La Storia dell’arte dell’Iran

SECONDA PARTE

L’ARTE IRANIANA DALL’AVVENTO DELL’ISLAM
ALLA VITTORIA DELLA RIVOLUZIONE ISLAMICA

L’ARTE NEL PRIMO PERIODO DOPO L’AVVENTO DELL’ISLAM

L’Architettura

L’esigenza di compiere gli atti rituali, di eseguire la preghiera cinque volte al giorno, e la necessità di raccogliersi in un luogo, vissuto non solo come edificio di preghiera bensì come centro di tutte le attività della comunità islamica, furono i fattori che favorirono la rapida costruzione delle moschee in Iran dopo l’introduzione dell’Islam. Raffrontate con i palazzi sasanidi, le prime moschee erano edifici semplici, costruiti con tecniche e materiali locali. Purtroppo nessuna di queste moschee è rimasta in piedi fino ai giorni nostri, ma gli storici le hanno degnamente tramandate, in quanto oltre ad essere luogo scelto per le cinque preghiere quotidiane, in esse si tenevano corsi d’insegnamento di grammatica, filosofia, e anche scienze non religiose. Inoltre la moschea era il centro delle riunioni politico-sociali, durante le quali la popolazione riceveva informazioni politiche, militari e sociali e discuteva di svariati problemi quotidiani. La moschea entrò così progressivamente a far parte della vita del popolo, con le porte sempre aperte alla gente! Ogni moschea era dotata almeno di una biblioteca, di un locale per l’approvvigionamento dell’acqua, di una clinica, e persino di una mensa pubblica. Considerate queste funzioni, anche la superficie delle costruzioni incominciò gradualmente ad aumentare. Le prime moschee in Iran, sin dal VII secolo, erano palazzi completi la cui costruzione comportava alti costi; secondo le antiche tradizioni iraniche infatti, i dettagli architettonici delle decorazioni e degli ornamenti erano molto costosi. Tuttavia nonostante ciò, le moschee non avevano una planimetria costante.
In generale, nei primi secoli dell’era islamica, in Iran furono create tre tipologie di moschee:

1) la moschea a cupola, ovvero una stanza o una sala quadrata sormontata da una cupola, costruita sul modello dei templi del fuoco sasanidi;
2) la moschea a croce semplice con cortile aperto, secondo lo stile dell’iwan-e madaen;
3) la moschea con la sala della preghiera all’aperto e i portici ai lati; questo tipo è noto come stile arabo.
Tuttavia queste tre tipologie si sono estinte in poco tempo. Durante i primi secoli dell’Islam in Iran, vennero costruite molte moschee secondo stili e modelli architettonici sasanidi, adattati tenendo conto delle esigenze poste dalla religione islamica. Ad esempio, furono aggiunti una zona lavatoio (per fare le abluzioni), un deposito per le scarpe (per entrare nella moschea e per partecipare ai riti religiosi occorre togliersi le scarpe). Di queste moschee non è rimasta quasi nessuna traccia, anche se i racconti riportati nei testi storici ne descrivono la bellezza e le meravigliose decorazioni. In quell’epoca in Iran c’erano ancora architetti molto abili in grado di applicare le tradizioni ed i metodi architettonici sasanidi. Per questo motivo fino ai secoli XIII-XIV gli edifici si costruivano secondo questo stile, considerato il modello per eccellenza per la costruzione di ogni nuovo palazzo. Le due moschee più antiche rimaste dai primi secoli sono la moschea di Fahraj, una località vicino a Yazd, che ha però perso i suoi tratti originari a causa dei numerosi restauri e rifacimenti subiti nel corso dei secoli; e la Tarikhaneh di Damghan che ha fortunatamente conservato, in misura abbastanza considerevole, la sua forma originaria.
La Tarikhaneh risale all’VIII secolo. L’edificio principale, pur avendo subito diverse distruzioni nei secoli scorsi, venendo in parte ricostruito, è rimasto abbastanza intatto, al punto che in esso si possono riconoscere le forme originarie. La pianta è costituita da un cortile quadrilaterale con all’interno dei porticati a croce, poggiati su colonne alte 3,5 metri del diametro di circa 2 metri. Questa pianta, pur nella sua semplicità, è molto bella e la moschea può essere considerata uno dei primi edifici islamici degni di nota. L’edificio, pur essendo il simbolo della grandezza e della maestosità, è costruito interamente secondo lo stile sasanide e con i materiali dell’epoca. La disposizione a raggiera, le dimensioni dei mattoni rossi e la tipologia delle colonne rendono la costruzione simile ai palazzi sasanidi, di cui è un tipico sempio l’esemplare nelle vicinanze di Damghan. In esso, però, sono state apportate delle innovazioni, ad esempio gli archi quasi appuntiti, apparsi per la prima volta in questo periodo. Nella sua costruzione, inoltre, pur seguendo il modello sasanide nella pianta e nel procedimento di edificazione, sono stati rispettati i requisiti religiosi della comunità musulmana. È la forma dell’edificio, piuttosto che i materiali e le tecniche di costruzione, a trasmettere un forte effetto, di cui una parte deriva dalle esigenze rituali e religiose: la moschea non richiede un’ organizzazione e una formazione complicata e particolare, la sua struttura si concilia piuttosto con la massima semplicità. Questo tipo di architettura non attribuisce molta importanza al materiale di costruzione, che può essere pietra o mattone, nè all’abilità e alla tecnica dell’architetto. In essa più di ogni altra cosa, si notano il riflesso dello spirito dell’artista e la forza spirituale che lo guida. Questo aspetto nasce dal fermento sociale e religioso presente nella società. Nella Tarikhaneh, gli aspetti dell’islamicità e dell’iranicità sono mescolati tra loro e ciò ha aggiunto alla grandezza e alla sontuosità reale dell’architettura sasanide, lo spirito della modestia e dell’umiltà islamiche al cospetto di Dio. La pianta della moschea è nota come pianta araba e comprende oltre al muro in direzione della Kaaba – detto muro della qibla nel quale è presente il mihrab – tre file di porticati paralleli al muro della qibla, una fila di porticati che comprendono i due muri laterali alla grande sala di preghiera ed il muro opposto alla direzione della qibla, presso il lato nord della moschea. Al centro vi è un cortile aperto dove stazionano i fedeli quando il loro numero supera la capienza della sala principale.
La Tarikhaneh di Damghan, la moschea del Venerdi di Nain e tante altre moschee costruite nel corso dei secoli sino all’epoca degli Zand, sono questi stessi edifici iraniani con pianta araba. Le moschee di Yazd, Ardestan e Shushtar, invece, presentano forme modificate. Nel 1936, E. Schmidt scoprì nella città di Ray le basi di una grande moschea costruita per ordine del califfo Al-Mahdi. E nel 1949 R.Ghirshman scoprì a Shush le basi, costruite con mattoni, delle colonne di una moschea a pianta araba, priva del porticato nel lato destro e della nicchia. La costruzione della grande moschea del Venerdi di Shushtar iniziò per ordine del califfo abbaside nel terzo secolo dell’X secolo, e terminò, dopo una pausa, tra il 1119 e il 1126, durante il califfato di Al-Mostarshad. La forma attuale presenta qualche differenza con quella originaria. La pianta originaria era formata infatti da una grande sala rettangolare, costruita in pietra, in cui vi erano cinque file di colonne portanti. Questa moschea è stata ricostruita sulla base della pianta originaria ed il soffitto è dotato di piccole cupole poggiate su spesse colonne costruite con mattoni. Il suo bellissimo minareto fu innalzato in epoca jalayiride. Tutte queste moschee presentano una pianta araba ma una tipologia di costruione iraniana. Oggi queste moschee sono per così dire scomparse ad eccezione della grande moschea di Nain risalente al X secolo, della moschea di Damavand e della moschea Vakil di Shiraz, nelle quali la pianta è araba ma la facciata è ispirata all’architettura sasanide ed è dotata di portico e di archi appuntiti. Una seconda tipologia di moschee iraniane fu costruita secondo il modello dei templi del fuoco sasanidi, anche se i quattro portici furono oggetto di rilevanti modifiche.

