Ormisda Artaserse, poi Bahram I e dopo di lui nell’anno 276 d.C. suo figlio Bahram II divenne re dell’Iran. Di Bahram II sono stati scolpiti due bassorilievi nella montagna di Naqsh-e Rostam e uno notevole e realistico nelle vicinanze della tomba di Dario il Grande in cui Bahram è ritratto con la corona, una spada appesa alla cintura, un abito particolare, una collana al collo con cerchi insieme ai suoi cortigiani.
In questa scena tre persone a mezzo busto sono mostrate dietro al re e tutte lo guardano ed hanno l’indice della mano destra teso verso di lui in segno di rispetto. Davanti al re sono raffigurate altre cinque persone: la famiglia reale, Kartir e Narsete a mezzo busto e anche loro lo guardano.
La data dei bassorilievi di Bahram è stimata intorno all’anno 290 d.C.

Bassorilievo di Anahita e Narsete

Il bassorilievo di Anahita e Narsete (traslitterato anche Narseh, Narses e Narseus), figlio di Shapur I, è uno delle più belle sculture rimaste del periodo sasanide che mostra l’incoronazione e la sovranità di Narsete.
In questo bassorilievo che si trova vicino alla tomba di Dario, Narsete ha sulla testa una corona molto bella e la sua mano sinistra è tesa e prende l’anello dell’unione o la corona regale da Anahita, dea dell’acqua, della fertilità e della battaglia mentre la mano destra è posta sull’impugnatura della spada.
In questa opera il re è ritratto con la barba lunga, la collana al collo, l’abito stretto e le scarpe con il fiocco. Dietro di lui uno dei dignitari è in piedi in segno di rispetto e davanti al re c’è un giovane in piedi che è suo figlio o il nipote di Narsete.
Anahita indossa una corona con merli, i lunghi capelli raccolti e intrecciati sulle spalle e con il vestito a pieghe ha un aspetto molto dignitoso. La data dell’esecuzione di questo bassorilievo è intorno all’anno 300 d.C.

Bassorilievi della battaglia di Bahram II e Bahram III

L’incisione su pietra della vittoria di Bahram II (realizzata intorno al 285 d.C.), comprende due grandi bassorilievi del periodo sasanide che si trovano sotto alla tomba di Dario il Grande. Entrambe le scene mostrano la battaglia dei re cavalieri che hanno sottomesso i propri nemici.
La scena inferiore probabilmente e quella superiore con certezza è stata attribuita a Bahram II in cui viene mostrata la sua battaglia vittoriosa su un nemico la cui identità non è stata identificata. A sinistra di questa opera Bahram indossa un abito luccicante e impugna una lancia in direzione del cavallo del nemico e dietro a lui si notano tracce di una bandiera.
C’è anche un altro nemico sotto le zampe del cavallo del re e appare morto.
Sotto questa scena e unita ad essa, ne è stata scolpita un’altra che da tutti i punti di vista ha legami con quella superiore e per questo motivo è stata attribuita a Bahram II. Ma esiste anche la probabilità che la scena inferiore appartenga a Bahram III che regnò soltanto per quattro mesi.

Bassorilievo della battaglia di Ormisda II e Adarnase

Il bassorilievo della battaglia di Ormisda II e l’incisione su pietra lasciata a metà di Adarnase si trovano sotto alla tomba di Artaserse I. In questo rilievo Ormisda II, re sasanide che regnò dal 303 al 309 d.C., in sella ad un cavallo con sella e ornamenti, sottomette un cavaliere nemico con armatura e conficca una lunga lancia nel suo ventre.
Il volto e la corona regale è danneggiata ma una parte dell’ala dell’aquila della corona e la sua sporgenza sferica è ben visibile e accerta che la sua corona mostrava un’aquila che aveva una perla nel becco.
Proprio sopra la raffigurazione di Ormisda II, è stato scolpito un rilievo incompiuto in cui una parte della scena della battaglia è stata tolta. Questo rilievo appartiene a Adur Narsete, figlio di Ormisda II, che regnò soltanto qualche mese.
La data del bassorilievo di Ormisda II è circa il 305 d.C..

Bassorilievo della battaglia di Shapur II

Il bassorilievo della battaglia di Shapur II-o Shapur il grande-che fu il decimo re sasanide dal 309 al 379 d.C., è situato sotto alla tomba di Dario II. In questo bassorilievo il re, in sella ad un cavallo che ha gioielli sulla testa, sul collo e sotto la pancia, conficca la lunga lancia nel collo del cavaliere nemico che dall’abito e dai suoi gioielli si può dedurre che è di stirpe reale.
Dietro al re viene mostrato anche un porta bandiera a cavallo. La maggior parte di questo bassorilievo in cui i cavalli contrariamente al solito sono raffigurati molto grandi, è danneggiata e molti dettagli sono scomparsi.

Scena scolpita senza immagini

Ad ovest del bassorilievo di Anahita e Narsete, è stata scolpita una grande parte della montagna in forma di rettangolo lungo 10 metri e alto 5 con l’intento di creare un rilievo. Questa scena è stata incisa con così tanta magnificenza e profondità degna di un re grande e potente e infatti è stata attribuita a Khosrow Parviz-(dal 590 al 628 d.C.), ventiquattresimo re sasanide che aveva intenzione di realizzare su queste superfici un grande rilievo dell’incoronazione o delle sue vittorie sui romani ma alla fine del suo regno quando fu sconfitto da Eraclio I, imperatore bizantino, la sua realizzazione non ebbe più senso.
Nell’anno 1821, uno dei proprietari locali ordinò di far scolpire su questa superficie l’atto di proprietà di Hāji Ābād a suo nome con la calligrafia persiana nasta’liq in 24 righe.


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