Diario del mio viaggio in Iran
E’ un esercizio fin troppo difficile quello di azzerare tutto il proprio noto e ricominciare d’accapo, non c’è una seconda “prima buona impressione”.
Viaggiare è sempre un momento di crescita, un’evoluzione di qualcosa che è nata con te e che si evolve in ogni esperienza che abbia una valenza etno-antropologica, culturale, sociale, esplorativa ed emozionale.
Ho sempre dato un colore alle impressioni che un luogo nuovo mi dà e quello di Teheran, al mio primo incontro, era il grigio.
Tornare in Persia e non poter visitare i luoghi che hanno fatto grande la Persia mi sembrava come andare in giro con la camicia di forza.
Ma in questo nuovo “viaggio” sono stato “guidato” dalla bravissima e paziente Sima Jandideh, dall’istintiva voglia di vivere emozioni popolari ed identitarie e dal fato che ci ha fatto incontrare Akbar Gohli e Mohsen Yazdani in Italia e Mehdi Afzali e Neda Reyhani a Teheran. A quest’ultimi due devo dare il merito di avermi traghettato emotivamente dalla Persia all’Iran facendomi “sentire”, “provare” una contemporaneità che non è solo una questione di calendario ma di attualità socio-culturale. Non mi riferisco esclusivamente all’entusiasmante installazione di Ali Akbar Sadeghi nel Museo di Arte Contemporanea o all’emozionante concerto di musica contemporanea al quale abbiamo potuto assistere in prima fila con Mehdi e col Ministro della Cultura Hoseini ma al costante contatto con le realtà culturali, mediatiche ed inter-relazionali. L’essere attesi, desiderati ed apprezzati è stata una costante, così com’è stata una una costante la manifestazione di voler conoscere e farsi conoscere di tutti coloro che abbiamo incontrato in ogni luogo visitato.
Il mix di incontri ed appuntamenti legati alla cultura e di momenti legati ad un’esplorazione urbana hanno trasformato questo trip di 6 giorni ad un’esperienza della valenza di tre settimane.
Essere entrati nel tempio del mondo culturale di Teheran dalla porta principale ci ha fatto vivere e conoscere una realtà che parte da lontano ma che è molto più attuale di quanto immaginavo, e man mano che il tempo scorreva mi rendevo conto che il grigio si trasformava sempre più in celeste e poi in azzurro e così via.
Il minimo comune denominatore delle mie esperienze in Iran si rafforzava, un popolo altruista e comunicativo che ha fame di partecipare ad un palcoscenico mondiale da protagonisti di spessore e con una forte identità.
Sono innamorato di questo posto, di tutte le sue bellezze, paesaggistiche, archeologiche ed antropologiche, della sua cultura e della femminile bellezza.
Ho la “FORTUNA” di vivere in un luogo dove, nella seconda guerra mondiale, il fronte della linea “Gustav” ha generato diverse migliaia di morti che oggi riposano in cimiteri monumentali non distanti da meF. Ogni volta che li visito ne esco fuori veramente provato. Stessi sentimenti provati nel vostro, non è possibile descriverli!
Spero di poter continuare presto la mia esplorazione.
di seguito il testo del mio intervento all’inaugurazione della “15^ Image of The Year” HO ESORDITO COSI’:
Sono Antonio Corrado, Project Manager della Mostra Popoli e Terre della Lana organizzata con la partnership dell’Istituto di Cultura Iraniano ed in particolare col prof. Akbar Gohli e col dr. Mohsen Yazdani che ringrazio.
Siamo veramente onorati di essere qui vostri ospiti, questo ci riempie immensamente di gioia e ringrazio il fato che mi ha dato l’opportunità di essere meritevole di questa grazia.
Le grazie sono doni che si apprezzano nella vita terrena, non si possono custodire in banca per poi riprenderle nel momento del bisogno o quando non ve ne sono, devono essere subito messe a frutto.
Un bambino, sono sempre stato un bambino curioso ed anche oggi non sono cambiato affatto e osservo il mondo con lo stesso sguardo come se fosse la prima volta.
Nella vita ho cercato sempre quel qualcosa che appagasse quella sete di scoprire mondi nuovi, popoli con identità e culture proprie. E crescendo ed esplorando mi sono reso conto che popoli diversi e distanti, nei luoghi e nel tempo, in situazioni analoghe compiono scelte simili e i loro usi e costumi si evolvono differenziandosi nelle manifestazioni estetiche ma somigliando in quelle pratiche.
Il nutrirmi di queste esperienze mi ha fatto crescere sempre col piglio di colui che ha fame di conoscenza ed ampiezza di vedute. Questo, nel tempo, si è unito ad un lavoro che faccio con passione e che mi appaga nell’esistenza: valorizzare le diversità culturali, cercare i punti di contatto e crescere da quelli di contrasto.
Infondere, nel visitatore di una mostra, l’istinto del viaggiatore, dell’esploratore è la chiave di successo per generare il desiderio di scoprire personalmente i tesori che si trovano in tutti gli angoli del mondo.
Far venire sete e porgere la brocca d’acqua.
Grazie.