Palazzo Ali Qapu
Il palazzo Ali Qapu svetta nella parte occidentale della piazza Naghsh-e Jahan, di fronte alla moschea “Sheikh Lotfollah” ed è considerato uno dei più importanti capolavori dell’architettura del diciassettesimo secolo. La costruzione dell’edificio fu completata nel 1644.
Questo palazzo costituiva la porta d’accesso centrale a tutti i palazzi che in epoca safavide furono costruiti nella zona di piazza Naghs-e Jahan. Inizialmente aveva un aspetto semplice e nel corso del tempo, durante il regno di Shah Abbas, furono aggiunti diversi piani. All’epoca di Shah Abbas II, fu aggiunta la grande loggia colonnata.
Il re safavide riceveva in questo palazzo gli ambasciatori e le personalità di alto rango. All’epoca di Shah Abbas II, dalla veranda che fu aggiunta all’edificio principale, il sovrano e i suoi ospiti ammiravano il paesaggio, gli incontri di polo, le luminarie, gli spettacoli di fuochi di artificio e le altre rappresentazioni che si svolgevano nella piazza.
Il nome del palazzo si compone delle due parole ali e qapu che nell’insieme significano “alto portale”. Altri nomi con cui è stato conosciuto sono “doulatkhane-ye mobarake-ye naghsh-e jahan” e “palazzo doulatkhane”.
Il palazzo è alto 36 metri e si estende per 5 piani, ciascuno dei quali ha una decorazione particolare. Pitture murali di Reza Abbasi, celebre pittore dell’epoca di Shah Abbas, dipinti di fiori, pianticelle, rami, foglie, figure selvatiche, uccelli e belle stuccature in forma di varie specie di coppe e caraffe decorano le volte e le pareti.
Al piano-terra vi sono due sale che a quel tempo erano destinate agli affari amministrativi e governativi. Al terzo piano vi è la grande loggia con 18 alte colonne; nel mezzo di questa particolare loggia vi è una decorazione di marmo e rame la cui simmetria si riflette nella decorazione del soffitto.
Ogni cosa di Ali Qapu è magnifica e preziosa. Oltre alle pitture murali, opera del celebre artista dell’epoca safavide Reza Abbasi, vi sono le stuccature dell’ ultimo piano, conosciuto anche come “sala della musica” o “sala del suono”. In questa parte del palazzo, sui muri sono state utilizzate forme di diversi tipi di coppe e caraffe: la creazione e la rifinitura di queste forme, oltre che essere una rappresentazione ornamentale e un segno della creatività e dell’intraprendenza degli artisti stuccatori, erano realizzate in modo tale che queste stesse forme incavate assorbissero l’eco prodotto dalle melodie dei suonatori e dei musicisti e le voci arrivassero in modo naturale e senza rimbombo alle orecchie degli ascoltatori.
Ford Richards, pittore famoso, che visitò l’Iran all’inizio dell’epoca qajar scrive a proposito della decorazione in stucco di questa sala: “… queste rientranze sono come pezzi diversi di un puzzle, collocati gli uni accanto agli altri con una proporzione particolare…”.
Oltre al passare del tempo che purtroppo ha inferto numerose lesioni ad Ali Qapu, altri avvenimenti distruttivi, come l’assalto e il dominio degli Afghani, diverse guerre e lo spostamento della capitale e l’indifferenza dei governanti dopo l’epoca safavide hanno arrecato danni irreparabili all’edificio.
In epoca qajar Ali Qapu fu per qualche anno luogo di residenza e di lavoro di Zell-os-Soltan (NdT: principe, figlio di Nasseroddin Shah e governatore di Esfahan) che apportò delle modifiche nelle iscrizioni del palazzo. Le iscrizioni del fronte orientale dell’edificio e le tavolette calligrafate sopra la porta di ingresso che fanno accenno ai restauri dell’anno 1895, sono esplicative di questo argomento.
Negli ultimi quaranta anni, poiché il rischio di rovina minacciava il palazzo Ali Qapu, e anche grazie all’attenzione della gente e degli organi statali per il patrimonio culturale, sono stati effettuati dei restauri ad opera di commissioni di esperti locali e internazionali.
Complessivamente Ali Qapu è un edificio per il cerimoniale di buona fattura e un altro bel risultato dell’arte architettonica del periodo safavide, che dalla sua sommità mostra bene il panorama della città antica di Esfahan e il suo sviluppo millenario.