Le moschee con architettura interamente iraniana

Le moschee a pianta iraniana all’inizio erano semplici. In genere si trattava di edifici a quattro portici in stile sasanide trasformati in moschee, ossia edifici con quattro porticati in cui l’ingresso in direzione della qibla veniva chiuso da un muro, al centro della quale veniva inseritauna nicchia. Lo spazio adibito al pubblico era costituito da un vasto cortile. La mosalla di Yazd ne è un esempio. Queste moschee di solito venivano costruite su ampi terreni alla periferia delle città. Ancora oggi, nella città di Bukhara, vi sono esempi di questo genere di moschee: un grande porticato in direzione della qibla ed un ampio spazio annesso, in cui i fedeli compivano la preghiera mettendosi in fila in direzione della qibla. Il fatto che gli Iraniani, dopo la conversione all’Islam, trasformassero i precedenti edifici religiosi in moschee fu del tutto naturale. La più antica moschea di questo tipo sinora conosciuta è la moschea a quattro porticati di Izadkhast nella regione di Fars, tuttora esistente. Questa moschea è a forma di quadriportico con l’ingresso murato in direzione della qibla, e una nicchia ricavata in esso. Accanto è posto un pulpito e sopra il tetto del quadriportico è costruita una cupola. I due muri laterali, più sottili del muro orientato verso la qibla, hanno la funzione di chiudere i due ingressi laterali. Di fronte al quarto porticato è stato creato un piccolo cortile, ampio quasi la metà dello stesso, con due ingressi, uno grande sul lato opposto alla qibla e l’altro sul lato sinistro della moschea. Da quanto detto, si evince che gli Iraniani trasformarono in moschee gli edifici già esistenti apportando poche modifiche; nelle regioni orientali del paese furono create delle moschee dotate di peristilio, in quelle occidentali,moschee dotate di quadriportico con la cupola e in quelle meridionali, moschee con peristilio a karkheh, ossia con larghi corridoi coperti a colonne cilindriche e con una cupola posta al centro dell’edificio. Tali moschee venivano comunque edificate secondo le antiche tradizioni architettoniche regionali.
Nelle regioni centrali invece si vedono diversi esemplari che rappresentano un’imitazione dei tre tipi citati. Per esempio nella città di Mohammadiyeh, situata ad est di Isfahan, vi sono due moschee dotate di peristilio karkheh, ossia con corridoio largo e cupola centrale. E a Neyriz, nella regione di Fars, si trova una moschea con peristilio. Più tardi venne costruito un quarto tipo di moschea, contenente peristilio, sala di preghiera e cupola. Questo tipologia deriva dalla fortezza sasanide che si trova a Firuzabad. Anche la moschea del Venerdi di Ardabil è costruita sullo stesso modello. La più importante tipologia di moschea e la più diffusa è comunque quella a quattro porticati ossia la moschea-palazzo con iwan.

Le moschee a padiglione o ‘chahar taq’

Le moschee con quattro arcate costruite sul modello dei templi del fuoco sasanidi. I templi del fuoco erano costituiti da una grande piattaforma, concepita per accogliere il maggior numero di persone, al cui centro si innalzava un padiglione, aperto sui quattro lati, in cui si accendeva il fuoco. Dopo la conversione degli Iraniani alla religione monoteista islamica, i neo musulmani conservarono gli stessi elementi nella costruzione della moschea, apportando solo piccole modifiche e minimi cambiamenti. In pratica lo spazio largo, cioè la piattaforma, rimase, ma il padiglione venne spostato in fondo, con uno dei lati posto in direzione della qibla. In questo lato, dopo averlo murato, venne scavata una nicchia che ospitava il mihrab, mentra la piattaforma si trasformò in cortile della moschea. Quando fu necessario ottenere maggiore spazio per i fedeli, intorno ad esso vennero costruite sale denominate shabestan. Ancora oggi in alcune moschee si vede la tradizionale piattaforma dei templi del fuoco. Tra le moschee a padiglione si possono annoverare i seguenti esempi: le moschee del Venerdi di Ardestan, di Natanz, di Saveh e di Qom; la mosalla di Towraq e quella di Mashad (Fig. 22); la moschea del Venerdi di Golpayegan, la moschea di Bersiyan, le moschee del Venerdi di Borujerd e di Isfahan; la madrasa Heidariyeh a Qazvin, la moschea del Venerdi di Urumiyeh.
Tutti questi monumenti si trovano nella parte occidentale dell’Iran. Essi erano tutti dotati di minareti o comunque questi furono aggiunti in seguito. Ad esempio il minareto della moschea di Ardestan fu aggiunto molto tempo più tardi; anche il minareto della moschea del Venerdi di Saveh fu probabilmente annesso in un secondo momento o fu ricostruito dopo la sua distruzione. La più antica moschea di questo tipo è la moschea del Venerdi di Zavareh. Vi sono altri esempi in cui il padiglione non è attaccato al muro della qibla, come la mosalla di Towraq, la mosalla di Mashad e molte moschee del Khorasan settentrionale e del Turkestan. Nella maggioranza di queste moschee, i minareti sono edificati sui muri o di fronte ad essi, mentre nelle moschee di Golpayegan e di Bersiyan, fanno parte del padiglione e sono costruiti sulla linea delle colonne. Nella moschea di Golpayegan, il minareto è situato sulle fondamenta in direzione sud-ovest, mentre in quella di Bersiyan è posizionato dietro l’edificio.
Queste moschee furono costruite in diversi periodi e in alcuni casi il tempo che intercorre tra la data di costruzione del padiglione a quattro arcate e il momento in cui vennero aggiunti altri componenti della moschea è molto lungo. Per esempio nella moschea di Golpayegan e nella madrasa di Heidariyeh di Qazvin, la costruzione principale è molto antica mentre le sale della preghiera o le stanze intorno al cortile furono costruite in epoca Qajar (1787-1926). Questo periodo di tempo è invece piuttosto breve nella moschea del Venerdi di Isfahan. Nell’antica mosalla di Yazd, il padiglione si trova al centro del cortile, il che vuol dire che ha conservato la forma originaria del tempio del fuoco. In quel caso esso è aperto su quattro lati, quindi la moschea è priva del mihrab. Indubbiamente questa mosalla costituisce un caso eccezionale, ma testimonia in modo esemplare l’uso e la trasformazione degli antichi edifici religiosi in moschee. Il principale simbolo di queste moschee è la cupola costruita sulle quattro arcate.
Vi sono altri edifici e monumenti costruiti su questo modello, come i mausolei dei discendenti degli Imam o le tombe di re e personaggi famosi, di cui si parlerà più avanti nella parte riguardante le tombe ed i mausolei.

