Golfo Persico
Il Golfo Persico è un mare semichiuso tra l’Iran e la penisola arabica che attraverso lo stretto di Hormoz si collega al mare dell’Oman e da lì all’Oceano Indiano. Questa grande distesa di acqua è situata a sud e a sud-ovest dell’Iran, vicino alle regioni del Khuzestān, Bushehr e ad una parte della regione Hormozgān e confina con sette paesi, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain, l’Iraq, l’Arabia Saudita, l’Oman, il Qatar e il Kuwait con una diversa estensione delle coste.
La lunghezza, la larghezza, la profondità e la superficie del Golfo Persico nelle varie fonti, considerando le condizioni naturali del mare nel corso di diversi anni e l’impossibilità di utilizzare strumenti precisi di calcolo in passato, non sono sempre omogenee e presentano discrepanze nella registrazione.
Nell’atlante nazionale dell’Iran, il Golfo Persico ha una superficie di circa 225,300 km², una lunghezza di 900 km² e una larghezza compresa tra 180 e 300 km², mentre in un’altra fonte viene citata una larghezza tra i 185 e i 333 km², una profondità media che oscilla tra i 25 e i 35 metri (all’ingresso dello stretto di Hormoz oltre 100 metri) e una superficie pari a 226 mila km².
La larghezza del Golfo Persico nel punto più stretto, ovvero lo stretto di Hormoz è pari a 40 km² e nella sua parte più larga, in mezzo al Golfo, è uguale a 270 km² mentre negli altri punti la larghezza media è di 215 km².
L’Iran, con una lunghezza costiera di 1375 km², da Bandar Abbās fino allo Shatt al ‘Arab, possiede il 45,3% dell’intero litorale del Golfo Persico, ovvero ha una lunghezza costiera maggiore rispetto agli altri paesi del Golfo.
L’Iraq con 18,5 km², ovvero lo 0,6% di estensione totale delle coste, possiede la lunghezza costiera minore. Ai confini meridionali del Golfo Persico, eccetto alcuni piccoli fiumi, che soltanto in caso di abbondanti precipitazioni trasportano un pò di acqua verso il Golfo, non esiste un fiume importante; mentre alle estremità settentrionali, ovvero in Iran molti fiumi ricchi di acqua come: Seymareh, Karkheh, Dez, Karun, Jarrāhi, Zohre, Mand ecc..in modo indipendente o unendosi tra loro, si gettano nel Golfo Persico (regioni del Khuzestān, Bushehr e Hormozgān).
Questi fiumi si trovano in una ampia parte dell’ovest, del sud-ovest e del sud del Paese, nel bacino del Golfo Persico e nel mare dell’Oman e per lo più hanno origine dall’ imponente catena montuosa degli Zagros.
Il Golfo Persico in origine si è formato dai sedimenti dei mari dell’era cenozoica e comprendeva l’intera area degli Zagros; ma a causa dell’abbassamento del livello delle acque degli oceani, non solo la sua acqua è diminuita, bensì secondo alcune testimonianze presenti sul fondale marino, in un periodo si è del tutto prosciugata; in realtà l’attuale Golfo Persico è una parte di quella terraferma in cui l’acqua dell’Oceano attraverso lo stretto di Hormoz si è nuovamente riversata.
Questa lunga fossa infine ha dato origine alla falda della catena montuosa degli Zagros e per via dell’abbassamento del suo livello rispetto a quello dell’Oceano, è sprofondata sott’acqua.
Il Golfo Persico in passato era molto più ampio di adesso. La pianura della Mesopotamia e quella del Khuzestān si sono formate dal restringimento dei fiumi in conseguenza del riempimento della parte settentrionale del Golfo Persico, tanto che adesso per entrare nel Golfo devono passare da un tratto maggiore di terraferma.
Nel Golfo Persico ci sono isole grandi e piccole abitate e non ed ognuna ha delle potenzialità e un lungo passato e gode di una posizione geografica e strategica molto importante a livello locale e addirittura mondiale.
