Khatam kari

Khatam kari


Khatam kari è un lavoro raffinato e meticoloso di tarsia (intarsio), i cui primi esempi risalgono all’era Safavide: il Khatam era così apprezzato dalla corte che alcuni Principi imparavano la tecnica allo stesso modo della musica, della pittura o della calligrafia.

Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, la tecnica del Khatam declinò, prima di essere riportata di nuovo alla moda sotto il regno di Reza Shah, durante il quale furono istituite scuole di artigianato a Tehran, Esfahan e Shiraz. “Khatam” significa “intarsio”. “Khatam-kari” è quindi il “lavoro delle incrostazioni”. Questa tecnica prevede la realizzazione di motivi, principalmente a forma di stella, con incrostazioni di bastoncini di legno fini (ebano, teak, giuggiola, legno di arancio, legnetti di rosai), ottone (per le parti dorate) ed ossa di cammello (per le parti bianche).

Avorio, oro e argento possono essere utilizzati anche per monete da collezione. Queste aste sono dapprima assemblate in fasci triangolari, e poi questi nuovamente assemblati ed incollati in fasci secondo un ordine rigoroso al fine di formare un cilindro di circa 70cm, il cui bordo mostra l’unità della base della decorazione finale: un stella a sei punte contenuta in un esagono. Questi cilindri vengono quindi tranciati in cilindri più corti, poi compressi ed essiccati tra due piastre di legno, prima di subire un taglio finale che fa fette di circa 1 mm di spessore. Queste ultime sono quindi pronte per essere placcate e incollate sull’oggetto di supporto da decorare prima di essere laccate. Possono essere preriscaldate per ammorbidirle, se l’oggetto è curvo, affinché possano perfettamente sposare le curve. Gli oggetti decorati sono legioni: scatole, scacchi o backgammon (tavola reale o tric-trac), cornici, o persino strumenti musicali. La tecnica del Khatam può anche essere applicata alle celebri miniature persiane, realizzando così vere e proprie opere d’arte.



 


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