Le moschee con iwan

L’iwan è un elemento architettonico tipico dell’Iran orientale. Gli Arsacidi durante il loro regno (1493–1020 a.C.) diffusero questo stile anche nelle regioni occidentali del paese. Inizialmente l’iwan, molto probabilmente, era una mensola molto grande, o dell’ampiezza di una stanza, che gradualmente si estese diventando un elemento principale dell’architettura dell’epoca arsacide e successivamente di quella sasanide. L’iwan pur essendo diffuso nei monumenti architettonici arsacidi e sasanidi, nelle regioni orientali dell’Iran fu raramente impiegato nella costruzione delle moschee nel periodo islamico. L’unico esempio esistente nelle regioni orientali del paese è la moschea del Venerdi di Neyriz, vicino Shiraz, nel sud dell’Iran.
Andrè Godard sostiene che il motivo della mancata diffusione delle moschee con iwan nelle regione orientali deriva dallo spirito di coesione che avrebbe permeato l’arte iraniana. A suo parere, durante i lunghi secoli del regno degli Arsacidi e dei Sasanidi, questo stile non fu utilizzato nella costruzione delle case della gente comune e fu considerato una componente esclusiva dei palazzi reali e delle elités. La moschea di Neyriz, la cui data di costruzione risale al 952-3 , presenta una pianta a padiglione, con la differenza che al posto del padiglione a quattro arcate, sul lato del muro della qibla venne costruito un iwan, mentre altri elementi furono aggiunti successivamente.
Andrè Godard ha ritrovato i resti di alcune moschee risalenti all’undicesimo secolo nella città di Bamiyan. Questa città fu distrutta dal mongolo Chengiz nel 1203-4. Le moschee avevano un iwan e un cortile di fronte ad esso con i muri corti. Le dimensioni di uno di questi iwan sono 3×6 metri , ed esso sarebbe in realtà una grande nicchia o una stanza aperta sui lati. Nel corso del tempo questi iwan furono gradualmente allargati, ad esempio le misure dell’iwan della moschea di Zuzen sono 13,5×37,9 metri. Questa moschea è composta da due iwan, uno di fronte all’altro ed un cortile nel cui settore est sono stati costruiti diversi edifici secondari. Altri esemplari di questo tipo di moschee sono quelle di Forumed, di Sabzavar e di Nishapur. Caratteristica delle moschee dell’Iran orientale è un iwan grande e sontuoso che sostituisce la cupola, mentre questa è simbolo delle moschee, dei mausolei, dei santuari e dei luoghi di preghiera nel Khorasan, a Tayebad, a Torbat-e Jam, Towraq e in altri luoghi. Le moschee a quattro iwan, costruite sul modello delle madrasa a quattro iwan, divenute tipiche dell’architettura religiosa iraniana, furono generate dall’espansione e dall’evoluzione delle moschee con un unico iwan. Per quanto riguarda le moschee del terzo tipo, ossia le moschee con un vestibolo, si conoscono soltanto due esemplari situati vicino alla città di Nain, nella regione di Isfahan, la cui data di costruzione risalirebbe al decimo o undicesimo secolo. Vi è un terzo esemplare, noto con il nome di moschea di Kuhpah, situato sulla strada tra Isfahan e Nain, ma le modifiche apportate all’edificio durante la dominazione mongola sono state così tante che hanno cancellato la forma originaria a vestibolo.
Ad ogni modo queste moschee possono essere considerate tipiche dell’Iran centrale, costruite sul modello del cosiddetto Iwan-e Karkheh di epoca sasanide. Hanno la forma di un largo corridoio coperto, al cui centro vi è una colonna cilindrica sormontata da una cupola.