Il Golfo Persico nell’archivio storico
Le isole
Queste isole sono: Qeshm, l’isola più grande del Golfo Persico, con una superficie di 1419 km² (circa il doppio della seconda grande isola del Golfo, ovvero il Bahrain) e con una popolazione di 72981 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996); Lārak con una superficie di 48,7 km² e 459 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), Hormoz con una superficie di circa 45 km² e 4768 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), Hengām con una superficie di circa 50 km² e 389 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), Kish con una superficie di 90 km² e 16501 abitanti (anno 1379 dell’Egira solare, 1996), Hendurābi con una superficie di 22,8 km² e 43 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), Lavān con una superficie di circa 76,8 km² e 686 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), unitamente a circa 1700 lavoratori celibi della piattaforma petrolifera e operai appaltatori che periodicamente risiedono nell’isola; Khārk con una superficie di 21 km² e 7484 abitanti (anno 1375 dell’Egira solare, 1996), unitamente a circa 10000 residenti non autoctoni che periodicamente lavorano negli impianti dell’industria del petrolio, nei centri e nelle basi militari; Shif con una superficie di 14 km² (considerando l’isola di Abāsak che è unita via terra a Shif quando essa è esposta alla bassa e alta marea) e 3076 abitanti (anno 1380 dell’Egira solare, 2001), Abu Musa, con una superficie di 12,8 km² e 1038 abitanti (anno 1380 dell’Egira solare, 2001).
Oltre alle isole abitate precedentemente citate, nelle acque iraniane ci sono anche altri isolotti disabitati o semi-abitati (con una popolazione composta da funzionari amministrativi e militari), tra cui Tunb-e bozorg, Tunb-e kuckak, Fārur, Fārurgan, Om-olkaram, Janrin, Nakhilu, Fārsi ecc..che solitamente sono zone protette di sicurezza ed ecologiche.
Vicino alle coste degli altri paesi confinanti con il Golfo Persico, ci sono altre isole grandi e piccole abitate e disabitate che appartengono al Kuwait, all’Arabia Saudita, al Bahrain, al Qatar, agli Emirati e all’Oman.
Nelle coste iraniane ci sono molte città portuali che, oltre all’importanza strategica, godono anche di una condizione commerciale ed economica favorevole. I porti di Khorramshahr, Ābādān, Deylam, Bushehr, Deyer, Kangān, Assaluyeh, Langeh e Bandar Abbās sono nuclei importanti per i rapporti marittimi dell’Iran con il resto del mondo e alcuni di essi come Khorramshahr, Ābādān, Bushehr e Bandar Abbās sono considerati centri abitativi importanti e anche mete turistiche.
Il Golfo Persico, disponendo di ingenti riserve di petrolio, di gas e di altre fonti sfruttabili ed esportandole all’estero, nonchè grazie alla presenza di vie adeguate e sicure per gli scambi commerciali, nel corso della storia è sempre stato oggetto di attenzione da parte delle potenze della zona e conteso dai governi coloniali.
Questa grande distesa di acqua con isole e lunghe coste, è stata la culla di varie civiltà, centro di scambi culturali e commerciali e uno dei mari più noti del mondo. Nella “Geografia” di Strabone esso è citato con il nome di “Golfo Persico” o “Mare persiano”, mentre il mare tra la Penisola arabica e la costa orientale dell’Africa (Egitto e Sudan), che attualmente si chiama Bahr Ahmar o Mar Rosso, veniva chiamato “Golfo arabo”.
Queste denominazioni nelle cartine e nei documenti storici autorevoli emergono in lingue diverse e in nessuna delle fonti storiche e geografiche il mare che è situato tra l’Iran e la Penisola arabica è chiamato in un altro modo se non Golfo Persico.
Nel libro “Hudud al Ālam” (“I limiti del mondo”) che risale a oltre 1000 anni fa, nell’accennare al Golfo Persico che “con una piccola larghezza si estende dalle coste persiane fino a Masqad (Muscat),”….si parla anche del Golfo arabo che oggi è il Bahr Ahmar o Mar Rosso in questi termini.. “c’è un altro golfo nella parte nord, fino a quasi l’Egitto dove si restringe fin dove la sua larghezza raggiunge un miglio, quello lo chiamano golfo arabo, Aylah e golfo qalazam..” e ancora “il luogo dove vivono gli arabi (l’attuale Arabia Saudita) si trova tra questi due golfi”.
Anche nel libro “Alā alāgh al-nafise” che risale a più di 1000 anni fa, dopo aver citato il nome e il luogo del Golfo Persico, si parla del luogo di residenza degli arabi dicendo che.. “tra questi due golfi (cioè Aylah e il Golfo Persico) si trovano i paesi di Hejjaz (regione nord-occidentale della Penisola araba, oggi parte dell’Arabia Saudita), lo Yemen e altre città arabe “.
Anche Mohammad Bin Abi Bakr al-Zahri, geografo arabo, nel suo “Libro di geografia”la cui pubblicazione risale a quasi 1000 anni fa, parla così del Golfo Persico: “il tragitto via terra degli egiziani per spostarsi verso la Siria, l’Iraq e il Golfo Persico, passa da qui (Penisola del Sinai)”.
Gholamhossein Takmil Homayoun