Moschea Jām’eh di Sāveh
La moschea Jām’eh di Sāveh è situata nell’omonima città (regione Markazi). La data di costruzione di questa moschea storica non è stata identificata in modo preciso ma l’oggetto più antico trovato in questo complesso consiste in epigrafe scritte nel quarto secolo dell’Egira lunare, perciò questa moschea è antica almeno di 1000 anni.
Essa come monumento storico-religioso costruita interamente in adobe e fango, unica nel suo genere, dal punto di vista architettonico e pittorico, presenta lavorazioni a piastrelle e decorazioni degne di nota ed è una memoria di tre congiunzioni storiche (pre-islamica, i secoli del primo Islam, e il periodo safavide).
Questa moschea che nel corso della sua storia ha avuto molti cambiamenti e durante l’attacco dei Mongoli ha subito seri danni, è costituita da un cortile e una cupola a sud, da due iwān alti e maestosi, da un minareto, da qualche bella sala da preghiera in mattoni, da numerosi antichi mihrāb con calligrafie cufiche e due del periodo safavide con calligrafia sols.
La gonbad-khāneh (sala di preghiera principale coperta dalla cupola) di questa moschea è la parte più antica dell’edificio al cui interno si trova un mihrāb con belle lavorazioni a stucco con immagini di foglie, fiori, arbusti, disegni islimi e calligrafie relative al periodo safavide.
All’esterno della moschea si trova un magnifico minareto in mattoni che risale all’epoca dei Selgiuchidi e che conserva l’epigrafe più antica, una rampa di scale a chiocciola che è ornata da svariati disegni e in rilievo permette l’accesso alla sommità del minareto.
Nei due angoli dell’ala sud c’è una costruzione in adobe e fango a forma di croce che testimonia la presenza di un tempio del fuoco nell’epoca pre-islamica. L’edificio di questa moschea deve essere considerato parte di un complesso architettonico comprendente edifici religiosi, culturali ed economici e senza dubbio vi si possono cercare tracce di rovine di altre parti accanto e intorno ad esso.
Un edificio con una tale magnificenza e grandezza certamente non poteva essere privo di collegamento che lo univano con edifici adiacenti come la cisterna, l’hammam, il caravanserraglio e l’asse principale del bazar.