Le moschee a quattro iwan e le madrasa con cortile centrale

La maggioranza degli orientalisti che ha fatto ricerche e studi sui monumenti iraniani, sostiene che l’origine delle moschee a quattro iwan risale all’epoca selgiuchide. Prima che Andrè Godard dimostrasse questa tesi con validi motivi, si riteneva che le moschee a quattro iwan derivassero dalle madrasa a quattro iwan e quindi c’erano opinioni divergenti su quale paese, in particolare la Siria e l’Egitto, fosse il luogo d’origine di tale stile architettonico.
L’orientalista inglese Creswell, in un resoconto pubblicato nel 1922, sostenne che la tesi avanzata da Van Berchem di considerare la Siria paese d’origine delle madrasa a quattro iwan sia sbagliata; l’origine secondo lui sarebbe egiziana e risalirebbe al quattordicesimo secolo. Questo poiché la costruzione della prima madrasa a quattro iwan siriana, nota con il nome di Nassiriyeh, fu terminata nel 1306, mentre la prima madrasa a quattro iwan egiziana, denominata Zahiriyeh, fu terminata nel 1266 ed entrò in funzione nello stesso anno.
Questi ricercatori confinarono i loro sforzi per conoscere l’arte islamica unicamente ai paesi arabi, non avendo alcuna conoscenza dell’architettura islamica persiana e non prestarono la minima attenzione neache all’architettura islamica della Mesopotamia. Nel 1935, il francese André Godard rinvenne in Khorasan i resti di una madrasa a quattro iwan. Tale edificio era stato costruito per ordine di Khajeh Nezam ol-Molk. Godard stabilì la data di costruzione della madrasa all’incirca al 1089. Questa fu una delle numerose Nezamiyeh sorte in tutto l’Iran nell’undicesimo secolo.
Prima di discutere sull’origine di questa moschea-madrasa o di altre, riconosciute come tipiche moschee iraniane che segnano la continuità dell’arte iraniana da oltre un millennio, occorre accennare brevemente ai monumenti e ai palazzi a quattro iwan.
L’iwan, non nella forma apparsa all’epoca degli Arsacidi (149 a.C.- 257) nelle città di Hatra e di Ashur , bensì come spazio di fronte all’ingresso , con il tetto appoggiato su colonne, apparve sul finire del quindicesimo secolo a.C. nell’Apadana di Dario il Grande , prima nella città di Shush e poi a Takht-e Jamshid. Il tetto molto alto dell’Apadana (circa 18 -20 metri) non poteva essere costituito da un arco sormontato da una cupola. L’arco era conosciuto e diffuso nelle regioni occidentali e meridionali dell’Iran e presso i Sumeri. Non è rimasto nessun esemplare di edificio con peristilio dall’epoca pre-arsacide nelle regioni orientali del paese, ma non è ipotizzabile che lo stile a porticato o peristilio, senza alcun elemento preliminare, fosse un’invenzione di quell’epoca. Questo perché gli Arsacidi, durante l’epoca degli Achemenidi e persino nel regno dei Selgiuchidi, erano nomadi ai confini dell’Iran e le loro abitazioni erano costituite solo da tende. Perciò si deve ammettere che già ai tempi degli Achemenidi o per lo meno negli ultimi anni del loro regno, esistevano palazzi con peristilio nell’Iran orientale e nel Khorasan. È comunque possibile che le loro dimensioni fossero notevolmente inferiori rispetto a quelle dei palazzi arsacidi scoperti ad Hatra e Ashur.
Durante l’epoca sasanide e sul finire del regno degli Arsacidi, erano molto diffusi gli iwan alti, spesso costruiti all’ingresso dei palazzi, come ad esempio nel palazzo di Artaserse nella città di Firuzabad. Un esempio di iwan ancora più imponente di quello del palazzo di Artaserse, è l’Iwan-e Madaen a Ctesifonte, costruito da Shapur I, noto anche con il nome di Khosrow I. Il periodo di regno di Shapur I rappresenta un punto di svolta per lo studio degli edifici a quattro iwan. Il primo monumento di questo tipo venne infatti edificato durante quel periodo nella città di Bishapur nella regione di Fars. Roman Ghirshman scoprì gran parte di un palazzo con quattro iwan, il cui cortile fu trasformato in una sala coperta da una cupola. Egli scrive: “La larghezza della sala da una porta alla porta di fronte è di 37 metri, tuttavia quella parte in cui si trovano i muri adiacenti alle porte d’entrata, da ogni lato è di 7,5 metri e questo fa sì che la larghezza interna della sala si riduca a 22 metri. Quindi molto probabilmente questa sezione era coperta da una cupola e le altre quattro sezioni più strette erano costituite da stanze coperte da un tetto”. Dunque le quattro sezioni citate, ovvero i quattro iwan, dovevano normalmente avere il tetto cilindrico. Tuttavia André Godard, considerando la misura inferiore dei diametri delle cupole sasanidi, non ritiene ammissibile che all’epoca fosse stata costruita una cupola con il diametro di 22 metri, in quanto la misura dei diametri delle cupole scoperte dell’epoca sasanide è la seguente: la cupola di Firuzbad è di 16,10 metri, quella di Qasr-e Shirin è di 16,15 metri, quella del palazzo di Firuzabad è di 13,50 metri e quella del palazzo di Sarvestan è di 12,80 metri. Nello stesso tempo, considerando le dimensioni dell’Iwan-e Madaen, la cui larghezza interna è 25,65 metri, la lunghezza di 42,90 metri e l’altezza di circa 68 metri, viene inevitabilmente messa in dubbio la tesi di Andrè Godard e di conseguenza viene confermata quella avanzata da Ghirshman sulla cupola e sui quattro iwan del palazzo di Bishapur. D’altro canto le misure delle cupole dei palazzi a quattro iwan e dei palazzi sasanidi costruiti approssimativamente dopo l’introduzione dell’Islam in Iran, in particolare durante il regno dei Selgiuchidi – che è considerato il periodo di rinascimento di un’autentica architettura iraniana – sono sempre rimaste costanti. La più grande cupola costruita all’epoca dei Selgiuchidi è quella della moschea del Venerdi di Qazvin il cui diametro è di 15,20 metri.
In pratica non si conosce nessun edificio con iwan, sia moschea che madrasa, risalente ai primi secoli dell’era islamica, eccetto l’antica moschea del Venerdi di Nain, la cui sala e il mihrab si basano sullo stile a padiglione a quattro arcate, che presenta sul lato nord un cortile con iwan risalente al decimo secolo. Questo iwan, ora restaurato, è molto alto rispetto al suolo del cortile, diversamente da molti attualmente esistenti che si trovano allo stesso livello del suolo o comunque su una piattaforma bassa. Di fronte a questo iwan e sulla facciata della sala, il primo porticato è simmetricamente poco più alto del tetto della sala, ma non ha la forma di iwan.Se l’iwan apparve nella costruzione delle madrasa e delle moschee iraniane sin dal quinto secolo all’undicesimo secolo, senza alcun dubbio esso faceva già parte dei palazzi costruiti prima di questo periodo. Lo dimostrano le rovine di un palazzo scoperto da Daniel Schlumberger nella zona di Lashkari Bazar in Afghanistan. Si tratta di un palazzo a quattro iwan che risale all’epoca di Mahmud il ghaznavide (999-1011). Poiché l’origine dell’iwan appartiene all’area del Grande Khorasan, forse si può dedurre lo stesso anche riguardo ai palazzi dei Samanidi. Le ricerche compiute da Godard sulla Nezamiyeh di Khargard, nel Khorasan, hanno reso evidente che ai quattro lati del cortile centrale si trovavano quattro iwan. Quello eretto sul lato della qibla era più grande degli altri e la larghezza delle basi dei due laterali dimostrano che essi erano invece più piccoli. Quello di fronte alla qibla era il più piccolo e aveva la forma di un corridoio d’entrata.
