Castello Mochi

Castello Mochi

Il castello Mochi si trova nei pressi di Shahr-e Sukhte, provincia di Zābol (regione Sistān e Baluchestān) e risale ai re Kiani del Sistān nel periodo safavide ed era la residenza e il palazzo della famiglia dei governatori.

La pianta architettonica di questo edificio era all’incirca quadrata, a due iwān e costituita da due grandi sezioni: l’edificio principale del palazzo o castello e il complesso architettonico annesso intorno.

L’ingresso principale era situato nell’ala sud e dopo essere entrati in un ambiente simile ad un vestibolo si accedeva al cortile centrale, un bell’ iwān era collocato nella sezione nord e sud di esso e un insieme di archi quasi simmetrici negli altri lati e tutti davano sul cortile centrale.

Nei due lati dell’iwān settentrionale si trovano due saloni o ambienti grandi con la copertura a cupola. L’edificio principale del palazzo comprendeva stanze di sorveglianza e numerose mura tutte costruite di adobe e fango.

Poichè questo castello si trova nell’area storica di Huzadār ricca di palmeti e moch deriva da mok con il significato di palma da dattero, il castello è noto con questo nome.

A sud-ovest di essa e a 3 km ci sono alcune piccole colline dove sono state rinvenute terracotte risalenti al periodo preistorico. In questa zona si trovano i resti anche di un mulino a vento.

Le testimonianze storiche e le tracce rimaste come: resti di strutture per metà rovinate come un palazzo,un caravanserraglio, una fortezza e numerosi mulini a vento e anche un complesso di case residenziali dietro a Mochi, dimostrano che la vita nella zona di Huzadār ha avuto inizio dalla fine del periodo sasanide, ha raggiunto il suo apice nel periodo safavide e infine in quello qajaro è cominciato il suo declino fino all’estinzione.

I castelli antichi e fortificati come: “Se Kuhe”, “Rāmrud”, “Rostam”, “Kohah Kahzād”, “Sam”, “Bi  Bi Dust”, “Tarqun”, “Chepu” e “Huzadār” nell’estesa regione del Sistān e Baluchestān rivelano l’antichità della vita in questa zona e di un mondo di epoche millenarie. 

 

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