La Nezamiyeh di Khargard non fu la prima ad avere quattro iwan. La prima ad essere costruita con questa tipologia architettonica fu infatti eretta per ordine di Nezam ol-Molk a Baghdad per Shirazi, uno dei più famosi ulema del tempo,e fu denominata Nezamiyeh di Baghdad. Qualche anno più tardi ne fu costruita un’altra nella città di Nishapur per un altro alem di nome Joveini. E in seguito altre nelle città di Bassora, Isfahan, Balkh, Khargard, Herat, Tus, Musel ecc …
La costruzione di questo tipo di scuole si estese, all’epoca di Nur ed-Din, il governatore sunnita della Siria e della Palestina a questi due paesi e poi in Egitto tramite Salah ad-Din Ayyubi. A quel tempo la pianta ed il disegno della costruzione delle scuole erano ormai consolidati: un cortile quadrato con quattro iwan, simmetrici a due a due. Dietro gli iwan, di grandezza e di misure differenti, si costruivano altri edifici adibiti ad abitazione degli studenti. Si può sostenere che in Egitto, dove tutte le quattro confessioni sunnite erano riconosciute e diffuse, ognuna di esse possieda un iwan e le sue sezioni laterali. Questa tesi però non è valida per quanto riguarda l’Iran, in particolare per la regione del Khorasan, in quanto la sua popolazione era generalmente sciita. Infatti l’invito di Al-Mamun ad andare a Mashad da parte dell’Imam Ali ibn Musa ar-Reza (la pace su di lui), fu fatto per calmare gli sciiti della regione. Inoltre nelle Nezamiyeh le abitazioni degli studenti di scienze religiose furono costruite all’interno del cortile e ai due lati degli iwan, mentre nella madrasa di Sultan Nasr in Egitto furono posizionate dietro gli iwan e negli edifici laterali della madrasa. Altre madrasa con iwan furono edificate dopo il periodo dei Selgiuchidi e in esse gli iwan erano simmetrici a due a due. La madrasa Mostansariyeh di Baghdad (1235) possedeva 6 iwan posti asimmetricamente ai lati di un cortile di grandezza 26×63 metri, mentre il cortile delle madrasa a quattro iwan era quadrato (o quasi). La madrasa Salehiyeh in Egitto (1243) era dotata di soli 2 iwan collegati tra loro da un corridoio; in più la co-presenza delle quattro confessioni sunnite in una madrasa, persino in Egitto, risale ad una data molto lontana, ossia quasi al tredicesimo secolo.
La Nezamiyeh di Isfahan, anch’essa a quattro iwan venne incendiata dai seguaci della setta degli Ismailiti per odio nei confronti di Nezam ol-Molk. Ibn Athir Jezri, storico e storiografo arabo (alcuni sostengono che egli era in reltà un iraniano di lingua araba) descrive così la moschea del Venerdi di Isfahan: “Questa moschea era costituita da un vasto cortile, nel cui lato sud c’era un edificio con cupola ed il nome di Nezam ol-Molk era inciso su una epigrafe posta su un materiale anti incendio.” Ai lati del cortile si trovavano celle per i sufi, stanze per dormire, biblioteche e altre componenti della vecchia moschea abbaside. Un altro storico di nome Al-Mafruzi, in un libro redatto nel 1031-1032 sulla storia della città di Isfahan, descrive per esteso gli elementi della moschea. Quindi ciò che fu incendiato e distrutto faceva parte della moschea. Da un’epigrafe scritta in caratteri cufici apposta su una delle porte del monumento, si apprende che in quell’anno ci fu un incendio e subito dopo la moschea e le sue parti vennero restaurate. Nello stesso anno venne modificata la forma originaria abbaside in quella a quattro iwan. E quindi si può pensare che proprio allora l’edificio divenne una struttura con quattro iwan e assunse la funzione di moschea- madrasa. I motivi a sostegno di tale opinione sono due: il primo è che il cortile è dello stesso stile selgiuchide; ed il secondo è che la distanza di tempo trascorsa tra i lavori di decorazione della porta d’ingresso (1123 circa) ed il restauro dell’ iwan orientale è talmente poca che essi possono essere considerati contemporanei.
Si può quindi concludere che nel 1123, quando alla struttura della moschea vennero aggiunti i quattro iwan, esistevano sicuramente altri edifici aventi questa tipologia, forse di dimensioni più piccole, molto probabilmente Nezamiyeh. La facciata orientale della moschea è rimasta intatta dal tempo del rifacimento dell’edificio sino ai giorni nostri, mantenendo quindi intatto lo stile selgiuchide. Anche la facciata del lato sud è nello stesso stile, ma nell’epoca di Uzun Hasan è stata rivestita con piastrelle di maiolica smaltate di colore azzurro. Gli iwan del lato nord e del lato ovest sono stati resturati successivamente, mentre le facciate delle stanze poste tra gli iwan sono anch’esse di stile selgiuchide.
Grazie alla presenza di due elementi architettonici “nazionali” e completamente iraniani, ovvero l’uso del padiglione a quattro arcate e del cortile quadrangolare con quattro iwan, e grazie anche alla loro duplice funzione, moschea e madrasa, in un unico complesso, le moschee–madrasa a quattro iwan si diffusero rapidamente in altre regioni dell’Iran. Quindici anni dopo l’incendio della moschea del Venerdi di Isfahan, nel 1137, fu costruita la moschea a quattro iwan di Zavareh, cui seguirono altre moschee in varie altre regioni.
Nel Khorasan, considerata regione d’origine dell’iwan, si diffuse la moschea a due iwan: il principale posto sul lato indicante la direzione della qibla e l’altro sul lato nord, cioè opposto alla qibla. Ne sono esempi, tra gli altri, le moschee di Zuzan e di Forumad. La diffusione delle moschee-madrasa a quattro iwan nelle regioni orientali avvenne quindi molto lentamente, con una differenza di tempo di circa tre secoli rispetto alla loro diffusione nelle regioni meridionali. La più antica è la moschea Bibi Khanum di Samarcanda, costruita nel1406 . Dopo di essa si può citare la moschea Gohar Shad di Mashad, che è la più antica moschea-madrasa di tutta la regione del Khorasan e risale al 1419. L’apice della diffusione delle moschee-madrasa a quattro iwan nel Khorasan e nelle regioni del Turkestan, è rappresentato dal periodo timuride. La storia testimonia che Tamerlano dopo il suo ingresso a Shiraz prese in ostaggio 200 persone tra architetti, esperti di decorazione ed artisti per mettere in pratica a Samarcanda con maggiore magnificenza, i principi dell’architettura e dell’arte già diffusi a quel tempo a Shiraz. Persino l’architetto del sepolcro di Tamerlano veniva da Isfahan e lo costruì durante il regno di Tamerlano stesso.
Le moschee-madrasa ed i caravanserragli del Khorasan non hanno subito grandi cambiamenti nel corso dei secoli, e non presentanto molte differenze con la Nezamiyeh di Khargard. Occorre comunque ricordare che nelle madrasa, quando l’asse principale era quello della qibla, l’iwan di quel lato era più grande e in questo caso assumeva la funzione di moschea e in esso spesso c’era anche un mihrab, mentre l’altro iwan veniva adibito ad ingresso. Durante il periodo Qajar, l’entrata della moschea-madrasa non era posta all’interno dell’iwan, bensì in un corridoio creato dietro ad uno di essi, ad eccezione dell’iwan del lato della qibla, e in generale si entrava da un lato e si usciva dall’altro. Di conseguenza l’iwan, assumendo una funzione rituale (preghiere collettive ed altro) divenne più ampio. Quando la madrasa e la moschea non erano unite in un unico complesso, tutti gli iwan erano della stessa misura, come la madrasa timuride di Khargard e la moschea-madrasa Shah Sultan Hossein di Isfahan.
Naturalmente questi tipi di madrasa, pur essendo eccellenti esemplari d’architettura religiosa iraniana, non costituiscono l’unica tipologia di madrasa. Infatti ve ne sono altre con cortili quadrati circondati da stanze e prive di iwan e addirittura alcune che non differiscono molto dalle normali abitazioni.Ancora nel Khorasan e nelle regioni al di là dei suoi confini, si incontra un’altra tipologia di monumenti religiosi, costituiti da una sala quadrata bassa e coperta da una cupola, con un iwan molto alto. Questi monumenti in genere sono riservati ai mausolei. La moschea Molana Zein ad-Din a Tayyabad, la moschea Qali a Torbat-e Jam e la mosalla di Towraq ne sono degli esempi. Alcuni di questi edifici hanno subito importanti modifiche, tra questi possiamo citare il mausoleo di Sultan Mohammad Khodabandeh a Sultaniyeh, il mauseleo Davazdah Imam a Yazd e la moschea Alaviyan a Hamadan. Questi monumenti, caratterizzati da cupole molto alte che dominano le altre parti dell’edificio, possono essere considerati una continuazione dei padiglioni a quattro archi. Il mausoleo di Sultan Mohammad Khodabandeh è unico anche per un’altra caratteristica: la sua cupola è la prima al mondo ad essere costruita a due strati.
I caravanserragli (o robat), pur non essendo monumenti di tipo religioso, devono essere inseriti dal punto di vista della tipologia nell’architettura della moschea-madrasa. Essi sono cartatterizzati dalla presenza di quattro iwan, ma sono dotati anche di molte altre sezioni e di componenti. Alcuni, come le moschee, presentano ai lati del cortile quadrato centrale, quatto iwan, simmetrici a due a due, inframmezzatio da una serie di stanze su un piano, talvolta anche su due piani. In alcuni edifici, come il caravanserraglio di Robat-e Karim, le stanze si aprono direttamente sul cortile; in altri, come il caravanserraglio di Robat-e Sharif, davanti alle stanze c’è un corridoio che funge da parasole. Nel complesso della madrasa e del caravanserraglio di Shah Sultan Hossein ad Isfahan, costituito da due edifici separati ma collegati tra loro, nella parte della madrasa, l’iwan in direzione della qibla, ovvero quello antistante il lato meridionale dell’edificio, conduce alla sala cupolare, cioè alla sala di preghiera, mentre su i due lati ci sono le sale laterali colonnate, gli uffici, i servizi sanitari e la zona delle abluzioni. Le stanze, costruite su due piani, sono dotate ciascuna di uno sgabuzzino e sono collegate tra loro dalla parte posteriore tramite un corridoio. Ogni stanza ha un piccolo balcone di fronte alla porta d’entrata che conduce nel cortile, mentre le stanze del caravanserraglio sono sprovviste di sgabuzzino. Il caravanserraglio nel lato orientale ha un lungo cortile stretto e rettangolare che in realtà era adibito a stalla. La madrasa ed il caravanserraglio sono collegati tra loro da uno spazio simile ad un vicolo. Tutte le stanze del complesso hanno una seconda porta che si apre su questo vicolo. Dal vicolo si entra in un bazar costruito sul lato nord. Al centro del cortile di ognuno dei tre reparti, ossia della madrasa, del caravanserraglio e della stalla, scorre un piccolo ruscello d’acqua. Nel cortile della madrasa si trovano inoltre quattro giardini simmetrici, mentre il cortile del caravanserraglio, pur essendo più grande, ne è privo. Attualmente il caravanserraglio è stato ristrutturato e trasformato in un grande albergo chiamato Hotel Abbassi, nel cui cortile sono stati creati dei giardinetti.
Un altro caravanserraglio, posto sulla strada tra Isfahan e Shiraz, presenta una pianta completamente diversa. Esso ha forma ottogonale; ai lati, oltre a quattro iwan simmetrici tra di loro, vi sono due file di stanze, di cui quelle anteriori si aprono sul cortile, mentre quelle di dietro conducono ad un corridoio creato in mezzo alle due file di stanze. È molto probabile che l’architetto dei caravanserragli menzionati, che si trovano nei villaggi di Deh Bid, Amin Abad e Khan Khureh, sia stato lo stesso. Non è rimasta nessuna traccia del caravanserraglio di Deh Bid, ma Charles Texier ne ha elaborato una pianta pubblicata in M. Siroux, Caravanserais d’Iran, Le Caire, 1949. I caravanserragli furono costruiti a fianco delle vie di comunicazione e furono dotati, ai loro angoli, di torri di guardia. Nella pianta elaborata per il caravanserraglio di Robat-e Karim, che era di forma quasi quadrata, in ogni angolo si vede una sala quadrata sormontata da un’ampia cupola. Anche il caravanserraglio di Khornaq, situato su una strada ad est di Yazd, fu costruito sulla stessa pianta. La data di costruzione di Robat-e Sharaf risale all’anno 1116 e quella di Robat-e Karim alla fine del dodicesimo secolo. In alcuni caravanserragli nelle regioni montuose e con clima freddo, il cortile centrale è coperto e la superficie è piuttosto piccola. I caravanserragli molto grandi presentano una cupola sopra l’iwan, che fungeva da ingresso, mentre i caravanserragli coperti delle zone montuose ne sono privi. Se ne possono vedere quattro esemplari sulla strada tra Damavand e la città di Amol e sulla strada tra l’Imamzadeh Hashem e Polur (a 3.000 metri di altitudine).

Mausolei e cupole

In Iran era una tradizione diffusa erigere mausolei o monumenti commemorativi per personaggi illustri, sia religiosi che politici. Tale tradizione esisteva in tutte le nazioni e veniva portata avanti in diversi modi. I re generalmente, costruivano i propri mausolei mentre erano ancora in vita, mentre quelli dei personaggi religiosi venivano costruiti dal popolo dopo la loro morte per celebrare e commemorare la loro natura spirituale. Il primo mausoleo costruito in Iran dopo l’introduzione dell’Islam, fu quello samanide di Ismail, eretto, secondo un’antica tradizione iraniana, nel 908, poco prima della sua morte avvenuta a Bukhara (Fig. 23-24). Questo monumento è uno tra i più belli ed originali. La struttura architettonica è quella del chahar taq, con i quattro lati murati che limitano lo spazio. Questo progetto venne imitato nelle regioni di Khorasan e oltre il fiume Jeyhun e persino in India. Il palazzo è a forma di cubo e ogni suo lato è lungo circa 10 metri. Una cupola semisferica ricopre il tetto, mentre sui quattro angoli sono costruite quattro piccole cupole, secondo lo stile architettonico sasanide. Alla base della cupola, è posto un corridoio aperto, dotato su ogni lato di dieci aperture ad arco che ripete la forma dell’arco centrale. Sugli angoli superiori si trovano alcune forme sferiche sporgenti che ricordano la forma circolare, simile al sole, presente nei mausolei dei re achemenidi. Negli angoli superiori dell’arco d’ingresso sono ben evidenti i simboli geometrici della luna e della stella del nord. Le decorazioni esterne, fatte in mattone, sono molto varie. Esse in seguito furono prese come fonte d’ispirazione dagli artisti musulmani iraniani. Ai quattro angoli del monumento sono costruite delle grandi colonne di sostegno ed i muri sono leggermente inclinati dal basso verso l’alto per renderli più resistenti di fronte alle calamità naturali. Le dimensioni precise, proporzionate e ben calcolate in tutti i particolari dell’edificio, lo rendono, pur non essendo colossale, uno dei capolavori dell’arte architettonica iranica.
Tra i mausolei costruiti imitando, anche se con alcune modifiche, questo modello, si possono citare il mausoleo di Jalal ad-Din Hosseini che fu costruito circa 250 anni dopo, ossia nel 1153, a Usgan nella regione di Kargand; il mausoleo di Sultan Sanjar costruito nello stesso stile nel 1158 nella città di Marv, che ha però la cupola un pò più grande e più alta, ed infine quello di Hushang Shah che fu costruito nel 1431-1436 a Mandù in India, le cui misure sono molto più grandi.
I mausolei cubici non si trovano nelle aree centrali, orientali e settentrionali dell’Iran, mentre il più antico monumento adibito a mausoleo nelle zone citate, è la torre poligonale di Gonbad-e Qabus che si trova a Gorgan, ai piedi della catena montuosa degli Alborz, nel nord del paese. L’altezza della torre dal suolo è di 51 metri, la parte sotterranea è alta circa 10 metri. La struttura principale della torre è cilindrica mentre la cupola ha forma conica. I dieci lati esterni si innalzano perpendicolari dal suolo sino al di sotto dell’anello inferiore della cupola da cui parte la forma cilindrica interna della torre. Questa forma le dona una bellezza e allo stesso tempo una resistenza particolare. La base inferiore del cilindro è poco più grande della base superiore e questo determina un’ inclinazione dal basso verso l’alto che conferisce una maggiore resistenza al monumento. Il mausoleo dedicato a Qabus ibn Voshmgir fu eretto nel 1113 con mattoni rossi che col passare del tempo hanno preso il colore dello stagno e dell’oro e non ha nessuna decorazione eccetto due fasce con epigrafi, di cui una posta in alto e l’altra ad un’altezza pari ad ¼ della torre. L’interno è rivestito di mattoni ed è di colore blu. Alcuni mattoni sono fabbricati in una forma molto particolare e sono compatibili con l’inclinazione conica della cupola verso i lati. Questa torre descritta è considerata la più antica, la più alta e la più bella tra i circa 50 mausolei a forma di torre costruiti in Iran. La costruzione di queste torri con pareti ornate da incisioni a bassorilievo continò fino alla costruzione della torre di Bisotun, nel quattordicesimo secolo, ovviamente modificate in base al periodo e al luogo di costruzione, per esempio a Jarkugan, ad est della città di Radkan nel 1281-1301, e nella città di Kashmar nel quattordicesimo secolo. Le colonne rotonde vennero sostituite da muri alti rivestiti da decorazioni. Un altro tipo di torre fu costruita con le doppie colonne. Questo stile iniziò con la torre di Jarkugan a Robat-e Malak e poi fu imitato nella costruzione della torre di Qutb Menar nella città di Delhi, in India. Alcuni di queste torri sono ottagonali. La più antica tra queste è la torre di Gonbad-e Ali ad Abarqu, costruita nel 1037. Altre torri di questo tipo furono costruite a Qom nel quattordicesimo secolo e presso l’Imamzadeh Jafar ad Isfahan nel 1342, ma non sono alte quanto quella di Qabus. Vi sono anche delle torri a forma circolare come la torre di Pir-e Alamdar a Damghan e la torre Lajim nel Mazandaran, costruite rispettivamente nel 1022 e nel 1023.
Altre torri hanno forma quadrangolare come quella di Gonbad-e Sorkh a Maragheh costruita nel decimo-undicesimo secolo ed il mausoleo dello Shahzadeh Mohammad costruito nel secolo quindicesimo. Queste torri variano non solo nella pianta, ma anche nelle fondazioni. Alcune sono sprovviste di fondamenta e in altre la fondazione è costituita da una piattaforma quadrata o ottagonale oppure circolare. Alcune di queste torri presentano una cupola ovale oppure delle alte cornici sul tetto e una cupola a forma di tenda ovvero poligonale. Per quanto riguarda l’altezza, esse non superano generalmente i 10 metri, anche se in alcuni casi, come il Menar Sarban ad Isfahan, si arriva a 50 metri.
Dalla forma a torre, i monumenti funebri si trasformarono gradualmente in edifici poligonali bassi, solitamente di 8 o 16 lati, coperti da una cupola conica o semisferica. Un esempio è costituito dall’Imamzadeh Ala ad-Din di Jam, che potrebbe essere considerato per forma e dimensioni uguale ad un chahar taq. Un altro esempio è costituito dall’Imamzadeh Mohammad di Sari, che presenta una cupola appuntita anche se inizia con una base di 16 lati che salendo verso la cima diventa chiaramente conica. Questi monumenti presentano lo stile e le caratteristiche architettoniche dell’epoca in cui sono stati edificati e in alcuni di essi si nota il genio sincero degli architetti locali. La torre di Gonbad-e Ali ad Abarqu ad esempio, che risale all’anno 1057, è costruita con delle pietre grandi e grezze ma ben ordinate. La base dei muri termina con una lunga moqarnas sporgente, il tutto sormontato da una cupola semisferica con una punta acuta al centro. Altre torri sono costruite con mattoni. Sin dall’undicesimo secolo si diffuse lo stile della facciata a mattoni ben limati come decorazioni dell’edificio, e delle lavorazioni a bassorilievi arricchiti da vari disegni geometrici. Negli ultimi anni dello stesso secolo le superfici delle torri vennero arrichite con delle epigrafi incorniciate e delimitate da un reticolo di mattoni sporgenti e smaltati di colore blu che, unitamente a grandi scritte cufiche, esaltarono la grandiosità del monumento, come ad esempio il mausoleo di Mumeneh Khatun a Nakhjavan in Armenia.
Dal quindicesimo secolo, nella lavorazione delle cornici dei tetti delle torri, i mattoni vennero sostituiti con piastrelle di maiolica. Le torri della città di Maragheh e di Gonbad-e Sorkh sono considerate tra i capolavori di quelle costruite a mattoni. La torre di Gonbad-e Sorkh ha una forma cubica, con due archi acuti su ogni lato esterno, provvisti, nella parte superiore, di due finestrelle, perfettamente ornate con mattoni decorati. Il tetto è coperto da una cupola semisferica poggiata su basi ottogonali. Le spesse colonne ai quattro angoli e l’aspetto complessivo del monumento ricordano al visitatore il mausoleo di Ismail a Bukhara. La data di costruzione della torre è il 1148, mentre la torre di Gonbad-e Kabud fu costruita nel 1197. Ogni lato della torre ha la forma di un arco appuntito rivestito da piastrelle di maiolica azzurra e una cornice appuntita ai cui bordi si trovano delle epigrafi di colore bianco su fondo azzurro, che la rendono particolare. Questa combinazione, insieme a delle robuste colonne che sostengono le cornici, le conferiscono solidità e resistenza. In altre torri della città di Maragheh, il rivestimento di piastrelle di maiolica bianche ed azzurre contrasta in maniera efficace con il colore rosso dei mattoni.
Dal quindicesimo secolo in poi si diffuse la costruzione di un diverso tipo di mausoleo dedicato ai discendenti del profeta dell’Islam. Questi monumenti somigliano ai palazzi reali sasanidi, in cui la sala centrale, che conduce al cortile attraverso un iwan, ha al proprio centro la tomba del personaggio ed è coperta da una cupola ovale-sferica, spesso a due strati. La sala è collegata da tre lati ai cortili rettangolari, come l’antico edificio del santuario dell’Imam Ali ibn Musa ar-Reza (la pace su di lui) a Mashad, il mausoleo di Masumeh (la pace su di lei) a Qom, i mausolei di Shah Cheragh Sayyed Amir Ahmad, di Sayyed Mir Mohammad, di Sayyed Ala ad-Din Hossein e di Ali ibn Hamzeh a Shiraz, quello di Hamzeh ibn Mossa al-Kazem e di Hazrat Abd ol-Azim Hasani nella città di Rey. Questi monumenti sacri hanno delle cupole rivestite di mattoni dorati o di piastrelle di maiolica con disegni geometrici ed arabeschi (islimi) e le pareti interne ed il soffitto rivestite ed ornate da piastrelle di maiolica e bellissime lavorazioni a specchietti. Tali decorazioni si trovano generalmente a partire dai secoli decimo, undicesimo e dodicesimo.
Altri monumenti degni di essere ricordati sono le torri che servivano a commemorare e celebrare personaggi illustri, ed i minareti, i quali sono molto diversi tra loro, come il minareto di Jam in Afghanistan, costruito da Sultan Ala ad-Din Ghuri per commemorare una delle sue guerre vittoriose. La data di costruzione del minareto risale al 1150 e la sua altezza è circa di 18 metri. Il monumento è costruito su tre piani con misure e dimensioni ben proporzionate e calcolate. Sul tetto si trova una stanzetta di guardia. Ogni piano ha la propria cornice di moqarnas. Tutta la superficie dell’edificio è ornata con cornici di varie forme, circolari, rettangolari ed ovali, al cui interno sono eseguite lavorazioni a bassorilievo in gesso separate tra loro da epigrafi in caratteri cufici. La più bella epigrafe della torre riporta il testo coranico della sura di Maryam che comprende 973 parole. L’aspetto generale della torre è perfetto, ma pare che i moqarnas di ogni piano, terminassero in piattaforme ormai crollate di cui non vi è più traccia. Il minareto è costruito su una grossa roccia alle pendici di una montagna e di là domina la regione di Hamun.
In tutta la regione settentrionale del Mazandaran e in mezzo alle valli della catena montuosa degli Alborz al nord dell’Iran, sono sparse numerose torri accompagnate da piccole moschee la cui semplicità conferisce loro un fascino particolare. I più bei minareti furono costruiti dal quindicesimo secolo in poi. Anche nel centro e nel sud dell’Iran vi sono numerosissime piccole torri a forma conica o piramidale. Queste sono composte di tantissimi blocchi convessi che terminano in cima a cono o a piramide. La data precisa di costruzione di questi monumenti non è nota ma dovrebbero datare dal diciasettesimo secolo in poi.
Dell’arte dell’epoca dei Ghaznavidi nella parte occidentale dell’Iran e dell’epoca dei Buyidi nel centro e nel sud del paese non sono rimasti molti monumenti e molte tracce. Anche i Ghaznavidi, come i Samanidi e i Buyidi, dettero molta importanza all’architettura, alla scienza, all’arte e alla letteratura. La loro corte fu il centro di raccolta di scienziati, poeti e artisti. In realtà si può dire che la rinascita culturale e nazionale dell’arte iranica non riguardò solo il periodo dei Saffaridi e dei Samanidi, ma ebbe l’inizio all’epoca dei Saffaridi estendendosi poi durante il regno dei Samanidi. All’epoca dei Ghaznavidi e dei Buyidi, furono molte le iniziative politiche e religiose intraprese in due parti opposte dell’Iran. Successivamente, durante il regno dei Selgiuchidi, il rinascimento letterario ed artistico iraniano superò i confini del paese estendendosi ad altri paesi islamici, anche all’ Africa.
Del fiorente periodo ghaznavide sono rimaste solo le rovine del Lashkari Bazar che fu costruito in un sito di circa 14 kmq.; in realtà si trattava di una nuova cittadella di grandi dimensioni, composta da una grande piazza centrale, un palazzo di 12.800 mq., un ampio cortile centrale e alcuni cortili secondari, una sala per le cerimonie (ad imitazione della sala Apadana di Persepoli e del palazzo di Firuzabad), una moschea, un bazar, numerose case private di importanti personaggi della corte, giardini, ville, ed infine alcuni ruscelli e fontane.Tutto questo costituiva un complesso precedentemente progettato su un unico asse, a dimostrazione del fatto che le piante erano state preparate prima dell’inizio dei lavori di costruzione. È da tener conto che in questo complesso, la maggior parte delle case e dei palazzi fu costruita secondo lo stile a quattro iwan con quattro ingressi simile ad iwan più piccoli. Le decorazioni del complesso che comprendono lavorazioni a bassorilievo in gesso e affreschi murali eseguite secondo lo stile sasanide, sono attualmente gravemente danneggiate. I palazzi abitativi costruiti in questo complesso con quattro ingressi, risalenti alla seconda metà del decimo secolo e agli inizi dell’undicesimo, sono un segno evidente del fatto che le moschee e le scuole a quattro iwan, prima di espandersi in tutto l’Iran ed oltrepassarne i confini, erano ben diffuse nella parte orientale del paese.
Del periodo del regno di Mahmud e di Masoud ghaznavidi sono rimaste solo due torri, non importanti come la torre di Gonbad-e Qabus ma provviste di belle decorazioni. Il palazzo-mausoleo di Arsalan Jazeb a Sangbast è uno tra quelli meglio conservati. L’edificio è costruito su una piattaforma quadrangolare, secondo lo stile sasanide, con cupole semisferiche ed un minareto; molto probabilmente aveva anche un altro minareto, in quanto quello esistente è costruito su un angolo del monumento. La sua superficie è rivestita di mattonelle e termina con alcune piccole moqarnas inserite prima della stanzetta costruita sul tetto del minareto. Il palazzo è dotato di quattro ingressi ad arco acuto in stile iranico; la forma cubica della sala, eliminati gli angoli insieme agli archi ai lati dei gushvareh (il termine significa letteralmente ‘orecchini’, N.d.T.), supporta la cupola semisferica, che è più alta di quella della tomba di Ismail a Bukhara (Fig. 25).
In realtà, ad eccezione di una torre-mausoleo, non è rimasto in piedi niente del periodo di regno di Masud, anche se la storia testimonia che egli si fece costruire altri edifici simili a Lashkari Bazar. Del periodo dei Buyidi è rimasta solo una parte della moschea del Venerdi di Isfahan ed il mausoleo a cupola dei Davazdah Imam di Yazd del 1037, il cui stile architettonico introduce alla grandiosa architettura del periodo selgiuchide. In questo edificio il problema della disposizione della cupola su una base quadrangolare è risolto molto meglio rispetto agli altri monumenti citati finora. La cupola è un po’ bassa, ma gli angoli del cubo dell’edificio che rappresentano un miglioramento tecnico, lo hanno trasformato in un complesso multilaterale. I gushvareh triangolari del mausoleo di Ismail sono grossolani e resistenti. Nel monumento di Sangbast sono più alti e quindi meno solidi, mentre nel mausoleo dei Davazdah Imam è utilizzata un’ altra soluzione degna di nota. L’interno di ogni angolo è formato da tre cornici ad arco, rinforzato con una mezza cupola relativamente profonda e collegata a due cornici meno profonde di un quarto della cupola. Tutti questi elementi si uniscono al lato esterno e verso l’alto e sostengono la cupola. Questa soluzione è molto semplice e coraggiosa e fu perfezionata in epoca selgiuchide, diventando la base di riferimento per la costruzione delle cupole islamiche.
Durante il regno dei Buyidi vennero costruite tante moschee e biblioteche di cui non è rimasta nessuna traccia, in quanto furono distrutte durante l’attacco dei Mongoli all’Iran. Secondo le testimonianze storiche, la grande biblioteca di Azod ed-Dowleh a Shiraz aveva 360 stanze, ognuna differente per forma, decorazione e stile. Furono anche costruiti degli ospedali di cui Estakhri ha parlato nelle sue opere, in particolare di quello di Firuzabad.



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